Gran Premio da record. Sold out. 330.000 persone, il 65 per cento in più rispetto al 2019. Record di camere prenotate negli hotel: 30mila in oltre 400 strutture. Ogni spettatore ha speso circa 500 euro, l’indotto è stato incredibile.

Insomma, il Gp d’Italia, nel centesimo anniversario del circuito di Monza, ha avuto un successo clamoroso.

Almeno questo è quello che raccontano gli organizzatori, i giornali, le tv, l’amministrazione locale. Peccato che a sentire chi al Gran Premio c’è stato senza avere una sedia riservata accanto al presidente Mattarella descriva un evento molto diverso, con un’organizzazione a dir poco disastrosa e un’infinità di disagi patiti da tutti, dall’inizio alla fine delle giornate di corsa.

I costi per una notte

Prima cosa: nei tre giorni del Gran Premio i costi degli hotel nei dintorni hanno raggiunto cifre che neppure nelle capitali del mondo più costose: parliamo, a Milano, di hotel a tre stelle venduti anche a 600 euro a notte in camere standard e micro-appartamenti in periferia affittati come case di lusso.

L’effetto Monza ha creato per tutta la settimana disagi a chi è venuto in città per lavoro e turismo e si è trovato a pagare cifre esorbitanti per dormire in sistemazioni modeste. «Io faccio la sarta di scena e sto seguendo una tournée, con la mia diaria mi sono potuta permettere, per la prima volta da quando lavoro a Milano, una camera doppia in condivisione in un b&b in Corvetto», racconta Isabella. Ma questo è niente rispetto a ciò che è accaduto a chi è andato ad assistere al Gran Premio, pagando i biglietti a prezzi non proprio popolari.

Le file

All’interno era proibito portare bottiglie e borracce, quindi si poteva acquistare da bere solo nei punti vendita dentro l’area, che erano insufficienti. Il risultato è che col caldo la gente ha dovuto fare file anche di ore, con bambini stremati e persone che si sentivano male o si lamentavano per la disorganizzazione. «Io sono un vero appassionato, darei la vita per questo sport. Lavoro con queste auto, le costruisco, ma posso dire che quello che ho visto in questi tre giorni di Gp vissuti da tifoso mi ha schifato. Code infinite, bagni davanti ai baracchini dei panini, una disorganizzazione assurda, non ci tornerò mai più», mi racconta Valerio, mostrandomi i video girati da lui delle code impressionanti per l’acqua.

I bagni, per la cronaca, erano pochissimi, davanti si sono create file di un’ora e, a sentire chi è riuscito ad entrarci, le condizioni igieniche erano a dir poco disastrose.

Tra i problemi più grossi, poi, le enormi file all’ingresso (un unico percorso) e uscita, con gente che scavalcava le transenne, migliaia di persone stipate anche nel sottopassaggio e un’attenzione per la sicurezza più che discutibile (come sarebbero riusciti a gestire un deflusso rapido in caso di allarme?).

Molti testimoni raccontano che c’era chi riusciva ad accedere all’interno prima dell’apertura dei cancelli, col risultato che anche chi si metteva in fila alle 4 trovava i posti migliori già occupati. «Scordatevi la Roggia e la Ascari. Se entrate tra i primi provate alle Lesmo. Se vi mettete in coda dopo le 6 del mattino mettetevi il cuore in pace per le gradinate e portate sedie e sgabelli», scrive uno spettatore sul sito di recensioni dell’evento.

C’era poi la necessità di acquistare token (gettoni per comprare da mangiare perché non erano consentiti contanti e carte), ma anche in quel caso si faceva una lunga coda. I ragazzi che lavoravano lì venivano costantemente interpellati per i problemi più svariati e non sapevano come gestire i problemi del pubblico. I braccialetti (alternativa rapida ai gettoni) che andavano ricaricati online per consumare cibo all’interno, in molti casi sono risultati non funzionanti, i venditori dicevano di non riuscire a fare andar il pagamento e quindi bisognava fare una fila infinita per comprare i token, ovvero i gettoni. Insomma, per comprare un panino si potevano fare anche due file da un’ora ciascuna.

