I fondi stanziati dal governo, con il decreto del 28 marzo, per i profughi che provengono dall’Ucraina non sono ancora stati distribuiti: «Stiamo aspettando la pubblicazione del dpcm che recepisce» la decisione dell’Unione europea del 4 marzo scorso «che definisce la protezione temporanea». Così il Capo dipartimento della Protezione civile, Fabrizio Curcio, in audizione di fronte alle commissioni riunite Affari costituzionali e Affari sociali sul tema dell’accoglienza dei profughi che scappano dall’invasione russa.

L’Italia ha recepito con il provvedimento del 28 marzo la decisione europea, decreto che «è stato registrato alla Corte dei conti e che è in via di pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale», spiega Curcio. «All’esito della pubblicazione», continua, «da una protezione giuridica teorica, diventa una protezione giuridica reale».

Senza la possibilità di accedere alla protezione temporanea infatti le 91.846 persone arrivate dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina non possono accedere ai sostegni predisposti dal governo – 300 euro mensili per gli adulti e 150 euro per i minori, per un massimo di 90 giorni.

Una volta ottenuto lo status invece «viene rilasciato un codice fiscale e un codice di protocollo di accettazione della richiesta, e con quello si inserisce nella piattaforma che stiamo predisponendo, per poi arrivare all’elargizione del quantum economico», precisa il Capo dipartimento, e continua: «Confidiamo che nell’arco di qualche giorno questa procedura possa essere finalizzata». Curcio ha sottolineato la complessità di creare «una banca dati completamente ex novo». 

Secondo i numeri forniti dalla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, durante il question time alla Camera, 83.817 delle persone entrate in Italia in fuga dalla guerra sono state accolte in famiglia, un’accoglienza informale che, dopo quasi 50 giorni dallo scoppio della guerra, non ha ancora ricevuto i sostegni promessi. Sono invece 7.664 gli ucraini ospitati nei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) e 465 quelli accolti nel Sistema accoglienza integrazione (Sai).

L’accesso a queste misure consente inoltre di «avere un quadro numerico più preciso» delle presenze sul territorio nazionale, perché le persone in arrivo dall’Ucraina «non hanno nessun obbligo di dichiararsi nei primi 90 giorni», prosegue.

Il sistema di protezione civile

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Oltre al potenziamento delle strutture di accoglienza pubblica, Cas e Sai, spiega Curcio, tramite le ordinanze di Protezione civile si è data esecuzione alle misure varate dal governo, per creare posti di accoglienza diffusa, «usando l’esperienza e la capacità delle associazioni del Terzo settore» e dei Comuni.

«Lunedì scorso», dice il Capo dipartimento, «abbiamo emanato l’avviso di manifestazione di interesse sul territorio nazionale per il reperimento di 15mila posti che hanno le caratteristiche previste dal decreto legge». La scadenza del bando è prevista per il 22 aprile. «Lo abbiamo fatto tramite la costituzione di una piattaforma informatica», continua Curcio, spiegando che «all’esito della manifestazione e della valutazione» di un’apposita commissione «avremo il quadro di 15mila posti, ai quali il territorio potrà fare riferimento», oltre ai posti messi a disposizione dalla prefettura.

La disponibilità finanziaria per l’accoglienza dei profughi è di «poco meno di 400 milioni» di euro, sottolinea il Capo dipartimento della Protezione civile, a cui si aggiungono «altri 90 milioni di euro per il 2022 e altri 45 milioni per il 2023 e il 2024, per le attività di rinforzo del ministero dell’Interno», spiega. 

I minori stranieri non accompagnati

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Sul tema dei minori che arrivano senza genitori, Curcio precisa che «l’attenzione è stata massima fin dall’inizio», ricordando la nomina della commissaria delegata per i minori non accompagnati, la prefetta Francesca Ferrandino. 

I minori non accompagnati presenti in Italia, secondo i numeri dati dalla ministra Lamorgese forniti durante il question time alla Camera, risultano 1.764, «accolti soprattutto – 1.332 – presso le famiglie a seguito di provvedimenti dell’autorità giudiziaria minorile». La ministra spiega che la commissaria delegata opera in coordinamento con le organizzazioni internazionali, come Unhcr, Unicef e Save the children, e sta procedendo in base a un piano dettagliato, che prevede un’attività di monitoraggio delle presenze, l’inserimento dei nominativi nel sistema informativo minori del ministero del Lavoro e alla ricognizione delle strutture destinate a ospitarli. «L’affidamento del minore alla persona adulta con la quale è arrivato in Italia», vista la relazione affettiva, «o l’affido vengono preferiti alla collocazione in comunità», spiega la ministra. 

Il deputato del Partito democratico Paolo Siani ha ricordato il pericolo che questi minori corrono: il rischio di abusi, maltrattamenti e adozioni illegali. «La strada maestra è l’affido», dice Siani, «che non va considerato però come una misura preadottiva, dev’essere un affido temporaneo», l’accoglienza «dev’essere a misura di bambina e di bambino». Siani, a nome del Pd, ha chiesto a Lamorgese di fare un passo in più: di farsi carico «di istituire una task force europea per tutelare l’infanzia, di attuare alle frontiere la registrazione biometrica che possa identificare questi bambini» e aiutare «i Comuni che stanno sostenendo un carico enorme di lavoro». 

Profughi veri e profughi finti

Le interrogazioni di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, tornano sulla questione apriamo le porte agli ucraini ma chiudiamo gli ingressi a chi entra in Italia dal Mediterraneo centrale e dalla rotta balcanica. «È evidente che non esistano profughi di serie A e di serie B, ma la differenza è tra profughi e immigrati clandestini», ha detto durante il question time il deputato leghista Igor Iezzi.

La ministra Lamorgese ha sottolineato gli sforzi in ambito europeo che il suo governo sta portando avanti, «assumendo una decisa posizione dei negoziati sul nuovo patto europeo per la migrazione e l’asilo», un «maggiore impegno dell’agenzia Frontex», il partenariato con paesi da cui provengono i flussi, intese con gli stati del nord Africa e la riammissione dei migranti in Algeria, Tunisia e in Costa d’Avorio. 

Ma secondo Iezzi, l’Ue non serve, «si può fare da soli», mentre la deputata di Fratelli d’Italia Maria Carolina Varchi accusa Lamorgese di non aver mai perseguito «un reale tentativo di fermare e regolare i flussi migratori». E aggiunge: «Le nostre città sono in allarme sicurezza. Rave party», dice, «sbarchi incontrollati. Lei continua a dire che il blocco navale proposto da Fratelli d’Italia non è praticabile, eppure vediamo uomini e donne in divisa impegnati a controllare i Green pass».

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