Giovedì 24 marzo alle 10.36 di mattina abbiamo contattato Danilo Iervolino. Gli abbiamo chiesto se preferiva rispondere via telefono alle nostre domande, «se può scrivermi è meglio, contatti la dott.ssa Mara Andria». Così abbiamo fatto, Andria ci ha chiesto i quesiti scritti in una mail.

Alle 11.35 era già stata inviata, con dieci domande puntuali e con la richiesta di rispondere entro sabato alle 14 (due giorni abbondanti dopo) così da poter chiudere l’articolo con le loro risposte. Sabato arriva una nota inviata da Andria per conto di Iervolino e il tono è decisamente diverso.

Non ci sono le risposte ai dubbi né le repliche alle notizie che stavamo per pubblicare. Ma solo l’annuncio di una denuncia preventiva all’autorità giudiziaria. E le accuse di aver violato numerosi principi etici e giornalistici. Noi, come sempre facciamo, chiediamo conto ai protagonisti delle nostre inchieste, per dare la possibilità di rispondere e ribattere punto su punto.

«In relazione ai quesiti che ci avete sottoposto faccio presente preliminarmente che appaiono connotati da una strumentale capziosità che disvela un chiaro intento diffamatorio tracimante in nuce i canoni di verità, critica e continenza», inizia così la lettera inviata a Domani. E prosegue: «Ciò renderebbe ogni risposta del tutto inutile e funzionale solo ai vostri malcelati intenti di colorare le stesse con un simulacro di dovere di controllo delle fonti e diritto di replica. Ma ciò che è più grave, e che impedisce persino ogni risposta, è che le stesse domande contengono non solo profili violativi della privacy ma soprattutto possibili violazioni del segreto istruttorio. Pertanto non abbiamo potuto far altro che denunciare alle autorità inquirenti i detti contenuti che in parte qua non sono neppure noti al sottoscritto e ai propri legali costituiti nei relativi procedimenti. Ciò che inquieta è che tutto ciò avviene con un tempismo logico-sequenziale ad altre recentissime vicende che appaiono collegate e tali da turbare nel complesso proprio il settore della libertà e del pluralismo dell'informazione, con condizionamenti potenzialmente violativi dei precetti costituzionali».

 

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