Danilo Iervolino è uno degli imprenditori italiani più in vista del momento. È l’inventore dell’Unipegaso, l’ateneo online che ha venduto di recente a un fondo inglese, incassando più di un miliardo di euro. Nelle ultime settimane ha cominciato a investire una parte dei suoi guadagni, portandosi a casa prima la Salernitana, squadra di serie A cara a Vincenzo De Luca, e poi il glorioso settimanale L’Espresso, svenduto dalla Gedi di John Elkann.

È un imprenditore creativo e ambizioso che ha fatto crescere l’impero fondato dal nonno. I successi di famiglia corrono paralleli a qualche guaio giudiziario del padre e del fratello, deceduto, con il quale Danilo aveva fondato l’università telematica Pegaso, il brand più noto della formazione privata online.

Iervolino è stato sempre attento a non ostentare affiliazioni politiche. In passato è stato dato vicino al centrodestra, ma lui ha sempre smentito queste voci. Le ultime indiscrezioni lo collocano nell’area del centrosinistra campano dominato da De Luca, il presidente della regione Campania, che lo vedrebbe come perfetto erede politico.

Solo voci, ha ribadito ancora l’imprenditore. Eppure un legame indiretto con De Luca è sicuro: la moglie di Iervolino ha versato il contributo elettorale più alto alla lista Campania Libera, che ha sostenuto la corsa di De Luca alle ultime regionali del 2020.

Il caso Salernitana

Alle inchieste della magistratura, ha scoperto Domani, si sommano i sospetti dell’antiriciclaggio su pezzi del gruppo: uno degli ultimi riguarda proprio l’acquisizione della Salernitana dal trust che l’ha gestita dopo l’uscita di Claudio Lotito.

Nei documenti ottenuti è riportata la reale cifra dell’operazione e le modalità di pagamento, poi ci sono alcune anomalie e sono stati inviati alla procura di Napoli in virtù di una richiesta di collaborazione da parte della Guardia di finanza del capoluogo campano.

In uno di questi documenti, del 2021, l’antiriciclagigo scrive: «Le attenzioni sono rivolte alla natura del gruppo Iervolino, costituito da complesse catene societarie caratterizzate dalla presenza di holding spesso inattive e da alcune società con medesima denominazione ma diversa forma societaria. Tali soggetti risultano già ripetutamente segnalati a questa unità».

Tra le operazioni «sospette» ci sono anche quelle effettuate sui conti di una delle aziende della galassia Pegaso sull’asse Italia-Bulgaria.

Comprarsi L’Espresso

Iervolino si è accreditato nei palazzi del potere nazionale con l’università Pegaso che lo ha reso famoso a Napoli e dintorni, oltre che ricchissimo. Il calcio gli ha poi aperto le porte dell’olimpo italiano dei presidenti della serie A. Infine il salto nell’editoria, con l’acquisto delL’Espresso. Il veicolo societario usato da Iervolino si chiama Bfc media, la holding che edita l’edizione italiana di Forbes e di cui Iervolino è diventato socio di maggioranza nel 2021.

Tra L’Espresso e Iervolino non è stato amore a prima vista. L’imprenditore campano aveva querelato il settimanale per un’inchiesta giornalistica (a firma Nello Trocchia) sulla Pegaso e aveva chiesto 38 milioni di euro di danni. Iervolino è stato sconfitto sia in sede penale sia civile in primo grado. Le sentenze favorevoli alla testata risalgono a novembre e dicembre 2021, pochi mesi prima della vendita dell’Espresso a Iervolino.

Tra le notizie contestate (ma vere) dal patron dell’università telematica c’è quella dell’indagine per associazione a delinquere nei confronti del fratello Angelo, un procedimento chiuso con la morte dell’indagato, che non ha potuto dimostrare la sua estraneità. L’accusa era di falsi e irregolarità nel settore dell’istruzione privata. I due fratelli erano soci in Pegaso.

I sospetti dell’antiriciclaggio

A chiedere la collaborazione degli investigatori antiriciclaggio di Banca d’Italia è stata la procura di Napoli nel 2019. Esistono decine di segnalazioni sulla galassia Iervolino inviate dagli istituti di credito all’autorità di Banca d’Italia. Ce n’è una in cui i detective finanziari evidenziano anomalie nei flussi tra l’Italia e l’estero, in particolare la Bulgaria, relativi a Pegaso Consulting, «società che ha nell’oggetto sociale l’attività di consulenza direzionale con prestazione di servizi di carattere gestionale e amministrativo. Controllata al 100 per cento dall’ente Università telematica Pegaso».

