Mentre sono in corso i preparativi per ospitare la conferenza delle Nazioni unite sul clima a Sharm el Sheikh un gruppo di ong egiziane ha annunciato che non potrà partecipare al vertice a causa di un processo di registrazione segreto che ha selezionato determinati gruppi, escludendo quelli critici nei confronti del governo egiziano.

I ministeri egiziani degli Esteri, dell’Ambiente e della Solidarietà sociale hanno selezionato e vagliato privatamente le ong che avrebbero potuto richiedere la registrazione per la Cop27 di novembre.

Ciò che denunciano le ong è che il processo di candidatura e i criteri di selezione non sono stati resi pubblici, non sono stati informati che avrebbero potuto far richiesta per partecipare alla conferenza e non sono state spiegate loro le procedure attraverso cui avrebbero potuto candidarsi.

L’Onu non interviene

Ahmad Abdallah della commissione egiziana per i diritti e le libertà (Ecrf), una delle cinque ong che non hanno avuto la possibilità di registrarsi per partecipare alla conferenza, ha lamentato la mancanza di un intervento da parte delle Nazioni Unite. «Ci si aspetterebbe che le Nazioni Unite abbiano un dovere di diligenza extra quando si tratta di un luogo come l’Egitto per garantire che le organizzazioni indipendenti abbiano pari possibilità di candidarsi e quindi esaminare la situazione», ha detto Abdallah. L’attivista ha poi aggiunto che dal Palazzo di vetro di New York «hanno a che fare con l’Egitto come se fosse la Svezia».

Le autorità egiziane hanno di fatto escluso quelle organizzazioni di spicco che in passato hanno mosso critiche verso il governo, in particolare sulla questione dei diritti umani. Questo clima è acuito dalla crescente preoccupazione per le eventuali proteste e manifestazioni organizzate in occasione della Cop27, la convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc).

L’Unfccc ha detto al Guardian che le nazioni che ospitano la Cop possono invitare le organizzazioni a loro discrezione per un accesso una tantum, ma «non esiste una politica scritta fissa» sulla loro registrazione.

A Ecrf e ad altre organizzazioni è stato impedito di registrarsi per partecipare alla Cop27, tra queste l’iniziativa egiziana per i diritti personali, l’istituto del Cairo per gli studi sui diritti umani, il Centro per l’assistenza legale delle donne egiziane e l’associazione per la libertà di pensiero e di espressione. Negli anni, queste ong hanno anche subito attacchi intimidatori da parte dello stato per il lavoro che svolgono.

Il parere delle ong ammesse

In totale sono circa 35 le ong che invece sono state ammesse alla conferenza che si terrà a Sharm el Sheikh. 

Sabre Osman, del Climate earth foundation for development, ong che ha ottenuto l’ammissione grazie a progetti e connessioni con il ministero dell’Ambiente egiziano, ha affermato di essere d’accordo con la decisione dello stato di sottoporre a verifica le ong.

Osman non pensa che il governo abbia commesso degli errori mettendo in atto una selezione, anzi prova a mettersi nei panni del governo: «Ci sono 46mila ong in Egitto, quindi se il governo facesse un annuncio pubblico, avrebbero 46mila domande e sarebbe molto difficile».

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