A Roma, Flora Mazzaro ha sospeso la delibera di decadenza di Alfonsino Mei dalla carica di consigliere. E ora potrebbe tornare in corsa per la presidenza
La giudice del tribunale di Roma, Flora Mazzaro, ha sciolto la riserva. E ha sospeso la delibera che dichiarava Alfonsino Mei decaduto dalla carica di consigliere di Enasarco, la potente fondazione che gestisce gli 8,7 miliardi di euro di patrimonio provenienti dai contributi degli agenti di commercio.
Il colpo di scena è seguito a una precedente decisione della stessa giudice della sezione Imprese del tribunale capitolino che lo scorso 7 aprile aveva sospeso in via cautelare la revoca disposta dal consiglio d’amministrazione dell’ente del presidente Mei.
Come dire che per gli organi giudiziari Mei potrebbe tornare a essere sia presidente sia consigliere di Enasarco, che si avvia verso la campagna elettorale. E questo nonostante le “spese pazze” e le nomine “sospette” denunciate in precedenza dal cda dello stesso ente privato, vigilato dal ministero del Lavoro e da quello dell’Economia.
L’Istruttoria
I fatti risalgono a ottobre scorso, quando il consiglio di amministrazione decideva di revocare Mei dalla carica di presidente della fondazione dopo aver svolto un’istruttoria che svelava una serie di consulenze, incarichi ad personam, spese non giustificate e nomine non condivise. Tra gli incarichi “sospetti” anche quelli al capo di gabinetto di Giorgia Meloni, Gaetano Caputi.
Il fedelissimo della premier, come già raccontato da questo giornale, avrebbe infatti ricevuto doppi incarichi da Enasarco, svolgendo di conseguenza sia il ruolo di controllore sia quello di controllato: Caputi, del resto, da marzo 2022 siede nell’Organismo di vigilanza di Enasarco e dal luglio dello stesso anno ha ricevuto un incarico, rinnovato fino a novembre 2025, per realizzare alcune funzioni di competenza dell’audit. Sarà per tutte queste ragioni che il cda della fondazione sfiducerà, lo scorso 9 ottobre, il presidente Mei, che a sua volta avvierà una battaglia legale. Doppiamente vinta.
«La domanda cautelare in esame è stata correttamente formulata nella pendenza del giudizio di merito volto ad ottenere la declaratoria di invalidità della delibera impugnata. Ciò posto, l’istanza di sospensione avanzata è fondata e deve trovare accoglimento», scrive la giudice nella sua ordinanza.
Secondo Mazzaro, più in particolare, «i comportamenti integranti la violazione di disposizioni del Codice etico o in materia di conflitti di interessi, ascritti a Mei, (…) devono ritenersi allo stato non provati o difficilmente qualificabili come ipotesi di conflitto di interesse». Non ci sono prove, in altre parole, delle condotte ascritte al presidente. L’utilizzo delle carte di credito per spese personali? Anche in questo caso le denunce «non appaiono allo stato adeguatamente provate».
Ancora: «Non appaiono assunte per esigenze contrastanti all’interesse della fondazione – si legge ancora nell’ordinanza del tribunale di Roma – le delibere con cui l’attuale ricorrente nominava consulenti per pareri legali». Tutti motivi per cui Alfonsino Mei, in una nota, si lascia andare a grande entusiasmo. E parla di «segnali di chiarezza e rigore». E per cui l’Enasarco, considerata la “guerra” interna è destinata a mesi di grande confusione.
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