Nel 2018 sui conti della Pegaso Consulting è stata riscontrata una «operatività apparentemente poco trasparente posta in essere su rapporto intestato a una società italiana che gestisce una università con sede in Bulgaria; suscita perplessità che i flussi relativi alla tesoreria dell’università estera vengano gestiti su rapporto di conto in essere presso il nostro paese».

L’istituto che ha inoltrato a Banca d’Italia la segnalazione sottolinea che «pur in presenza di disponibilità e chiarezza da parte dell’amministratore che ha descritto i processi amministrativi adottati, permane l’anomalia della gestione della tesoreria di ente estero mediante utilizzo di conto corrente a nome del tesoriere, società operante in Italia».

C’è poi l’operazione Salernitana. Iervolino ha versato il 31 dicembre, ultimo giorno utile, mezzo milione come acconto. Il 13 gennaio, si legge negli atti, ha saldato con 9,5 milioni.

Rilevare la proprietà della squadra di Lotito è stato per Iervolino un affare. Come riportano gli articoli di quei giorni, la cifra plausibile sembrava potesse essere attorno ai 17 milioni.

Gli esperti dell’antiriciclaggio che hanno studiato la pratica segnalano un particolare: il giorno prima che Iervolino versasse la caparra da 500mila euro, il trust Salernitana aveva ricevuto un’offerta molto più bassa da un notaio salernitano, che aveva versato un acconto di 78mila euro, restituito al professionista dopo la decisione di chiudere con l’imprenditore dell’università privata.

Un’altra segnalazione sospetta risale al 2013 e riguarda l’affitto di un immobile di pregio nel centro di Napoli. A locarlo era stata la fondazione Frontiere internazionali della ricerca scientifica e tecnologica, che faceva capo a Iervolino.

L’affitto da 10mila euro al mese, si legge nel documento, finiva sul conto della moglie dell’imprenditore reale proprietaria dell’immobile, costato alla signora quasi 1,5 milioni pagati con un mutuo che scade nel 2031 e una rata mensile da 7mila euro al mese. «Appare evidente, in ultima istanza, la distrazione di fondi della fondazione per finalità non congrue con lo scopo sociale della stessa, ma destinati alla soddisfazione di interessi riconducibili direttamente alla signora e indirettamente allo Iervolino».

Gli addetti all’antiriciclaggio della banca aggiungevano che «così come per l’Università telematica Pegaso anche per la fondazione non siamo in grado di valutarne la reale consistenza patrimoniale, nonché le corrispondenze tra i dati fiscali, quelli di bilancio e i volumi transitati sul conto, in ragione della scarsa collaborazione in tal senso dimostrata dallo Iervolino e dallo studio commercialista, che si limita ad affermare che la fondazione non ha alcun obbligo di dichiarazione fiscale».

Di certo il palazzo di via Medina 5 è centrale negli affari di Iervolino: qui hanno avuto sede fino al 2016 gli uffici di Pegaso e della capofila Multiversity.

Sono numerose le movimentazioni sul conto corrente di Iervolino passate al setaccio dai detective dell’autorità antiriciclaggio su richiesta anche della Guardia di finanza. L’analisi ripercorre gli ultimi nove anni di flussi finanziari. Tra questi ci sono 60mila euro alla fondazione socio culturale internazionale Passarelli, che gestisce un istituto paritario al centro dell’inchiesta della procura di Vallo della Lucania sui diplomi fasulli che alla fine del 2021 contava oltre 500 indagati in tutta Italia.

Il miliardo

Tra settembre e novembre del 2021 Iervolino perfeziona la vendita del 100 per cento dell’università Pegaso al fondo di investimento inglese Cvc Capital Partner, rappresentato in Italia da Giampiero Mazza. Il prezzo di cessione è stato pari a un miliardo di euro, «1.081.048.297,00», si legge nel documento riservato che sancisce la vendita del polo accademico davanti al notaio Luca Amato. Iervolino tuttavia è rimasto presidente dell’università.

Negli stessi mesi in cui aveva deciso di rilevare Pegaso, Cvc era impegnata in un altro affare miliardario con la serie A: era nella cordata pronta a creare la media company, progetto fallito miseramente per l’opposizione feroce di alcuni presidenti delle squadre, su tutti Claudio Lotito, all’epoca ancora presidente della Salernitana oltreché della Lazio.

Un anno dopo il caso ha poi voluto che Iervolino, diventato ricco grazie al fondo Cvc, rilevasse proprio la squadra campana, nel frattempo promossa nella massima serie. Alla fine Cvc ha portato a termine il progetto della media company con la Liga spagnola e lo sta definendo con il campionato francese.

