L’autunno nero è cominciato. Gli allarmi dei procuratori e i rapporti dell’intelligence indicavano un ottobre di tensioni sociali dovute alla crisi economica provocata dalla pandemia e dicevano anche che queste tensioni avrebbero potuto trasformarsi in manifestazioni di piazza, infiltrate dall’estrema destra. Il governo dunque non poteva non sapere. Ma all’appuntamento è arrivato anche su questo fronte impreparato.  

Il problema non è chi va nelle piazze, il problema è chi quelle piazze le vuole gestire, indirizzare, infiammare. Chi gestisce l'ordine pubblico avrebbe dovuto garantire alle categorie produttive in piazza di poter protestare senza essere infiltrate. Ma questo non è accaduto.  

Le conferme di una strategia comune arriva nelle ore più calde. La mattina dopo gli scontri, le bombe carta e le molotov lanciate contro la polizia nella notte tra il 26 e il 27 ottobre. «C’è una saldatura tra criminalità e neofascisti, su questo stiamo lavorando», dicono autorevoli fonti giudiziarie, «il cemento di questa alleanza è il mondo degli ultras». Il tifo organizzato è l’ambiente, quindi, in cui si mescolano gli ingredienti di questa miscela espolosiva.

Le prime indagini si stanno concentrando sull’individuare le sigle dei gruppi ultras che hanno partecipato agli scontri.

Le curve, chiuse per la pandemia, sono la palestra dei militanti dell’estrema destra nostalgica del Ventennio e luoghi spesso controllati da clan e bande criminali. Questi sono fatti, documentati in migliaia di pagine di informative dei detective antiterrorismo. Senza contare le inchieste giudiziarie già chiuse con condanne in cui emergeva la sinergie tra fanatismo politico e milieu ultras. 

«La destra estrema», spiega un investigatore dell’antiterrorismo, «in questa seconda ondata ha visto nel malcontento dei ristoratori, commercianti, partite iva, un’occasione per ottenere consenso». Le manifestazione dei giorni scorsi hanno preso il via da rivendicazioni concrete di commercianti e ristoratori.

Parallelelamente, però, anche i gruppi neofascisti hanno diffuso appelli alla partecipazione. La differenza è che «agli appelli dei gruppi neofascisti pubblicati sulle chat e i social risponde soprattutto quel mondo ultras, spesso anche militanti degli stessi gruppi, con esperienza di scontri», spiega ancora la fonte.  

Roma 

Qual è l’obiettivo dei gruppi come Forza Nuova e della galassia nera dunque? «È gestire il dissenso, canalizzare la rabbia usando gli strumenti della propaganda e dello scontro, lo fanno da tempo con iniziative sociali sui territori rivolte agli “italiani” più bisognosi», prosegue il detective.

Per capire cosa sta succedendo è utile riportare l’ultimo post social con il quale il quale Giuliano Castellino, il leader di Forza nuova Roma, fondata dall’ex terrorista nero Roberto Fiore, annuncia nuove ondate di proteste: «Fuochi verranno attizzati, fuochi in tutta Italia, oggi ancora a Roma...Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate».

25/10/2020 Roma, Forza Nuova in piazza contro il coprifuoco, scontri con la polizia.
25/10/2020 Roma, Forza Nuova in piazza contro il coprifuoco, scontri con la polizia.

Castellino, condannato a cinque anni per aver aggredito un cronista, e Forza Nuova, domenica notte hanno preso d’assalto la polizia in piazza del popolo a Roma: bombe carta, fuochi e cassonetti in fiamme. Questa per loro era la protesta dei commercianti. Forza Nuova, con il fondatore Fiore, erano in piazza alla prima manifestazione dei “No Mask”, una sigla che riunisce negazionisti del Covid-19 e movimenti di estrema destra. In quella piazza c’era anche un personaggio della galassia neofascista imparentato con uno dei clan mafiosi di Ostia.

Un personaggio presente anche nelle marce di protesta di questi giorni organizzate a Ostia. Cortei contro le misusre del governo: in testa c’era Luca Marsella, leader locale di Casapound, altro sigla neofascista. Quattrocento persone, ordinate, armate solo di bandiere tricolore. 

«É stata una protesta dei commercianti a cui ho aderito, qui non c’è politica, ci sono solo italiani che non si arrendono», ha detto Marsella, parafrasando un vecchio slogan di Casapound, che alle ultime elezioni municipali ha conquistato il 9 per cento. Non è un mistero l’amicizia dei leader di Casapound Ostia con uno dei capi del clan Spada, Roberto, quello diventato famoso per la testata al giornalisti di Rai Due.

L’ultima chiamata, fatta girare sui social, era per ieri sera ancora in piazza del popolo a Roma. Nel volantino una postilla finale: «La piazza è aperta a tutti, cittadini, studenti, famiglie, basta strumentalizzazioni». La volontà di sbarazzare il campo dal colore politico e ottenere ampio consenso, per poi controllarlo e indirizzarlo verso chi in parlamento sposa le loro stesse idee di società sovranista. 

Da Catania a Napoli

A Napoli tra i capi popolo del dissenso contro il coprifuoco imposto dal governo c’era Salvatore Lezzi. Scelto da Roberto Fiore come leader locale di Forza Nuova, Lezzi è fascista dichiarato e alla guida del movimento disoccupati di destra. In passato coinvolto, poi uscito indenne, in un’inchiesta sui clan.

Nel capoluogo campano però c’è una pista che stanno seguendo procura e investigatori e parte dalle curve dello stadio, dove gli ultras più agguerriti sono anche gregari dei clan di camorra o contigui alle forze neofasciste. In questo ambiente «potrebbero essersi coagulati i gruppi che hanno compiuto le violenze», confermano fonti giudiziarie.

La stessa cosa, sospettano i detective, potrebbe essere avvenuta a Catania, città dove la destra estrema è radicata e ha molte connessioni con alcune sigle del tifo organizzato. Quando da un vicolo della centrale via Etnea hanno fatto irruzione un gruppo di giovani incappucciati con le loro bombe carta, commercianti e imprenditori sono andati via spaventati dalla guerriglia scatenata dagli incappucciati.

Pedine in una strategia che coinvolge tutte le città e che punta a conquistare il consenso di chi vive la disperazione della crisi economica. La prova muscolare dei neofascisti prosegue. L’obiettivo è il caos. 

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