Sul caso di Hasib, il disabile precipitato dalla finestra dopo un controllo della polizia, si sa solo che la procura indaga per tentato omicidio. Il dato è scritto nell’atto del 12 agosto con cui il pm Stefano Luciani ordina il sequestro del bastone della scopa e del lenzuolo macchiato di sangue.

Oggetti necessari per capire la dinamica dei fatti e menzionati nella denuncia presentata dalla famiglia di Hasib il 10 agosto, quindici giorni dopo la caduta dell’uomo dal secondo piano della sua abitazione durante la “visita” degli agenti del commissariato. In procura e in questura nessuno vuole parlare, confermare o aggiungere altro.

Anzi, persino l’ipotesi di reato è stata inizialmente smentita, salvo poi trovare conferma nel decreto di sequestro emesso dai magistrati per recuperare le prove.

Cos’è successo

Cosa è accaduto, dunque, ad Hasib il 25 luglio 2022? Si è buttato dalla finestra, è caduto, è stato spinto? Nessuna certezza, ancora molti punti oscuri. Di certo gli inquirenti, risulta a Domani, hanno già sentito un testimone chiave, una vicina di casa dell’uomo.

Per il resto si sa solo che Hasib quel giorno era a terra in una pozza di sangue ed è stato soccorso dall’ambulanza sul selciato sotto la sua abitazione: era volato dal secondo piano, da otto metri di altezza.

A distanza di oltre un mese è ancora in condizioni gravissime. Poco prima di precipitare dalla finestra della stanza della sua casa popolare, nell’abitazione erano entrati diversi agenti in borghese, che gli avevano chiesto i documenti. L’uomo era in casa con la sorella, e ha esibito la carta d’identità. Ma poi è successo qualcosa: una lite? Un diverbio?

Quando gli agenti sono andati via, nell’abitazione c’erano tracce di una colluttazione. «Il fatto, che richiama alla memoria il “caso Cucchi”, preoccupa particolarmente anche a causa dell’inasprimento dell’attuale clima politico. Gli agenti erano sprovvisti di regolare mandato e non avrebbero potuto entrare in casa», denunciano i familiari e gli avvocati della famiglia.

I fatti risalgono al 25 luglio, la famiglia ha presentato una denuncia in procura il 10 agosto, ma solo il 12 settembre è stata resa nota la vicenda durante un conferenza stampa alla Camera dei deputati organizzata dal presidente di +Europa, Riccardo Magi, dagli avvocati Susanna Zorzi, Arturo Salerni e Carlo Stasolla, portavoce dell’associazione 21 luglio.

Hasib e la sorella

Hasib e sua sorella sono due giovani disabili, vivono da tre anni con la famiglia in una casa popolare nel quartiere romano di Primavalle.

Hasib è sordomuto, di cognome fa Omerovi-Sejdovic. Sono di origine rom, una famiglia con quattro figli, di cui due disabili. L’unica testimone oculare è proprio la sorella di Hasib, Sonita.

Soffre di una disabilità psicofisica, è seguita da un amministratore di sostegno. La sua versione, che i pm stanno cercando di verificare, rivela presunti pestaggi e umiliazioni: «Lo hanno picchiato con il bastone, hanno iniziato a dargli i calci quando è caduto, Hasib si è chiuso in camera, ma i poliziotti hanno rotto la porta, gli hanno dato pugni e calci per poi buttarlo giù».

La polizia di stato ha inviato una breve nota. Conferma l’intervento a casa di Hasib, senza però spiegarne il motivo: «Il capo della Polizia segue in prima persona gli accertamenti che la Questura di Roma sta effettuando per far luce su quanto accaduto con la massima trasparenza garantendo una costante collaborazione alla procura».

«Hasib è sordomuto dalla nascita e incensurato», racconta Zorzi, avvocata della famiglia. «La madre di Hasib ha deciso di mostrare l’immagine scioccante del proprio figlio che giace sull’asfalto dopo essere precipitato, nella speranza che l’attenzione pubblica possa aiutarla a ottenere verità. Le istituzioni hanno il dovere e il bisogno della stessa verità», dice Magi.

Chi voleva punire Hasib

Nella denuncia presentata in procura gli avvocati della famiglia fanno riferimento alle accuse montate sui social network nei confronti di Hasib: in un post in particolare una signora scriveva, con tanto di foto, «salve a tutti, fate attenzione a questa specie di essere perché importuna tutte le ragazze, bisogna prendere provvedimenti».

Tra le testimonianze raccolte dalla difesa di Hasib c’è anche quella del titolare di un bar di Primavalle. Il giorno prima che l’uomo precipitasse dalla finestra, il proprietario del locale aveva avvicinato la sorella di Hasib per riferirle «che su Facebook girava un post contro Hasib e che lo vogliono mandare all’ospedale». Qualche ora più tardi l’uomo era steso in un lago di sangue. Ora i familiari sostenuti dal deputato Magi e dal team di avvocati chiedono solo verità e giustizia.

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