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Casapound, perché Facebook poteva rimuoverne la pagina

LaPresse
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  • Il Tribunale di Roma ha riconosciuto a Facebook il diritto a rimuovere la pagina dell’associazione Casapound perché contenente, tra l’altro, «hate speech basati sulla razza o etnia», «simboli che rappresentano/elogiano un’organizzazione che incita all’odio».
  • I contenuti di tale pagina «non solo violano le condizioni contrattuali, ma sono illeciti» in base a un’ampia serie di norme. Facebook non solo poteva rimuoverli, ma aveva pure «il dovere legale» di farlo, «rischiando altrimenti di incorrere in responsabilità».
  • La libertà di manifestazione del pensiero, anche sui social network, incontra limiti nel rispetto della dignità umana e nel divieto di ogni discriminazione, «a garanzia dei diritti inviolabili spettanti ad ogni persona».

Dopo tre anni, è stato messo un punto fermo alla controversia tra Casapound e Facebook. Con una sentenza del 5 dicembre scorso (n. 17909), il Tribunale di Roma ha riconosciuto a Meta Platforms Ireland Ltd., società cui fa capo Facebook, il diritto a rimuovere la pagina dell’associazione politica, revocando così l’ordinanza cautelare che, nel 2019, aveva deciso l’opposto. La pronuncia è importante perché, da un lato, delinea i limiti alla libertà di espressione sui social network, dall’altro lat

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