In gergo vengono definiti “orfani speciali”, sono i figli e le figlie delle vittime di femminicidio in Italia. Per la prima volta, il fondo Con i Bambini, in occasione della giornata mondiale dei diritti dell'infanzia si concentra su di loro: nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile ha avviato A braccia aperte, la prima iniziativa di sistema in loro favore e a supporto delle famiglie affidatarie. Accompagna così 157 orfani, presi in carico da quattro progetti. Un dato destinato a crescere, perché altri 260 in tutta Italia sono stati già agganciati dai partenariati gestori, e a breve inizieranno anche loro un percorso di sostegno e accompagnamento con le loro famiglie: si parla di almeno 417 ragazzi.

L’Italia proprio in questi giorni sta affrontando il dramma della morte di Giulia Cecchettin, la 22enne uccisa a coltellate dall’ex fidanzato. «La tragedia dei femminicidi purtroppo non finisce - ricorda Marco Rossi Doria presidente di Con i Bambini -. Siamo tutti colpiti da questa condizione terribile». Lei era una giovane studentessa. Ogni donna uccisa per mano del suo compagno ha la sua storia, così, dice Rossi Doria «centinaia di bambini e ragazzi vivono una situazione difficile, fortemente traumatica: la mamma viene uccisa spesso davanti ai loro occhi dal padre, che finirà i suoi giorni in prigione o si suiciderà come spesso accade». I bambini sono orfani due volte: «Perdono madre e padre in un solo momento anche perché chi resta in carcere difficilmente vede i propri figli».

Soprattutto al sud

La percentuale più alta di orfani accompagnati riguarda il sud. Al momento, si legge, (ottobre 2023) ci sono 100 orfani presi in carico grazie al progetto Respiro. Ma il dato è fortemente in crescita. Il progetto Orphan of Femicide Invisible Victim segue il Nord Est, mentre nel Nord Ovest opera il progetto S.O.S. –  Sostegno Orfani Speciali. Nel Centro Italia è attivo il progetto Airone, al Sud Respiro – Rete di Sostegno per Percorsi di Inclusione e Resilienza con gli orfani speciali.

Per il 74 per cento dei beneficiari l’età di ingresso nel progetto è tra i 7-17 anni, per il 17 per cento l’età è compresa tra 18-21 anni e per il rimanente 8% l’età è inferiore a 6 anni.

Di questi, il 56 per cento sono di sesso maschile e il 43% femminile (1 per cento non specificato). Il 95% dei beneficiari presi in carico ha la cittadinanza italiana, solo il 5% ha cittadinanza di altri paesi Ue o extra-Ue.

Nel 36 per cento dei casi i bambini erano presenti al momento dell’evento. Questo elemento ha conseguenze che condizioneranno ancor più pesantemente per gran parte della vita. I minori che diventano orfani a seguito di tali tragici eventi subiscono un impatto psicologico devastante, il quale inevitabilmente influisce negativamente sulla loro sfera emotiva e relazionale.

Le conseguenze psicologiche creano una vera e propria sindrome denominata child traumatic grief. Il bambino, sopraffatto dalla sofferenza e dalla reazione al trauma, diviene incapace di elaborare il lutto, trovandosi intrappolato in uno stato di dolore cronico.

Il 13% degli orfani presenta forme di disabilità (precedenti al trauma); tra le più comuni vi sono disabilità intellettive e relazionali e un ulteriore 8% presenta Bisogni Educativi Speciali (BES), disturbi evolutivi specifici o disturbi psichici.

I problemi economici

A crescere gli orfani di femminicidio sono soprattutto i parenti più prossimi: nonni, zii, che però, nei fatti, non godono ancora, purtroppo, di costanti azioni di prossimità che le politiche pubbliche si ripromettono da tempo di attuare e vengono lasciati soli ad affrontare un dramma così grande che ha bisogno di un’attenzione specializzata, così come di supporto burocratico, economico, organizzativo, legale. La condizione socio economica degli orfani e delle famiglie affidatarie è un altro elemento discriminante per la crescita di bambini e ragazzi che hanno subito un trauma così forte. ll 52 per cento riceve misure di sostegno al reddito: il 6 per cento reddito di cittadinanza, il 45% altre misure.

L’impossibilità ad accedere agli strumenti a loro tutela, o avere le stesse opportunità degli altri ragazzi non fa altro che acuire ancora di più il discrimine che sono costretti a subire anche per il loro futuro. Il 15 per cento di loro dichiara di avere un reddito annuale inferiore a 12 mila euro, l’8 per cento superiore, ma per la maggioranza non si sa.

Il 42% oggi vive in famiglia affidataria, il 10% vive in comunità e il 10% con una coppia convivente. Solo il 5% è stato dato in adozione e vive con una famiglia adottiva.

L’83% delle famiglie dei beneficiari del supporto di Con i bambini arriva a fine mese con grande difficoltà, spesso per la necessità di circondarsi di professionisti e specialisti per supportarli con i bambini, come emerso dalle interviste ai caregiver, ovvero di chi si prende cura del minore.

Per inquadrare meglio il fenomeno, sottolinea Con i bambini, vanno presi in considerazione i fattori che caratterizzavano la vita dei ragazzi orfani di femminicidio antecedenti all’evento. Gran parte dei nuclei familiari ovvero il 65% non era in carico ai servizi sociali prima dell'evento, nonostante la presenza di elementi di vulnerabilità.

Tra questi i più comuni sono la presenza di familiari con dipendenze da sostanze o altro, e di familiari con provvedimenti giudiziari prevalentemente di natura penale. 

Ciò nonostante, gli spazi in cui la famiglia vive risultano essere adeguati ai bisogni dei domiciliati nella gran parte dei casi. I nuclei familiari includono in media tra i 3 e i 5 componenti compresi i bambini.

Inoltre, questi dati non significano che non siano coinvolte “le famiglie bene”: per 25 casi, cioè il 35% dei beneficiari, il nucleo familiare di origine non presentava elementi di vulnerabilità.

Allarmanti sono i dati relativi ad ulteriori elementi che possono rappresentare eventuali traumi o eventi stressanti antecedenti al crimine domestico. Questi includono soprattutto la violenza assistita: fisica, psicologica, sessuale, indicando che numerosi sono i fattori e i campanelli di allarme che è urgente riuscire a cogliere come predittivi della violenza. In particolare, la violenza assistita psicologica è stata segnalata in 50 casi su 70.

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