«Delirio di gelosia» con questa motivazione la Corte d’assise di Brescia ha assolto un ottantenne accusato dell’omicidio del moglie. Secondo i giudici, il movente passionale non avrebbe permesso all’uomo di intendere e di volere. La sentenza ha scatenato le proteste degli attivisti per i diritti civili e un gruppo di donne ha manifestato fuori dal palazzo di giustizia di Brescia per contestare la decisione dei giudici. Anche il mondo politico ha reagito: il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha inviato gli ispettori nel tribunale dopo la sentenza.

E se fosse successo a un uomo?

Quello che più fa arrabbiare di questa sentenza è linguaggio usato» :spiega Michela Cicculli attivista della casa delle Donne, Lucha Y Siesta e assessora per le politiche di genere e di bilancio del municipio Otto di Roma. Secondo Cicculli, «è sbagliato usare termini come “passionale” e “gelosia” quando si parla di femminicidi perché questi delitti non avvengono per amore, ma per il retaggio di una cultura malata che dobbiamo lasciarci alle spalle il prima possibile». 

«Non voglio entrare nel merito tecnico della sentenza perché non sono un avvocata, ma quello che mi chiedo – prosegue l’attivista – è come avrebbe reagito la nostra società se questa sentenza fosse avvenuta a parti ribaltate con un uomo vittima e la donna assolta per “gelosia”. Probabilmente avremmo assistito alla rivoluzione». 

Una lunga triste lista

Questa sentenza si inserisce nella lunga lista di interpretazioni sbagliate, a giudizio di Cicculli, che spesso parti della società danno agli omicidi commessi dagli uomini sulle donne. «Ricordo per esempio il caso del femminicidio di Vicenza in cui i giornali titolarono riferendosi all’assassino come “il gigante buono” preda di un raptus»: racconta la donna che poi aggiunge di essere stanca di chi considera uccisioni di questo tipo «amore criminale come quel programma Rai». A questo proposito, Cicculli ricorda poi il caso di Sara di Pietrantonio, la ragazza roma bruciata viva dal suo ragazzo nel 2016:  «Anche in questa occasione si parlò di amore criminale, ma qui l’amore non c’entra punto e basta».

Cosa stanno facendo le istituzioni?

«Sul tema della lotta alle violenze contro le donne qualcosa si sta smuovendo come lo sblocco dei fondi anti violenza»: spiega l’attivista che però mette in guardia da campagne mediatiche fine a se stesse «come quella della sindaca di Roma, Virginia Raggi, che nella sua ultima iniziativa ha semplicemente affisso degli striscioni con su scritto “amami e basta” e colorato qualche vagone di rosa. Non saranno campagne di questo tipo purtroppo a cambiare le cose».

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