Il circo del Garante privacy, il presidente: «Dimissioni? Ho già risposto al Tg1»

«Su questo aspetto ho già risposto al Tg1». Alla specifica richiesta di dimissioni, avanzata durante l’assemblea di giovedì dai 175 dipendenti dell’Autorità Garante per la privacy, il presidente Pasquale Stanzione ha rimandato all’intervista rilasciata l’11 novembre scorso al telegiornale del primo canale Rai, quando aveva dichiarato che no, il «Collegio non si sarebbe dimesso». La linea, dunque, sembra essere ancora una volta questa: gli esponenti dell’organismo restano al loro posto. Nonostante quanto venuto a galla proprio in quella riunione convocata da Stanzione per «ricucire» i rapporti coi propri funzionari dopo il caso Report e la presunta fuga di notizie. Se il Garante vuole violare la privacy: la dignità salvata da un dirigente «Durante l’assemblea – racconta a Domani Alessandro Bartolozzi, responsabile della rappresentanza sindacale di Fisac Cgil del Garante – si è parlato delle voci che giravano su questa “caccia alla talpa” che sarebbe stata intrapresa dall’ente: ci sono state date risposte vaghe ed evasive. Fino a quando a prendere la parola è stato il dottor Cosimo Comella, a capo del settore informatico, che, dopo averne chiesto autorizzazione, ci ha mostrato la richiesta pervenutagli dal segretario generale del Garante, Angelo Fanizza, circa la possibilità di accedere alle mail di noi dipendenti». Il resto è noto: Fanizza, al termine della riunione, si è dimesso (sostituito da Luigi Montuoro) e ora i dipendenti starebbero valutando le azioni da intraprendere, vista la grave e tentata intromissione nella loro sfera privata. Tra le valutazioni al vaglio anche quella di possibili denunce e la richiesta di acquisire verbali e registrazioni delle riunioni del Collegio. «Prima delle dimissioni – continua Bartolozzi – Fanizza ha giustificato la sua richiesta parlando di meri controlli informatici. Poi ha detto di essere stato “responsabilizzato” sulla mail dallo stesso Collegio». Una formula usata, probabilmente, per lasciare intendere di aver eseguito un ordine calato dall’alto. Da quanto trapela, del resto, Fanizza avrebbe ricevuto un vero e proprio mandato sulla “caccia alla talpa”. Per questo avrebbe persino valutato di denunciare la presunta fuga di notizie all’autorità giudiziaria. «Da parte sua il Collegio – continua Bartolozzi – ha detto di aver visto la mail solo dopo che era stata inviata». Caso Report, cosa è successo e come funziona il Garante per la privacy. La politica può azzerarlo? Intanto la prossima puntata di Report potrebbe contraddire la versione dell’organismo: secondo una fonte della trasmissione, infatti, il Collegio sarebbe stato a conoscenza dei contenuti della mail prima della data dell’invio. «Ciò che è pacifico comunque – dice ancora Bartolozzi – è che i componenti dell’Autorità non abbiano preso alcun provvedimento in merito alla mail». E che, con un altro comunicato, abbiano ribadito che «in data 23 ottobre 2025 si erano esclusivamente limitati a incaricare il segretario generale di condurre le necessarie verifiche in relazione a un’eventuale fuga di informazioni riservate», ma di aver saputo dei «contenuti effettivi della lettera solo durante la riunione del 20 novembre». Su questa specifica vicenda in procura al momento non ci sarebbe alcun fascicolo. Intanto, dal mondo politico, le opposizioni continuano a chiedere le dimissioni dell’intero Collegio. «Via tutti. Avete toccato il fondo, e non lo diciamo solo noi: ve lo stanno dicendo i vostri stessi dipendenti», scrive in una nota l’europarlamentare dem Sandro Ruotolo. Ma l’intenzione dei membri dell’ente sembra essere una sola. Quella che il presidente, per parafrasare le sue parole, ha già comunicato al Tg1. «Lo ha fatto però – conclude Bartolozzi – prima che si scoprisse un fatto così grave di intrusione nella vita delle persone». Caso Report, cosa è successo e come funziona il Garante per la privacy. La politica può azzerarlo?