Una donna di 78 anni, malata di cancro, è morta ieri mattina nella sua casa, facendo ricorso al suicidio medicalmente assistito. Gloria è la seconda persona ad aver avuto accesso, in Italia, al suicidio medicalmente assistito e la prima ad aver ricevuto i farmaci dall’azienda sanitaria.

La donna è morta nella sua casa dopo essersi somministrata il farmaco letale messo a disposizione dall’Asl. La donna è stata assistita, oltre che dai suoi famigliari, dal dottore Mario Ricco, lo stesso medico che aveva assistito Federico Carboni: la prima persona ad aver avuto accesso al suicidio assistito. 

La procedura

Gloria, così come Federico Carboni, ha potuto porre fine alle proprie sofferenza grazie non a una legge, ma a una sentenza della Corte costituzionale: la sentenza 242/2019 sul caso Cappato-Antoniani.

In Italia, nonostante le battaglie promosse dall’associazione Luca Coscioni, ancora c’è un vuoto normativo in materia di suicidio medicalmente assistito. 

«Anche se Gloria ha dovuto attendere alcuni mesi, ha scelto di procedere in Italia per avere accanto la sua amata famiglia e sentirsi libera nel suo paese. Le è stata risparmiata una fine che non avrebbe voluto, grazie alle regole stabilite dalla Consulta e grazie alla correttezza e all’umanità del sistema sanitario veneto e delle istituzioni regionali presiedute da Luca Zaia. E grazie anche a Fabiano Antoniani, Davide Trentini e alle nostre azioni di disobbedienza civile che hanno portato i tribunali a intervenire e la Corte Costituzionale a emanare la sentenza che oggi ha permesso che fosse rispettata la scelta di Gloria»: queste le parole di Filomeno Gallo, segretaria nazionale dell’associazione Luca Coscioni, e del tesoriere, Marco Cappato. 

L’ultimo messaggio

Gloria ha lasciato un messaggio all’associazione Luca Coscioni, che l’ha seguita e sostenuta durante il percorso per ottenere l’accesso al suicidio assistito: «La vita è bella, ma solo se siamo liberi. E io lo sono stata fino alla fine. Grazie».

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