Ieri si sono registrati 627 decessi per Covid-19, la seconda cifra più alta registrata da gennaio 2021. Tuttavia, non è ancora chiaro se il numero sia dovuto a un ritardo delle registrazioni dei decessi nei giorni di Pasqua. Negli ultimi giorni, infatti, il contagio sembra aver rallentato la corsa, ma è un dato che va letto unitamente a un crollo del numero dei tamponi: 128.141 persone testate in meno rispetto alla settimana precedente e 304.499 in meno rispetto a due settimane fa.

Se a livello nazionale la variazione percentuale dei nuovi casi e i casi attualmente positivi sono in calo, la variazione percentuale dei nuovi casi cresce in quattro regioni, in particolare in Sicilia e Sardegna dove l’incremento supera il 50 per cento. In dieci regioni, infatti, l’aumento dei casi attualmente positivi attesta inequivocabilmente che il calo dei nuovi contagi è ancora esiguo. «La lentezza con cui scendono i nuovi casi, insieme alla limitata copertura vaccinale dei soggetti più fragili non permettono di ridurre la pressione sugli ospedali, dove la situazione rimane critica», afferma Renata Gili, responsabile di Ricerca sui servizi sanitari della Fondazione Gimbe. Anche il numero dei ricoverati in terapia intensiva infatti resta allarmante: 14 regioni sono al di sopra della soglia limite del 30 per cento, con punte di occupazione che superano il 50 per cento in Piemote, provincia autonoma di Trento, Marce e Valle d'Aosta, mentre la Lombardia tocca il 60 per cento. «Sui nuovi ingressi giornalieri in terapia intensiva, la media mobile a sette giorni ha iniziato la discesa, ma il valore registrato il 6 aprile rimane ancora superiore a quello di un mese fa. Ci sono stati, infatti, 229 ingressi giornalieri, rispetto ai precedenti 202 ingressi del mese scorso».

Secondo quanto fa sapere la Fondazione Gimbe, oltre a questi numeri, anche le somministrazioni dei vaccini preannunciate per il mese di aprile resterebbero un miraggio. Il commissario straordinario Figliuolo infatti aveva parlato di 500mila dosi giornaliere, ma ieri si è arrivati appena a 170mila inoculazioni.

Le vaccinazioni vanno a rilento

A oggi, hanno completato il ciclo vaccinale solo il 36,8 per cento degli over 80, su un totale di 4,4 milioni di persone. Mentre per la fascia degli over 70 i numeri si dimezzano: 2,2 per cento di persone hanno completato il ciclo su oltre 5,9 milioni totali, con rilevanti difformità fra le regioni. 

Al 7 aprile risultano consegnate alle regioni 14.017.310 dosi, pari al 89,3 per cento delle dosi previste per il 1° trimestre 2021. Il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, spiega che «fissando a domenica 4 aprile il termine del 1° trimestre risultano consegnati quasi il 90 per cento dei vaccini attesi, anche se va ricordato che la prima versione del piano vaccinale prevedeva oltre il doppio delle dosi, ben 28,3 milioni». Peraltro, quasi un terzo delle forniture relative al 1° trimestre, cioè 4,37 milioni di dosi, è stato consegnato nelle ultime 2 settimane. Tuttavia, il «portafoglio vaccini» del 2° trimestre prevede sulla carta 52,5 milioni di dosi, di cui oltre 1,5 milioni già consegnate da Pfizer. Inoltre, nel periodo 1 marzo – 6 aprile sono state somministrate in media 193.021 dosi al giorno, con un vero e proprio tracollo nei giorni festivi che attesta la necessità di impiegare ulteriore personale per la campagna. «Tra tagli alle forniture, temporaneo stop ad AstraZeneca e consegne trimestrali last minute i numeri di marzo sono lontani dagli obiettivi del piano Figliuolo, che prevedeva di raggiungere 210mila somministrazioni al giorno a metà marzo e 300mila entro il 23 marzo. E soprattutto le 500mila somministrazioni al giorno dal 15 aprile sono ancora un miraggio che rischia ulteriori rallentamenti per le eventuali restrizioni e, soprattutto, le diffidenze individuali sul vaccino AstraZeneca», aggiunge Cartabellotta.

«La lenta discesa dei contagi nelle ultime due settimane, sovrastimata dal drastico calo dei tamponi non deve alimentare irrealistiche illusioni. Siamo in piena terza ondata, con una situazione ospedaliera molto critica in oltre metà delle regioni e, al di là dell’aneddotica e di studi preliminari, non esistono terapie domiciliari di documentata efficacia utilizzabili su larga scala per ridurre le ospedalizzazioni», prosegue ancora Cartabellotta. «Sul fronte vaccini, il ritmo della campagna è ancora lontano dagli obiettivi fissati per aprile dal piano Figliuolo, il caso AstraZeneca rischia di determinare ulteriori rallentamenti, la copertura vaccinale di anziani è ancora insufficiente e quella dei soggetti fragili non nota. Infine, nel piano delle riaperture è fondamentale tenere conto che non sono stati attuati interventi strutturali né a livello sanitario né a livello di sistema. In questo scenario, spettano al governo Draghi ardue scelte politiche per contemperare il diritto alla salute con gli altri diritti e le libertà tutelati dalla Costituzione al fine di consentire il rilancio delle attività economiche e la ripresa del Paese», conclude il presidente.

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