Il fondo inglese ha versato a Iervolino oltre un miliardo a fronte di una società con capitale sociale di 1 milione di euro, con un fatturato dichiarato nel bilancio 2020 di quasi 166 milioni di euro e un utile decuplicato nello stesso anno, da 6 milioni a 56.

Anche i debiti, però, sono aumentati, da 63 a 85 milioni nel 2020. Gli iscritti nell’anno 2020/21, secondo i report del ministero dell’Istruzione, ammontano a oltre 65mila. Nel 2016 erano poco più di 20mila.

Diversi i risultati operativi della società Multiversity, al vertice della catena societaria e al 100 per cento fino al 2020 di Danilo Iervolino tramite un’altra spa, Wversity. L’ultimo bilancio presentato sotto la proprietà Iervolino fornisce molte informazioni.

La prima è che, a differenza della società controllata Pegaso, ha chiuso l’anno 2020 in perdita di oltre 1,5 milioni. Nella relazione sulla gestione dello stesso anno è riportata anche una sanzione tributaria pari a 2 milioni, ricevuta dall’Agenzia delle entrate sul «maggior carico fiscale seguito alla risposta dell’Agenzia».

La società credeva di poter beneficiare di una sorta di sconto sulle plusvalenze ricavate dalla cessione delle partecipazioni in favore di un partner finanziario. Non poteva farlo e ha dovuto pagare la multa al Fisco.

Le indagini dei pm

Iervolino si è ritrovato così all’improvviso a essere il paperone del Mezzogiorno. C’è chi lo ha definito «fuoriclasse», chi un «futuro Urbano Cairo», per altri è «l’immagine migliore del sud». Il Foglio diretto da Claudio Cerasa gli ha dedicato un ritratto generoso, secondo cui sarebbe figlio del senatore democristiano Antonio. Il vero padre di Danilo si chiama Antonio, ma è deceduto nel 2007 e non è stato parlamentare, bensì l’inventore dell’istituto scolastico privato Iervolino.

Danilo Iervolino ha ricordato il padre e la madre a gennaio scorso, durante l’inaugurazione di una sala dell’accademia militare Nunziatella di Napoli: «Sono felicissimo di aver contribuito alla realizzazione della sala museale di storia, arte e cultura della scuola militare Nunziatella, eccellenza nel settore dell’istruzione militare e fucina di giovani di coraggio e di valore. Ma soprattutto sono commosso dal fatto che questo luogo è stato dedicato alla memoria dei miei genitori, Giuditta e Antonio Iervolino. Nel ricordo di un grande impegno per i giovani e per il loro inserimento nel mondo del lavoro: democratizzazione dei saperi come unica traiettoria di crescita e di riduzione delle disuguaglianze».

Iervolino, tuttavia, preferisce non ricordare l’inciampo giudiziario del padre all’epoca in cui gestiva l’istituto Iervolino in provincia di Napoli, attivo nell’istruzione privata e che ha fatto diplomare studenti napoletani e anche di altre zone d’Italia.

Era il 1993, 5 ottobre, il quotidiano di Napoli Il Mattino, nelle cronache interne, titolava così: «10 milioni e sarai ragioniere», e poi «in manette il titolare dell’istituto Iervolino».

La foto dell’articolo ritrae Antonio Iervolino, il padre di Danilo, accusato di concorso in concussione aggravata. Si era difeso, aveva affermato con forza di essere estraneo alle accuse. Le cronache riferiscono della chiusura della vicenda con Iervolino senior che ne è uscito con il patteggiamento. Anche su questo punto, come su altri, Danilo Iervolino ha preferito non rispondere alle nostre domande.

Il caso era finito anche in parlamento con il deputato Michele Del Gaudio, un indipendente confluito nel gruppo Progressisti federativi, presieduti da Luigi Berlinguer.

Del Gaudio, ex magistrato, aveva chiesto al ministero dell’Istruzione informazioni sul ritorno in attività delle scuole private Iervolino dopo lo scandalo. L’interrogazione è rimasta senza risposta.

L’esercito amico

Nell’ascesa imprenditoriale di Iervolino junior hanno contato molto le relazioni che ha saputo coltivare nel tempo.

Le collaborazioni con le istituzioni contribuiscono agli ottimi fatturati di Pegaso. «Gli appartenenti ai ruoli dell’esercito, della marina, dell’aeronautica e dei carabinieri potranno iscriversi ai corsi di laurea dell’Università versando una retta annuale pari ad euro 1.500,00. La medesima agevolazione è estesa anche al personale in congedo (personale in pensione)», è l’annuncio che gli utenti possono leggere sul sito dell’università telematica, presieduta da Iervolino anche dopo la vendita al fondo inglese.

