Tra citazioni di Gabriele D’Annunzio, insulti e attacchi a Domani, foto richiamanti la X Mas, il barone nero smentisce Giorgia Meloni. Dopo l’inchiesta sull’onda nera dei Fratelli d’Italia, realizzata da Fanpage, la leader di Fdi si è affrettata a prendere le distanze da Roberto Jonghi Lavarini, il barone nero, condannato in primo grado per apologia di fascismo. È l’uomo che parlava di “lavatrici” per finanziare la campagna elettorale. «In Fratelli d’Italia non c’è spazio per razzisti, antisemiti e per paranazisti. Lo sapete benissimo, tant’è che le persone ritratte in quel video sono state allontanate da Fratelli d’Italia. Se qualcuno le ha ricontattate per ravanare dieci voti di preferenza secondo me ha fatto un errore gravissimo», dice Meloni. Lavarini è stato dimenticato e scaricato.

Tutti sapevano?

Eppure il barone nero, nel 2018, in realtà è stato candidato non eletto alla camera dei deputati proprio per Fdi ed era ritratto anche in una foto con la leader. Solo poi si è avvicinato alla Lega e, a sentire la stessa Meloni, è stato scaricato da Fratelli d’Italia. Proviamo a chiamare il barone nero, ma non ci risponde. Così gli scriviamo su Whatsapp. Quando gli riportiamo la frase di Meloni, ci risponde con una vignetta. C’è un barone a cavallo, è lui, e dietro due galoppini che portano una bandiera di “Nordestra”, il gruppiscolo di Lavarini creato dopo la chiusura di Far fronte. Sono in cammino verso un castello dove spunta la regina, Giorgia Meloni, con sotto la scritta “Casa dei Patrioti”. Chiediamo a Lavarini una spiegazione. «Lo scorso maggio, al mio riavvicinamento a Fdi, con Meloni informata e concorde, un noto vignettista di destra, Renato Santin, dedicò persino questa vignetta», scrive il barone nero. Ma Meloni è stata informata da chi del suo riavvicinamento? «Da me, Fidanza e Ignazio La Russa che conosco dal 1986», scrive Lavarini. Ma è sicuro che ha parlato con entrambi? «Fidanza e La Russa», risponde il barone, «non sono uno sconosciuto a destra, se mi allontano o riavvicino a un partito lo sanno subito tutti...», aggiunge. Tutti sapevano bene, ribadisce. L’onorevole Ignazio La Russa chiarisce: «Io ho conosciuto i suoi ottimi genitori, proprio perché lo conosciamo bene, mi è toccato allontanarlo da Alleanza nazionale otto anni fa per atteggiamenti sopra le righe». In realtà, nel 2018 il barone viene candidato e immortalato in una foto con Giorgia Meloni. «Candidato come indipendente poi è emigrato in altri lidi (alla Lega, ndr)», spiega La Russa. Ma poi si è riavvicinato o no? «Mai parlato con Giorgia di lui e nemmeno con lui di un suo riavvicinamento a Fdi». In questa girandola di smentite, di sicuro ci sono gli incontri di Lavarini con un esponente di vertice del partito meloniano, Carlo Fidanza. Torniamo dunque al barone che, dopo aver smentito Meloni, si ammutolisce sul resto.

Il silenzio sulle lavatrici

Anche se fascista, nostalgico e camerata, su quanto emerso in merito a “lavatrici” e finanziamenti in nero, preferisce di gran lunga il silenzio. Ma lo fa a modo suo, citando la X Mas. Il barone nero viene indicato dal parlamentare europeo di Fdi Carlo Fidanza come quello che «trova quattro, cinque professionisti che fatturano», in modo da consentire il pagamento in nero. Lo stesso barone, nostalgico del duce, il cui busto aveva esposto sulla scrivania, parla di «lavatrici» per finanziare la campagna elettorale. Un meccanismo semplice per fare entrare soldi in nero e farli usciti puliti.

Quando lo interroghiamo sul punto il barone risponde con la sua foto. All’altezza della bocca si legge «silenzio stampa». Tra le mani stringe un calendario con questa citazione: «Le stelle brillano soltanto in notte oscura». È un chiaro riferimento alla X Mas, la flottiglia della Rsi, impegnata, tra il 1943 e il 1945, nel contrasto agli alleati e ai partigiani, macchiatasi di nefandezze e orrori di guerra. Così gli facciamo una serie di domande. Le lavatrici alle quali fa riferimento sono organizzate o millantate? I commercialisti esistono o no? Lei è pentito di questa offerta di pagamenti in nero? A questo punto il barone non resiste e mentre annuncia comunicati ufficiali e confronti con avvocati, dice: «Tanto rumore per nulla, tanto fumo e niente arrosto. Solo battute, millanterie e goliardate da bar. È un chiaro, provocatorio e strumentale, attacco politico alla destra e al centrodestra, a due giorni dal voto». Ricordiamo al barone che la sua frase è un rimando alla X Mas, un’ispirazione che richiama una storia che la costituzione e la resistenza hanno cancellato.

«Articoli di merda»

Pubblichiamo sul nostro sito la prima parte dell’intervista al barone, con la sua difesa di circostanza sulle lavatrici. Quando la legge ci manda un commento: «Che articolo di merda», con la foto di una macchina “spargimerda”, di quelle che distribuiscono compost sul terreno. «Ecco un vero giornale militante di sinistra che fa corretta opera di informazione, grazie», scrive. Non pago, manda un’altra foto. C’è un mostro soffocato da una colata di fango e sterco con il commento «Ecco un giornalista militante di sinistra sotto le elezioni, mi raccomando credergli: scrivono sempre cose corrette, vere e giuste, che bravi...». Si congeda con una poesia di Gabriele D’Annunzio. I versi in mezzo alla «merda». Gli chiediamo di rispondere alle nostre domande senza essere evasivo e offensivo, ci dice che sono «provocazioni. Lei è un militante di sinistra che ha sempre lavorato per giornali di sinistra, una penna rossa». Il barone nero preferisce la litania stanca delle domande faziose, la strada più breve per evitare di rispondere su lavatrici e pagamenti in nero.

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