Famiglia, sanità (e clan): il film del centrodestra nella Calabria al voto

Con le dimissioni del presidente della regione Calabria, Roberto Occhiuto, indagato per corruzione, è partita la girandola di nomi per la composizione delle liste. Si vota il prossimo ottobre con il governatore uscente che ha iniziato da settimane la sua campagna elettorale dopo aver lasciato anche l’incarico di commissario alla sanità. La sanità, appunto: la parola magica attorno alla quale ruotano affari e interessi. La campagna elettorale è di fatto iniziata: il presidente dimissionario stringe mani, il presidente mostra i rifiuti raccolti, incontra artisti internazionali, visita l’ospedale in costruzione. Una Calabria in vetrina e un’altra in rovina, taciuta e dimenticata dai social presidenziali. Gli ultimi dati arrivano dal rapporto Crea Sanità condotto dall'Università degli Studi di Roma Tor Vergata. La Calabria è sempre lì, fanalino di coda della classifica, anche se negli ultimi anni c’è un leggero miglioramento. Eppur si muove. Occhiuto è stato presidente per 48 mesi e rivendica di aver fatto più lui in 4 anni che gli altri presidenti in 40. Quando si scrive sanità si legge bilancio regionale, il 65 per cento è destinato al settore, che era ed è la vera Fiat della regione. Poltrone e denaro. Le intercettazioni del “sistema Occhiuto” in Calabria Il quasi sottosegretario Giuseppe Mangialavori, già segretario regionale di Forza Italia, deputato del partito e presidente della commissione bilancio alla Camera, è direttore sanitario nell’azienda di famiglia. Una carriera frenata, era quasi certo un posto da sottosegretario alle Infrastrutture, dalla coda di un’inchiesta giudiziaria che riguardava alcuni soggetti della provincia di Vibo Valentia, condannati in primo grado nel maxiprocesso Imponimento alla cosca di Filadelfia guidata dal boss Rocco Anello. Si sarebbero prodigati affinché il clan lo sostenesse alle politiche del 2018, ma l’onorevole non è stato neanche mai indagato. Sfumata la nomina nel governo ha continuato il suo lavoro di professionista, medico specializzato in senologia. L’istituto di famiglia, il centro diagnostico Mangialavori, vanta quasi mezzo secolo di storia, il laboratorio di analisi è convenzionato con il sistema sanitario nazionale, accreditato dalla Regione, ed è dotato «delle più avanzate tecnologie e garantisce risultati precisi e tempestivi per una diagnosi accurata e un trattamento efficace», si legge sul sito. Un altro peso massimo nel partito si chiama Francesco Cannizzaro, diventa commissario regionale degli azzurri nel dicembre 2023 prendendo il posto proprio di Mangiavalori. Dichiara di essere imprenditore anche se non risulta titolare di imprese o cariche societarie. Inaugura la lunga lista di parenti, mariti, mogli e fratelli sistemati a palazzo. L’esponente azzurro, infatti, è da anni impegnato in politica, passione che condivide con la cugina Giuseppina Princi, volata a Bruxelles come parlamentare del partito berlusconiano, prima vicepresidente regionale che ha sempre ribadito di «essere manager e non cugina di». Lega, prosciutti e crociere. I favori e le nomine nel sistema della Calabria La famiglia resta un’altra costante nella politica calabrese. Anche se a volte può creare problemi. Come nel caso di Domenico Furgiuele, deputato e calamita di voti della Lega in Calabria. Il suocero, Salvatore Mazzei, è stato condannato per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il politico non è mai stato indagato, ma c'è un'altra vicenda senza conseguenze penali che lo ha riguardato. Nel 2012 offre la camera di albergo a due soggetti, si scoprirà dopo killer di 'ndrangheta che avevano appena commesso un omicidio. Furgiuele viene sentito come testimone e si difende sostenendo di aver fatto un favore a un terzo soggetto di cui si era fidato senza saperne nulla. Ha sfiorato il settore sanitario con annessa indagine anche un altro politico calabrese. Si tratta di Andrea Gentile, professionista e figlio d’arte, il padre Antonio è stato un uomo di potere, prima socialista, poi forzista e sottosegretario nei governi Renzi e Gentiloni. Anni difficili per il rampollo, all’epoca indagato e poi archiviato in un’indagine sulle consulenze d’oro nell’azienda sanitaria di Cosenza, regno e feudo dei Gentile. I fratelli si sono fatti da parte lasciando spazio ai giovani. Andrea è tornato deputato di Forza Italia grazie a un contestatissimo riconteggio delle schede elettorali che ha promosso lui onorevole e mandato a casa Elisa Scutellà, esponente del M5s. La cugina, invece, è consigliera regionale: Katya Gentile, candidata più votata in regione, eletta in Forza Italia e ora transitata nella Lega. In Calabria nessuno resta indietro. Calabria e case, l’incontro per favorire le ditte amiche Gli Occhiuto da Cosenza Come quella del presidente uscente Occhiuto. Il fratello si chiama Mario, prima sindaco di Cosenza e ora deputato di Forza Italia. Segni particolari: guai e pasticci con i conti. Con l’ente che ha amministrato, ma anche con le sue aziende. Lo scorso giugno è stato condannato a tre anni e sei mesi per bancarotta fraudolenta nel giudizio di secondo grado. La moglie di Occhiuto, il presidente dimissionario, si chiama Matilde Siracusano e nel governo Meloni è sottosegretaria per i rapporti con il Parlamento. Alla partita elettorale non prenderà parte Giuseppe Neri, capogruppo uscente di Fratelli D’Italia poi autosospesosi, per il quale la procura di Reggio Calabria aveva chiesto l’arresto per scambio elettorale politico mafioso, ottenendo solo rigetti da parte del tribunale, Riesame e Cassazione. Regionali a puntate, la destra piega le date del voto ai propri calcoli Nella recente richiesta di rinvio a giudizio per altri indagati nell’inchiesta il suo nome non figura nell’elenco, posizione stralciata. Il partito di Meloni, in Calabria, ha accolto tutti, non solo Neri, ma anche Giancarlo Pittelli che nel 2017 l’attuale presidente del Consiglio presentava così: «Un valore aggiunto per la Calabria e per tutta l’Italia». Anche per la ‘ndrangheta, almeno stando alla sentenza di primo grado che lo ha condannato a undici anni di carcere. Dall’agricoltura fino al cielo: Fratelli d’Italia e di poltrona Stessa sorte, ma questa volta in appello, anche per Domenico Creazzo, consigliere regionale eletto nel 2020 con Fratelli D’Italia, condannato a dieci anni di carcere dopo l’assoluzione in primo grado. L’accusa? Aver accettato voti dalla ‘ndrangheta. Innocenti fino all’ultimo grado. Intanto la Calabria si prepara alle regionali e fa i conti con i drammi di sempre.