I fatti sono di fine luglio, del 25 per l’esattezza, ma sono stati denunciati pubblicamente solo oggi in una conferenza stampa alla Camera dei deputati alla presenza del deputato Riccardo Magi, degli avvocati Susanna Zorzi, Arturo Salerni e di Carlo Stasolla, portavoce dell’associazione 21 luglio. 

Quel giorno

Un uomo è sul selciato in una pozza di sangue: è volato dal secondo piano, da otto metri di altezza. Interviene l’ambulanza che lo porta in ospedale. A distanza di oltre un mese è ancora in condizioni gravissimi. 

Poco prima nella sua abitazione erano entrati diversi agenti in borghese, che gli avevano chiesto i documenti. L’uomo era in casa con la sorella e ha esibito quanto richiesto dai poliziotti. Ma poi è successo qualcosa: una colluttazione? Un diverbio? 

Quando gli agenti escono dall’abitazione, lasciano alle loro spalle i segni di una colluttazione, mentre il corpo di uno dei due giovani giace insanguinato sull’asfalto, dopo essere precipitato dal secondo piano. «Il fatto, che richiama alla memoria il “caso Cucchi”, preoccupa particolarmente anche a causa dell’inasprimento dell’attuale clima politico. Gli agenti erano sprovvisti di regolare mandato e non avrebbero potuto entrare in casa», denunciano i familiari e i legali della famiglia. 

I due giovani sono disabili, vivono da tre anni con la famiglia, in una casa popolare in un quartiere romano di Primavalle. La famiglia Omerovi-Sejdovic, di origine rom e di cui fanno parte i genitori e i quattro figli, due minori e due disabili adulti, ha portato a termine con successo un percorso di inclusione sociale. 

La storia di Hasib

«Hasib è sordomuto dalla nascita e incensurato, la famiglia chiede giustizia e fin dall’inizio di questa tragedia ha provato a capire le ragione dell’accaduto. Sui social, su una pagina del quartiere Primavalle, qualcuno si lamentava di Hasib e aveva inserito un post (poi rimosso) nel quale denunciava presunte molestie di Hasib contro alcune donne del quartiere invitando qualcuno a “prendere provvedimenti”», racconta Susanna Zorzi, legale della famiglia.  

«La madre di Hasib (Fatima Sejdovic) ha deciso di mostrare l’immagine scioccante del proprio figlio che giace sull’asfalto dopo essere precipitato, nella speranza che l’attenzione pubblica possa aiutarla ad ottenere verità. Le istituzioni democratiche tutte hanno il dovere e insieme il bisogno della stessa verità», dice Riccardo Magi che ha presentato un’interrogazione parlamentare alla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese.

I familiari, assistiti dagli avvocati Arturo Salerni e Susanna Zorzi, hanno presentato una denuncia alla procura della Repubblica di Roma che ha aperto un fascicolo contro ignoti per tentato omicidio, il fascicolo è nelle mani del pubblico ministero Stefano Luciani.  La famiglia ha abbandonato l’abitazione popolare ed è andata via dal quartiere. Ora chiede verità e giustizia. 

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