Claudio Ercoli, uno dei feriti più gravi della doppia esplosione di venerdì 4 luglio, è morto in ospedale. I cittadini del quartiere si riuniscono in assemblea. «Dobbiamo ricostruire l’interesse pubblico. Altrimenti ogni anno ci sarà un nuovo incendio e altri morti
La tragedia alla fine c’è stata. Claudio Ercoli, ferito nella doppia esplosione di venerdì 4 luglio, nel distributore di Gpl in via dei Gordiani a Roma, dove lavorava, è morto. Aveva riportato ustioni sul 55 per cento del corpo ed era ricoverato al Sant’Eugenio. Così ora la procura di Roma ha aggiunto l’omicidio colposo al fascicolo dell’indagine che era stata avviata per disastro colposo e lesioni aggravate. Sotto i portici del comprensorio delle Muse, il centro abitato più colpito, ci sono ancora cumuli di vetri.
Gli abitanti aspettano l’assemblea cittadina convocata dal comitato dei genitori dell'Istituto comprensivo Simonetta Salacone. Mentre si continua a fare la conta dei danni: quelli delle abitazioni spettano ai privati. E per la messa in sicurezza dei palazzi basteranno le assicurazioni?
«Ero dall’altra parte della strada - racconta - quando ho visto il fungo in cielo. Come ho fatto a ritrovarmi sotto i portici, venti metri più in là, senza sbattere contro le auto parcheggiate? Non riesco a dormire, a ogni rumore rivivo tutto. Perché quel distributore era ancora là, dopo anni di petizioni?’». È quello che ripetono come un mantra i comitati di quartiere: «Non è stato un caso». Un impianto Gpl e un sito di smaltimento come la Mcr metalli - presente nell’area da più di 35 anni - non possono convivere tra i palazzi, vicino a una scuola. Lo ripete il progetto sociale Casale Garibaldi, il comitato Albero magico, la Borgata Gordiani. Gli stessi che sono subito corsi per aiutare gli abitanti a ripulire le strade dai vetri e dalle lamiere.
«A Roma Est, ogni mese ha il suo disastro, ogni anno la sua ferita. Un filo rosso unisce luoghi diversi», scrive l’Ecomuseo Casilino Ad Duas Lauros, ong che da 15 anni cura l’omonima area archeologica che include anche il Comprensorio di Centocelle e del Casilino. Un filo rosso che include il parco Somaini, 143 ettari di polmone verde dove ci sono ancora le macerie del Teatro Tenda Pianeta, crollato nel 2004 e dove sono divampati due incendi. Una sentenza del Tar ne ha imposto la demolizione, a carico dell’ex gestore, nel 2022. «ll Comune agirà come ha fatto per il Teatro Tendastrisce di via Perlasca», dice Edoardo Annucci, assessore all’ambiente del V municipio. Occupandosi, così, di smaltire le macerie per chiedere, poi, i soldi dell’intervento (oltre 600mila euro) all’ex gestore.
Il filo rosso di cui parla l’Ecomuseo arriva fino al Pratone di Torre Spaccata, dove gli incendi sono continui, e al parco di Centocelle, di cui il Comune di Roma ha avviato la bonifica stanziando 1.2 milioni di euro. Un’area verde di 120 ettari che nasconde al suo interno tre ville romane. E una selva di autodemolitori bruciati, poi, nel rogo tossico del 2022. “La Terra dei fuochi di Centocelle”, così l’hanno chiamata gli attivisti, dopo che l’incendio del 2017, ha portato alla scoperta di centinaia di metri di rifiuti interrati illegalmente. «Da quello che abbiamo ricostruito», dice il consigliere comunale di Avs Alessandro Luparelli, «la ditta che era stata incaricata di smaltire i rifiuti rimasti dopo lo sgombero del campo rom di Casilino 900, ne aveva interrata una parte. Da lì è partito l’incendio. Ma la situazione peggiore era sul lato di via Palmiro Togliatti, quello degli autodemolitori che sversavano olii e acqua delle batterie nel terreno».
Una parte che è già stata bonificata, con gli autodemolitori delocalizzati. Ma serviranno decine di anni prima che la natura torni al suo equilibrio. «Il problema è che tutte le precedenti amministrazioni, da Alemanno a Raggi, non hanno fatto nulla», conclude Luparelli.
«L’intera area deve essere ridisegnata; la Mcr va spostata, il benzinaio definitivamente chiuso, la scuola ristrutturata. Vanno curati gli spazi pubblici abbandonati che rischiano di essere teatro di nuovi incendi». Il Comune di Roma, intanto, ha avviato un tavolo tecnico: gli studenti della Balzani saranno ricollocati, in attesa della ristrutturazione, l’assessorato allo sport ha iniziato i lavori nel centro sportivo Villa de Sanctis. «La concessione della Mcr scade a marzo», dice Annucci, «la Regione Lazio ci ha fatto sapere che non la rinnoverà. Come giunta abbiamo sempre detto che era incompatibile con il quartiere».
Quella del distributore è un’altra partita. « È lì dal 1962, prima che venissero costruite case e scuole», dice l’assessore. «Questo gli ha permesso di rientrare in uno specchio normativo differente. Certo è che ora, a livello politico e istituzionale, tutti iniziano a porsi delle domande sulla vicinanza di questi impianti ai centri abitati». Intanto sono sempre le periferie a pagare il conto. «Dobbiamo ricostruire l’interesse pubblico» dice Viccaro. «Altrimenti ogni anno ci sarà un nuovo incendio e altri morti. E noi vogliamo respirare».
© Riproduzione riservata



