L’iniziativa è nata dal basso grazie anche alla collaborazione tra palestre popolari italiane. L’obiettivo, da prima dell’offensiva del 2023, era quello di usare il pugilato come strumento di riscatto sociale, libertà e benessere psicofisico per i giovani gazawi
Sogna ancora di partecipare ai concorsi internazionali di boxe, Ola Louz. Ha 23 anni, è alta, mora e indossa l’hijab. Prima dell’offensiva israeliana aveva fatto in tempo a iscriversi a uno dei corsi di pugilato femminile di Gaza. Oggi vive in Arabia Saudita. «Nella disciplina e nella capacità di difendersi vedevo il riflesso di chi volevo essere: forte, sia fisicamente che mentalmente. Soprattutto vivendo a Gaza, dove l’assedio impone molte restrizioni», racconta Ola. Ricorda ancora il rumore d



