I mafiosi a Palermo sono profondamente cambiati. E oggi, dopo gli agguati in strada, si fanno la guerra a colpi di post, in pubblico. Intanto sono sempre di più i commercianti che si ribellano al pagamento del pizzo
- La mafia siciliana è soggetta a una mutazione antropologica. A provarlo, la sparatoria di due martedì fa a San Nicola, iniziata per strada e finita con un botta e risposta di minacce incrociate su Facebook.
- Dopo l'arresto di Giuseppe Cusimano, il boss che distribuiva la spesa durante il primo lockdown, è tana libera tutti. Nello Zen restano i Guarino, i Colombo e i Maranzano, controfigure di controfigure, rimaste a piede libero dopo la sequela di arresti, che negli ultimi vent'anni hanno scompaginato le cosche di Palermo.
- Il declino della mafia siciliana è iniziata nel 2007, con la cattura di Salvatore e Sandro Lo Piccolo, quando nei loro covi è stata trovata la mappa aggiornata della geografia mafiosa, che ha permesso agli investigatori di condurre indagini più precise.
È proprio vero che “la mafia non è più quella di una volta”, come recita il titolo dell’ultimo film di Franco Maresco. Me ne ero già accorto qualche anno fa osservando le abitudini alimentari dei nuovi boss di Palermo, così lontane da quelle del vecchio Bernardo Provenzano che nel suo casolare di Montagna dei Cavalli si rifocillava con ricotta di pecora. E al vivandiere che favoriva la sua latitanza, con insistenza chiedeva: «Mi devi procurare quella verdura chiamata cicoria». Pasti frugali, da



