Il premio Nobel per la fisica del 2021 è andato all’italiano Giorgio Parisi per i sistemi fisici complessi e alla coppia Klaus Hasselmann (tedesco) e Syukuro Manabe (giapponese americano) per i modelli fisici sul clima sulla Terra «che quantificano la variabilità e predicono in modo affidabile il riscaldamento globale». Per Antonello Pasini, climatologo del Cnr, siamo di fronte «a una vera e propria rivoluzione storica e un grande riconoscimento per la fisica del clima», e non è un caso, spiega, se anche Parisi, che non è stato premiato per questo tema specifico, ringraziando per il premio abbia apprezzato la scelta della Fondazione in tema ambientale. Il professore premio Nobel, ex presidente dell’Accademia dei Lincei, infatti, appena ricevuta la notizia, ha commentato: «È urgente prendere decisioni forti e muoversi velocemente».

Il Nobel e l’efficienza energetica

Già nel 2014, prima che la conferenza sul clima di Parigi dell’anno dopo arrivasse a mettere per la prima volta nero su bianco che bisognava mantenere l’aumento delle temperature ben al di sotto dei 2 gradi centigradi rispetto all’epoca preindustriale, e diversi anni prima che Greta Thunberg iniziasse i “climate strike” per chiedere giustizia climatica, il Nobel fu assegnato agli inventori dei Led per premiarne l’efficienza energetica. La Commissione europea aveva varato a gennaio il «Quadro per le politiche dell’energia e del clima per il periodo dal 2020 al 2030» al grido “efficiency first”, prima l’efficienza.

La Fondazione Nobel a novembre spiegò che il premio era stato assegnato ai Led «nello spirito di Alfred Nobel» per gli «importanti benefici per l'umanità». Per i giudici «come le lampade a bulbo hanno illuminato il ventesimo secolo, i Led saranno le luci del ventunesimo secolo». Così vennero premiati Isamu Akasaki, Hiroshi Amano e Shuji Nakamura per la loro invenzione degli anni Novanta.

Non è inusuale infatti che il premio arrivi come riconoscimento successivo. Grazie ai Led blu, spiegavano, «le persone che sul pianeta vivono senza reti elettriche (si stima che siano almeno un milione e mezzo) potrebbero avere reti a basso costo dal momento che per alimentare i Led bastano piccole quantità di energia, ad esempio prodotte dai pannelli solari». Da allora, dal punto di vista dei vertici internazionali e dell’attivismo, molta strada è stata fatta e l’Accademia reale svedese delle scienze, che conferisce l’onorificenza, è tornata sull’argomento.

La scienza del clima

I giudici hanno affermato che Hasselmann e Manabe «hanno gettato le basi della nostra conoscenza del clima terrestre e di come le azioni umane lo influenzano». Entrambi, così come gli inventori del Led, ricevono questo riconoscimento anni dopo l’inizio dei loro studi. Syukuro Manabe, nato nel 1931 a Shingu, in Giappone, meteorologo senior presso la Princeton University, ha dimostrato come l'aumento dei livelli di anidride carbonica nell'atmosfera porti a un aumento delle temperature sulla superficie della Terra. Negli anni Sessanta, è stato il primo a esplorare l'interazione tra il bilancio delle radiazioni e il trasporto verticale delle masse d'aria. Il suo lavoro ha posto le basi per lo sviluppo degli attuali modelli climatici. 

Syukuro Manabe (Johan Nilsson/TT via AP, file)

Circa dieci anni dopo, Klaus Hasselmann, nato nel 1931 ad Amburgo, in Germania, e professore all'Istituto Max Planck di meteorologia, ha creato un modello che collega tempo e clima, rispondendo così alla domanda sul perché i modelli climatici possono essere affidabili. Ha anche sviluppato metodi per identificare segnali specifici, impronte digitali, che sia i fenomeni naturali sia le attività umane imprimono nel clima. I suoi metodi sono stati usati per dimostrare che l'aumento della temperatura nell'atmosfera è dovuto alle emissioni umane di anidride carbonica.

Klaus Hasselmann (Copyright 2021 The Associated Press. All rights reserved)

Lo stesso allarme che poche settimane fa ha lanciato l’ultimo rapporto dell’Ipcc, il panel internazionale dell’Onu che si occupa di clima, invitando ad agire al più presto. Mentre c’è ancora chi mette in dubbio la credibilità delle scienze del clima, nel corso dell’annuncio dei nomi dei vincitori, il fisico svedese Thors Hans Hansson ha affermato che «è un premio di fisica. Quello che stiamo dicendo è che la modellizzazione del clima è solidamente basata sulla teoria fisica e sulla fisica nota».

Pasini spiega: «Il fatto che la fisica del clima si inserisca nella fisica dei sistemi complessi è un riconoscimento importante». La fisica dell’immaginario collettivo infatti, «è quella dell’infinitamente piccolo e dell’infinitamente grande. Questa invece è la fisica dei sistemi complessi e il clima è il paradigma ideale. Sono estremamente soddisfatto: menomale che c’è stato questo premio». Lo stesso Parisi, ha ribadito il climatologo, «che non si è occupato direttamente di clima, ha dato attenzione a questa cosa e ha perfettamente chiare le nostre difficoltà e tutti gli addentellati sociali e politici di questi argomenti».

Gli ambientalisti hanno accolto con soddisfazione la notizia. Giuseppe Onufrio di Greenpeace ribadisce: «Per la comunità scientifica il problema del mutamento climatico è un argomento ormai consolidato». I dati, dagli studi di Hasselmann e Manabe, sono andati via via crescendo e i modelli si sono affinati sempre di più. Il problema adesso, prosegue il presidente dell’associazione, «è tradurre gli allarmi degli scienziati in politiche concrete».

Il segnale del Nobel non è casuale: «Arriva a poche settimane da Glasgow – la Cop26 sul clima – un momento in cui bisogna smettere di parlare e agire. Il tempo è l’unica risorsa veramente scarsa». La Fondazione Nobel, prosegue, «lancia un messaggio chiaro e non è la prima volta. Pensiamo al premio dato nel 1995 a un altro fisico ma per la Pace, Józef Rotblat, per il disarmo atomico. Il premio Nobel non viene dato per la stretta attualità scientifica, e questo premio Nobel arriva in questo momento: è un segnale di attenzione alla crisi climatica».

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