Le recensioni e i token

Altre recensioni confermano quello che mi hanno raccontato amici e testimoni che sono stati a Monza nel weekend: «Mezz’ora di coda per acquistare il token e un’altra ora per prendere una birra…Gente che sradicava tronchi interi per vederci meglio, gente che rubava i tavoli… La domenica se non c’è scappato il morto è un miracolo tra la ressa che c'era, la disorganizzazione ai cancelli e le due ore per una bottiglia d’acqua, uno scempio!».

«Rispetto zero per i disabili che dovevano fare chilometri a piedi nella calca per poi arrivare alla “tribuna” dedicata, che altro non è che una gradonata della zona prato chiusa per l'occasione, senza servizi dedicati ed in pieno sole per tutto il giorno. Visto che ti requisiscono tappi e borracce all’ingresso e ci vogliono ORE per arrivare all’acqua pagata a peso d’oro degli stand, è un miracolo che nessuno si sia sentito male».

«Era il regalo di compleanno di mia moglie per consentire a me e nostro figlio l’esperienza del primo Gp. Prezzo totale 630€ (450+150 per un bambino di anni 9!) Esperienza da dimenticare!! Nessuna assistenza da parte di nessuno. In qualsiasi posto del mondo, in qualsiasi manifestazione sportiva, la presenza di bambini viene notata ed attenzionata diversamente. A Monza no! Il bambino completamente circondato da una marea di persone in ogni circostanza per diverse ore: per raggiungere il bus, per entrare al parco, per mangiare (rinunciato) per bere (grazie a un addetto che si è reso conto dell’esigenza del minore su precisa insistenza del sottoscritto si è riusciti a recuperare una bottiglietta da 500ml). Prezzi esorbitanti e calca ovunque senza alcun controllo. Parecchia tensione all’ingresso, distanze siderali per raggiungere il posto assegnato ed indicazioni errate che prolungano enormemente la già stressante “passeggiata” insieme ad oltre 100.000 persone. Ma chi è lo “scienziato” che ha inventato il sistema dei token? Centenario? Certo, l’organizzazione è apparsa veramente di cento anni fa».

Insomma, pare che alcuni siano riusciti solo a guardare le frecce tricolore, alzando il naso all’insù, ma della gara non abbiano visto niente.

Non tutti sono vip

Ilaria mi racconta la sua esperienza, ancora arrabbiata per come sono andate le cose a Monza. «In tv nessuno dice quello che è successo davvero, ma noi mortali non abbiamo vissuto l’evento come i vip e forse si dovrebbe sapere. Anche perché c’erano tantissimi stranieri e hanno vissuto il nostro stesso incubo, un pessima pubblicità. Code nei campi per raggiungere i cancelli, code ai cancelli, code per i controlli di zaini e borse. I cancelli aprivano alle otto, la prima corsa era alle 8,30 e quasi tutti non riuscivano a vederla. Chi non aveva biglietti costosissimi da tribuna come me non ha visto niente, c’erano persone arrampicate ovunque e molti non sono riusciti a vedere neppure una macchina passare. Ma poi nel 2022 a chi può venire la geniale idea di dare i gettoni e non far usare le carte di credito? Gettoni che poi a un certo punto sono finiti per cui bisognava aspettare che rifornissero la scorta. E vuole sapere come davano i gettoni? Nei bicchieri di plastica da birra. Un consumo di plastica assurdo».

«Mi faccia dire anche qualcosa sul personale che per carità era volenteroso ma non qualificato, davano indicazioni sbagliate, perfino. E poi rifiuti ovunque, persone che pur di non lasciare il posto si sentivano male sotto al sole. Si è raccontato un evento perfetto, patinato, ma la verità è che hanno pensato solo ad incassare soldi, al profitto».

E a proposito di rifiuti, si sono raccolte 12 tonnellate di materiale indifferenziato più 2,5 tonnellate di plastica e lattine. Del resto, in un caos simile, pretendere di organizzare una raccolta differenziata sarebbe stato leggermente utopico. Insomma, un evento molto diverso da come è stato raccontato dai media e l’ennesima occasione persa per dimostrare ai turisti stranieri che siamo ben più di una bella cartolina. Quali italiani, forse, sono rimasti più delusi che stupiti.

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