I finanzieri di La Spezia hanno arrestato 11 amministratori di fatto o di diritto di numerose società nazionali ed estere. Gli indagati sono accusati di avere evaso il fisco, utilizzando anche lo schermo di soggetti giuridici esteri e triangolazioni, al fine di arricchirsi illegalmente. Le indagini, avviate a seguito di un controllo di natura fiscale condotto nei confronti di un’impresa attiva nel settore della cantieristica navale, hanno consentito di ricostruire dapprima un collaudato sistema di emissione “a richiesta” di fatture, a fronte di operazioni in realtà mai avvenute, al solo fine di consentire ad altre imprese l’evasione d’imposta.

In seguito, in un anonimo appartamento residenziale del centro cittadino, sono stati individuati gli uffici amministrativi occulti in cui erano pianificate le operazioni e gestito l’intero flusso documentale e finanziario di due imprese “estero-vestite”, con sedi formalmente a Malta, e di altre imprese nazionali, tutte riconducibili di fatto a un noto imprenditore spezzino. Alcune di queste, pur in assenza della prescritta autorizzazione, erano in grado di fornire manodopera a imprese terze e, a fronte di questo servizio, emettevano, in accordo con i clienti, fatture con uno oggetto giuridico diverso da quello reale che consentiva loro di maturare indebiti crediti d’imposta e di evitare di pagare gli oneri contributivi legati ai dipendenti.

Le due società maltesi erano state create con la finalità di trasferire ingenti capitali, in gran parte accumulati non versando le imposte, su conti esteri. Gli investigatori hanno, inoltre, individuato una società lombarda, la cui sede è stata poi trasferita nello spezzino, attiva nel settore della commercializzazione di metalli non che dichiarava rapporti economici  con le altre società rivelatisi poi inesistenti; svolgendo così il ruolo di società “cartiera” che faceva da intermediaria tra il fornitore comunitario e gli acquirenti nazionali.

In questo modo, i guadagni frutto dell’evasione fiscale confluivano su conti correnti di paesi dell’est Europa intestati a una società estero vestita appositamente costituita in Ungheria. Da lì alcuni degli indagati prelevavano con cadenza mensile forti somme di denaro contante frutto degli illeciti, con cifre fino a 240mila euro alla volta, e a reintrodurle, quindi, nel territorio nazionale, attraverso una attività di cash courier, per poi ripartirle tra gli altri membri dell’organizzazione. Nel corso dell’operazione sono inoltre state sequestrate disponibilità finanziarie, quote societarie, immobili, imbarcazioni ed autovetture sia nei confronti degli arrestati sia di altri imprenditori coinvolti nelle attività illecite.

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