Per capire perché molti artisti sul palco del teatro Ariston dicono “Papalina”, perché c’è chi saluta la “zia Mara” e perché altri danno il cinque ad Amadeus, è utile fare un salto indietro nel tempo, per raccontare una storia che sembra totalmente scollegata. Nei primi anni Duemila la Gialappa’s band faceva una sorta di commento alternativo al Festival di Sanremo, su radio2.

Aveva degli inviati nel retro del palco, poteva accedere ai camerini e intervistare gli artisti poco dopo che si erano esibiti. Nel 2003, dopo una chiacchierata surreale con Sergio Cammariere e Gianmarco Tognazzi, architettarono un progetto diabolico: far impazzire Pippo Baudo.

Situation

L’idea era molto semplice. Siccome l’allora presentatore del Festival era un maniaco del controllo, con ogni cosa che doveva passare dalla sua approvazione, loro avrebbero portato sul palco un elemento di disturbo, qualcosa di apparentemente senza senso. Avvicinandoli nel backstage, convinsero decine di artisti a pronunciare sul palco la parola “situation”, totalmente a caso. 

Ci fu chi inserì la parola all’interno del proprio intervento, come fece Massimo Ghini, uno degli ospiti. Dopo aver sceso le scale, disse: «Non mi aspettavo questa situation qui». Qualcuno simulò una prova microfono prima di cantare, dicendo «Sa-sa-sa-situation». I Negrita avevano un adesivo con la scritta “situation”. Alla fine, a forza di sentirlo dire, anche Pippo Baudo iniziò a ripetere (forse inconsapevolmente, forse no) la parola “situation”. Per la Gialappa’s band fu un trionfo.

Il FantaSanremo

Ma il senso di trionfo era in un certo senso condiviso anche da chi aveva deciso di ascoltare alla radio il loro commento. E sapeva perfettamente la genesi e l’evoluzione del fenomeno “situation”, ignoto invece agli altri. Ancora oggi la Gialappa’s band commenta a suo modo il Festival, ma lo fa su un canale Twitch (un servizio di streaming video di proprietà di Amazon). Non ha lo stesso seguito del passato e soprattutto non ha più stessa capacità di creare scompiglio. Altri ne hanno però seguito le orme, probabilmente senza saperlo.

Così si arriva ad oggi e alla storia di Papalina, soprannome del leggendario gestore del bar Corva, un piccolo locale di Porto Sant’Elpidio, nelle Marche. È stato lui a inventarsi qualche anno fa il FantaSanremo, una sorta di riedizione musicale del fantacalcio. Funziona così: ogni concorrente ha a disposizione 100 baudi, con i quali può “acquistare” cinque artisti del festival. Ognuno di loro è quotato diversamente e riceve poi una valutazione, sulla base di una serie di bonus (che aumentano il punteggio) e di malus (che lo diminuiscono). I punteggi si basano sulla posizione in classifica, ma anche su particolari comportamenti che i vari artisti hanno sul palco.

Un evento nazionale

Per qualche anno il gioco era uno degli eventi proposti dal bar, si dice con un prosciutto messo a disposizione del vincitore. Poi c’è stata la pandemia e la decisione di trasferire il FantaSanremo (e poi il FantaEurovision) in una versione virtuale ne ha aumentato la popolarità.

Quest’anno Sky ha fiutato l’affare e si è offerto come sponsor. Il resto lo ha fatto il passaparola e una forte campagna pubblicitaria sui social (TikTok compreso). Al termine delle iscrizioni si erano registrate quasi 500mila squadre, secondo uno degli organizzatori. Il FantaSanremo – da piccolo evento goliardico di un bar di provincia – è diventato un evento nazionale. Anche gli artisti se ne sono accorti, cercando di far guadagnare punti a chi li aveva scelti.

Il coinvolgimento del pubblico

Ed è così che si è ripetuto, vent’anni dopo, l’effetto “situation”. Migliaia di “fantagiocatori” seguono il festival anche per vedere quale sarà il cantante che farà guadagnare più punti. Come Emma che ne ha ottenuti 50 facendosi inseguire dai carabinieri o Highsnob e Hu che ne hanno presi 30 facendo esercizi a corpo libero sul palco. Tutte circostanze già previste nell’elenco dei bonus e dei malus.

Come ai tempi della Gialappa’s band, il pubblico si sente coinvolto nel vedere quello che succede sul palco, apparentemente alle spalle di Amadeus e di coloro che non sanno e non capiscono. Oggi come allora ne guadagna il festival, probabilmente l’unico evento in Italia che può avere questa presa nazionalpopolare. Anche nei suoi risvolti goliardici.

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