Il presidente ha deciso di lasciare l’incarico dopo che la premier ha spiegato in conferenza stampa che la scelta di Amato non è stata «una sua iniziativa»
«Credo si sappia che non sia una mia iniziativa». Giorgia Meloni non ha lasciato spazio a dubbi sul suo (mancato) sostegno alla presidenza di Giuliano Amato della commissione Algoritmi e ora l’ex presidente della Corte costituzionale ha deciso di dimettersi. Lo annuncia in un colloquio con il Corriere della Sera: «Visto che la mia nomina non risulta essere un’iniziativa della presidente del Consiglio lascio senz’altro l’incarico».
Già all’epoca della sua nomina, annunciata dal sottosegretario Alberto Barachini, Meloni fece trapelare la sua irritazione, il lavoro alla presidenza partì in salita.
Le ragioni dell’addio
Il resto l’ha fatto una recente intervista di Amato a Repubblica, di cui la premier non ha gradito «le dichiarazioni del professor Amato sul tema della Corte costituzionale». Secondo la premier Amato avvertirebbe del rischio di una deriva autoritaria a causa dell’opportunità per la maggioranza di destra di nominare quattro giudici della Corte. «Io penso semmai che sia una deriva autoritaria considerare che chi vince le elezioni, se non è di sinistra, non abbia gli stessi diritti degli altri».
Una lettura che Amato non condivide: «Ho evidenziato un altro problema – dice nel colloquio – Ho parlato dell’accoglienza delle decisioni della Corte». Nel senso di un rischio che l’organismo venga additato come «nemico della collettività», come accade già in Polonia. Niente a che vedere, però, con la situazione attuale in Italia: «Ho pure detto che da noi quello che è accaduto lì ora è inconcepibile; certo potrebbe accadere perché non c’è nulla che lo impedisca».
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