Il 17 settembre al tradizionale raduno della Lega, sul pratone di Pontida, c’era anche una delegazione del partito sovranista romeno, l’Aur, l’Alleanza per l’unione dei romeni. Era presente un dirigente, Cezar Nastase, vestito di tutto punto, con giacca, camicia bianca e cravatta gialla, tra migliaia di militanti con magliette verdi e blu raffiguranti le battaglia di un tempo della Lega e quelle più recenti di stampo nazionalista. L’eleganza di Nastase, insomma, non passava inosservata. Quella presenza, tuttavia, si faceva notare anche per un altro motivo: Fin dalla costituzione n el 2019, Aur ha espresso il desiderio di affiliarsi ai conservatori europei (Ecr), la stessa famiglia politica di Fratelli d’Italia.

Perché, quindi, andare a una manifestazione a Pontida espressione del gruppo Identità e democrazia durante il quale avrebbero parlato i due leader più importanti di questa formazione, Matteo Salvini e Marine Le Pen? È vero che Ecr e Id sono per molti aspetti sovrapponibili sui temi dell’immigrazione, del cambiamento climatico, della famiglia tradizionale, ma restano due forze in concorrenza soprattutto ora che si discute di elezioni europee e ognuna vuole pesarsi con il voto del 2024. Ma qui al di là delle ideologie e del consenso c’è un terreno comune sul quale sono piantate relazioni personali, interessi, network sindacali e comitati degli italiani nel paese.

A muoversi cavallo tra questi mondi in Romania troviamo personaggi della Lega di Salvini, in alcuni casi esponenti ufficiali, in altri vicini e impegnati in sindacati legati a doppio filo al partito e a figure che conducono in Francia, a Le Pen, all’alleata di ferro del leader leghista. E con questa rete di imprenditori, sindacalisti e militanti salviniani a Bucarest che Salvini ha iniziato il corteggiamento di Aur e vuole portarlo dentro Identità e democrazia visto che i sondaggi lo danno sopra il 20 per cento. Si tratta però di un’operazione complessa, perché vorrebbe dire scippare Aur ai conservatori con cui i romeni sono in rapp orto da tempo.

Lega Romania e Ugl

I referenti della Lega in Romania sono due: Paolo Tocco e Michelangelo Rosso, poi passato a fare il commissario per la Lega nel mondo in Bulgaria. Entrambi sono imprenditori, da tempo in Romania. Tocco è pure membro del Comites, cioè quell’organismo, finanziato dallo stato italiano, che ha l’obiettivo di rappresentare gli italiani residenti all’estero.

Al loro fianco lavora un imprenditore italiano, Giuseppe Incarbone, che si presenta come vicepresidente della camera di commercio della Romania in Italia. Incarbone, titolare di alcune società, è colui che ha accompagnato a Pontida il dirigente di Aur, Nastase.

«Possiamo dire che con Aur abbiamo costruito un rapporto privilegiato in questi mesi», dice a Domani Incarbone, che si accompagna spesso a Nastase. Incarbone è anche un «collaboratore» dell’Ugl, il sindacato di destra di cui è stato dirigente apicale Claudio Durigon, il sottosegretario al Lavoro. Con la svolta sovranista della Lega, l’Ugl è diventata la sigla di riferimento della Lega di Salvini. A Bucarest ha partecipato a numerosi eventi pubblici, presente anche il segretario Francesco Paolo Capone, legatissimo a Durigon, e rinviato a giudizio a Roma per il presunto tesseramento gonfiato. Secondo Incarbone però «vanno tenute distinte l’attività della Lega in Romania da quelle di Ugl».

Tra Salvini e Le Pen

Di certo a volare spesso a Bucarest per conto di Ugl è Gian Luigi Ferretti, esponente del Movimento sociale italiano, ex Alleanza Nazionale, ora più vicino alle posizioni di Salvini che di Meloni. Dal 2017 cura i rapporti internazionali del sindacato Ugl

. Anche lui al pari dei leghisti è in contatto diretto con dirigenti di Aur, in particolare con il leader George Simion, «il mio amico ha fatto un discorso bellissimo e applauditissimo discorso a Firenze oggi», riferendosi all’intervento di Simion all’evento del 3 dicembre nota come l’internazionale nera cui hanno partecipato i movimenti sovranisti europei che orbitano attorno a Identità e democrazia. Ferretti è anche uno degli artefici insieme ai leghisti romeni della collaborazione con il sindacato romeno Meridian.

Le sue posizioni filorusse hanno contribuito all’avvicinamento a Salvini. Sui social diversi post deridono il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e spesso ha difeso Putin. Del resto non sono mancate spedizioni in Russia prima dell’invasione dell’Ucraina: «Abbiamo registrato un unanime apprezzamento per Matteo Salvini, popolarissimo in Russia», disse nel 2018 all’indomani di un tour politico dell’Ugl.

Il nome di Ferretti, quindi, è il collante tra partito e sindacato in Romania. Il suo nome, tuttavia, rivela anche un altro fatto: I documenti ottenuti da Domani svelano l’esistenza di un’alleanza societaria, con Frédéric Chatillon, amico e “consigliere” di Le Pen, con una storia di neofascismo militante alle spalle, è stata una pedina centrale nella strategia comunicativa del Front National, il partito che nel 2018 ha cambiato nome in Rassemblement National. Chatillon ha avuto alcuni guai giudiziari proprio per la sua attività di consulenza esterna al partito di Le Pen. Ferretti e Chatillon compaiono in una relazione dell’antiriciclaggio.

Ferretti è stato amministratore fino al 2021 di Gruppo Edda srl. Soci Chatillon e la compagna del francese. Terminata questa esperienza non si sono esauriti gli interessi comuni: prima che il sindcalista lasciasse ogni carica societaria, Chatillon ha sottoscritto un mandato «per l’intestazione fiduciaria del cento per cento delle quote del capitale sociale di una costituenda società che avrebbe dovuto essere denominata Edda S.r.l».

A gestire la pratica è stato il commercialista Massimo Corsaro, ex Msi e poi parlamentare con Fratelli d’Italia. L’allarme dell’antiriciclaggio è scattato anche per i profili di Ferretti e Chatillon. Il primo coinvolto in passato «nella vicenda relativa all’ex senatore Nicola Di Girolamo, interessato da un’inchiesta con l’accusa di riciclaggio e maxi frode fiscale». L a prescrizione ha fatto cadere ogni accusa. Chatillon è, invece, stato indagato per finanziamenti al Front National di Le Pen.

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