Quanto era fantastica la nostra routine? Quanto ci mancano quelle piccole grandi cose che prima della pandemia, forse distratti dal caotico fluire della nostra vita quotidiana, davamo per scontate? Fantastica Routine, la campagna dell’Agenzia Onu per i Rifugiati (Unhcr) al via oggi, nasce proprio con l’intento di stimolare una riflessione sull’importanza della nostra quotidianità e al contempo per generare empatia verso milioni di rifugiati che, da un momento all’altro, devono abbandonare ogni certezza.

In tanti anni di esperienza nelle emergenze umanitarie ho conosciuto migliaia di donne, uomini, genitori e bambini. Esseri umani che vivevano una esistenza dignitosa, anche agiata in alcuni casi, e che da un momento all’altro si sono trovati senza nessuna altra scelta se non quella di lasciare tutto e fuggire per salvarsi la vita. Perdendo all’istante ogni certezza: la casa, il lavoro, la scuola per i propri figli. Affrontando viaggi molto pericolosi e ricominciando daccapo in un Paese nuovo, a volte ostile.  

Il virus ha trasformato la nostra vita: ci costringe a stare distanti fisicamente gli uni dagli altri, ci fa stare in apprensione per i nostri cari e per noi stessi, ci ha tolto tante certezze. Oggi vorremmo tornare alla normalità dei giorni sereni e lasciarci alle spalle questo momento di angosciante sospensione. Soprattutto siamo preoccupati quando pensiamo all’interruzione dei normali percorsi scolastici dei nostri figli. Abbiamo visto con i nostri occhi quanto la mancanza della scuola possa influire negativamente sulla loro crescita non solo culturale ma anche sociale e personale.

La campagna Fantastica Routine si concentra in particolare sul ruolo decisivo dell’istruzione per i bambini rifugiati nel Sahel e si propone di raccogliere fondi per garantire l’accesso a scuola a 700mila bambini rifugiati. In questa regione l’ondata di violenza da parte dei gruppi armati estremisti, unita al Covid-19, ha infatti determinato la chiusura e la distruzione di 4mila edifici scolastici. Per i bambini rifugiati nel Sahel la scuola è una indispensabile routine: lontani dai banchi non perdono solo la possibilità di costruire una vita dignitosa e autonoma, ma rischiano anche di finire nella rete degli sfruttatori o di essere forzatamente arruolati dai gruppi armati estremisti.

Oltre a tanto dolore e alle incertezze, la pandemia ci sta offrendo anche degli insegnamenti. Dal sondaggio “La routine degli italiani al tempo della pandemia” realizzato dalla società di ricerche Doxa per l’Unhcr emerge che oltre sette italiani su dieci vorrebbero fortemente tornare alla vita di prima. Un dato che non sorprende del tutto, visto il momento che stiamo vivendo, ma che assume un altro significato se confrontato con la visione che gli italiani avevano della routine qualche anno fa: in un analogo studio svolto nel 2013, il 35 per cento dei nostri connazionali (quasi 18 milioni di italiani) dichiarava che avrebbe immediatamente abbandonato la propria routine se solo avesse potuto. Qualcosa, insomma, sta cambiando. Oggi forse abbiamo capito il valore delle certezze, in primis dell’istruzione, da cui dipende il futuro di tutti i bambini.

E a proposito di futuro, come sarà la routine di domani? Che tipo di quotidianità riusciremo a costruire per noi stessi e per gli altri quando avremo superato questo periodo difficile? Ora che stiamo dando più valore alle certezze di ogni giorno, sapremo costruire una società più solidale ed empatica verso i più deboli?  Noi pensiamo e da mesi sosteniamo che la solidarietà globale sia l’unica via per uscire da questa grave emergenza mondiale. Insieme a Domani abbiamo pensato di aprire un dibattito su queste pagine e di iniziare a immaginare e a costruire la routine di domani. Sono felice di dare il via a questo dialogo a più voci e di concludere questo intervento citando l’Alto commissario ONU per i rifugiati, Filippo Grandi: «Le peggiori crisi richiedono il meglio della nostra umanità».

Dal 24 gennaio al 14 febbraio Unhcr lancia la campagna “Fantastica Routine”. Tutti possono contribuire inviando un sms o chiamando il 45588. Con una donazione si può garantire un mese di scuola a un bambino rifugiato nel Sahel. 

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