La presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro degli Esteri Antonio Tajani saranno chiamati a testimoniare nel processo riguardante l’omicidio di Giulio Regeni nella prossima udienza che si terrà il 3 aprile.

La richiesta è stata formulata dall’avvocato della famiglia Regeni, Alessandra Ballerini, dopo le recenti dichiarazioni da parte del ministro Tajani riguardo a una possibile collaborazione del presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi sul caso.

Nel corso dell’udienza il procuratore aggiunto, Sergio Colaiocco, ha affermato che le ricerche dei quattro agenti sei servizi di sicurezza egiziani, accusati della tortura e dell’omicidio del giovane ricercatore italiano, per l’ennesima volta non hanno portato i risultati sperati.

Ancora una volta è stata lamentata la mancata collaborazione da parte delle autorità egiziane che non hanno aiutato i carabinieri del Ros a rintracciare gli indirizzi degli agenti accusati della sparizione e uccisione di Regeni.

Il sit-in

A Piazzale Clodio, davanti al tribunale, si sono riunite decine di persone, anche volti noti come il giornalista Pif e l’attore Valerio Mastrandrea. «Ognuno vive come vuole propria popolarità, crediamo che bisogna prendere posizione sempre» hanno detto i due. «Siamo stati accanto alla famiglia Regeni sin dal primo giorno e oggi siamo qui per farli sentire meno soli», hanno aggiunto. Fuori dal tribunale erano presenti anche i rappresentanti della Federazione nazionale stampa italiana, che da sempre segue il caso con attenzione.

Lo scorso 15 luglio la Cassazione ha rigettato il ricorso della procura di Roma contro la sospensione del processo ai quattro 007 imputati per sequestro e omicidio di Regeni. 

La prima sezione penale della Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso con il quale si chiedeva l’annullamento dell’ordinanza del giudice dell’udienza preliminare dell’11 aprile scorso. Il gup aveva disposto «la sospensione del procedimento pendente nei confronti di Tarik Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Usham Helmi e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif per i reati di sequestro di persona, lesioni personali e omicidio, a vario titolo aggravati, commessi in Egitto, Il Cairo, dal 25 gennaio al 2 febbraio 2016 in danno di Giulio Regeni». La corte di Cassazione ha «escluso che i provvedimenti in questione possano essere impugnati con il ricorso per cassazione, in quanto non abnormi».

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