«Rischia di passare sotto silenzio la nuova pratica di giustizia fai da te inaugurata da Eni con la richiesta indirizzata al quotidiano Domani di versare 100 mila euro entro una settimana quale indennizzo provvisorio per un articolo considerato diffamatorio». È un passaggio del commento scritto dal giornalista e scrittore Gad Lerner in un apparso sul numero di domenica 1 agosto del Fatto Quotidiano, in cui prende posizione e si schiera con il nostro giornale. Prima del suo sostegno, Domani aveva ricevuto numerosi attestati di solidarietà e l’intervento del senatore, giornalista, Primo Di Nicola, che da anni sta portando avanti la battaglia contro le querele temerarie: nell’intervento pubblicato sul nostro giornale, Di Nicola, spiegava quali sono i partiti che remano contro una maggiore tutela della libertà di stampa.

«Negli Stati Uniti si adopera il termine Slapp (strategic lawsuit against pubblic partecipation) per definire questo genere di intimidazioni praticate da grandi aziende al fine di stroncare le voci critiche, costringendole a fronteggiare spese legali insostenibili», scrive ancora Lerner.

Ha ragione il giornalista e scrittore, la richiesta ricevuta da Domani da parte di Eni è quantomeno bizzarra, come l’abbiamo definita dopo aver racconta l’accaduto sulla prima pagina del giornale.

Lerner chiede peraltro al governo, in qualità di azionista pubblico, di esprimersi sulla pratica intimidatoria. «Viene da chiedersi come si comporta nei paesi dove Eni ha grandi interessi e la libertà di stampa subisce limitazioni».

Poi conclude con un appello: «Qui non si tratta solo di esprimere la doverosa solidarietà ai colleghi di Domani, ma di difendere il diritto fondamentale all’informazione sui poteri forti del nostro paese...chi esercita il potere di nomina dei vertici di Eni ha anche il dovere di tutelarne la reputazione e la missione sociale...questione troppo delicata per essere lasciata in mano ad avvocati di simil fatta». Intanto dal governo, azionista pubblico appunto, nessun commento sull’azione di Eni contro Domani.

Interrogazione al governo

La deputata di Green Italia ed ex presidente di Legambiente, Rossella Muroni, ha definito la vicenda un «episodio gravissimo e inquietante». Per questo ha presentato un’interrogazione parlamentare. Nell’atto presentato da Muroni si legge: «Se il Ministro interrogato, considerato che il Ministero dell'economia e delle finanze è azionista di Eni, sia a conoscenza delle scelte del management dell'azienda su quanto esposto in premessa e se ritenga di adottare iniziative di competenza su una vicenda che sembrerebbe ledere il diritto di cronaca e il diritto costituzionale della libertà di stampa nel nostro Paese». Vedremo se l’azionista pubblico della società fornirà una risposta adeguata. Sarebbe interessante sapere se i vertici erano al corrente della richiesta mandata al nostro giornale o se è stata un’iniziativa personale dei legali dell’Eni.

«Eni diffida il quotidiano Domani responsabile secondo la multinazionale petrolifera di una campagna contro e gli chiede di pagare 100mila euro entro 10 giorni, in caso contrario verranno denunciati», ha scritto il co-portavoce nazionale di Europa Verde, Angelo Bonelli, che ha aggiunto: «Il ministro dell’economia Franco deve chiedere conto ai vertici Eni di questa pratica fuori dal codice civile e penale del nostro ordinamento». Tra le tante realtà che hanno espresso solidarietà a Domani c’è anche Libera, l’associazione contro le mafie, sezione basilicata, dove insistono impianti della società di stato nel mirino degli ambientalisti per l’inquinamento del territorio.

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