Oltre alle convenzioni con il ministero della Difesa, ci sono quelle con la Polizia di stato, terzo settore e cooperative. Pegaso ha promosso convegni, dibattiti ai quali hanno partecipato magistrati, consiglieri di stato, presidenti emeriti della Corte costituzionale e i vertici dell’antimafia.

Il direttore scientifico di Pegaso è un giurista affermato: l’avvocato civilista Francesco Fimmanò, amico di Iervolino.

Fimmanò e Iervolino hanno subìto un’indagine dalla procura di Napoli. L’ipotesi era di corruzione, ma è stata archiviata nel 2021. Già prima il tribunale del Riesame aveva smontato il decreto di perquisizione.

L’avvocato Fimmanò ha inviato in quell’occasione ai vertici di tribunale e Corte d’appello di Napoli una lunga lettera in cui ha contestato, punto a punto, i provvedimenti disposti dalla procura. E ha ricordato il suo percorso prestigioso: «Solo per fare un esempio sono notoriamente legato culturalmente (e coautore di testi, convegni, simposi) al procuratore generale aggiunto della Cassazione in carica, a giudici costituzionali, a tantissimi consiglieri di Cassazione, a presidenti di tribunale e di Corti d’appello.

O ancora, sono l’unico professore universitario italiano ad aver scritto col più grande giurista vivente, Guido Calabresi, già preside di Yale e oggi giudice della Corte federale d’appello degli Stati Uniti (…) Ho formato presso la Scuola superiore della Magistratura di Scandicci (e prima nella formazione della IX Commissione del Csm) centinaia di giudici fallimentari, di tribunali delle imprese e di procure di criminalità economica».

Parole che il professore ha utilizzato per smontare l’ipotesi accusatoria secondo cui alcuni giudici amministrativi avrebbero favorito Pegaso in un pronunciamento perché precedentemente impegnati in un master dell’università, poi neanche svoltosi.

Tra i tanti master proposti dall’università telematica c’è quello di giornalismo con Bruno Vespa che insegna Politica e giornalismo, con Mario Giordano, Telegiornali e informazione in tv, con il deputato ed ex direttore di Panorama Giorgio Mulè, che si è occupato di Informazione e l’evoluzione da testata giornalistica a brand commerciale. Infine quello su Giornalismo d’inchiesta, corso tenuto da Barbara Carfagna, giornalista del Tg1.

I rapporti politici

Il core business della famiglia Iervolino è stato sempre l’istruzione privata. Prima il padre, poi i due figli, in particolare Danilo che ha fatto dell’università Pegaso un’esperienza di successo. Il punto di svolta è stato nel 2003, grazie al decreto Moratti-Stanca che ha istituito le università telematiche.

Iervolino ha conquistato anche la politica. Nel 2014 Silvio Berlusconi ha scelto la sua università per formare i quadri dirigenti di Forza Italia. Il costo dell’iscrizione al corso “politico”, si legge in un vecchio articolo, era di 650 euro. Berlusconi aveva persino pensato a Iervolino come coordinatore del partito in Campania dopo gli scandali di voti e camorra che avevano travolto l’ex sottosegretario Nicola Cosentino.

Sebbene ci siano stati ammiccamenti con il centrodestra, l’imprenditore campano ha buoni rapporti anche nel centrosinistra. Dai documenti ottenuti da Domani risulta che la moglie Chiara Giugliano ha finanziato con 20mila euro la lista Campania Libera del presidente De Luca, impegnata con successo alle regionali del 2015 e del 2020.

Iervolino è molto amico del deputato di Forza Italia Giorgio Mulè, già direttore di Panorama. Il giornalista nel suo curriculum su LinkedIn scrive che dal 2014 al 2018 è stato docente “straordinario” di Teorie e tecniche della comunicazione. Nel 2017 Mulè da direttore di Panorama ha incluso l’università Pegaso, di cui era professore, nelle eccellenze d’Italia.

Mister Pegaso vanta collaborazioni editoriali pure con l’ex magistrato anticamorra Catello Maresca, candidato a sindaco di Napoli supportato dal centrodestra. Il tema del libro non è la legalità, ma «il presepe napoletano» in una pregiata edizione illustrata venduta su Unilibro.it a 76 euro a copia.

L’elenco degli ospiti alla festa dei dieci anni dell’università telematica è rivelatore di rapporti e amicizie: banchieri, giudici contabili, procuratori, presidenti di tribunali, deputati, senatori, generali della Guardia di finanza, fino a Luciano Chiappetta, capo dipartimento del ministero dell’Istruzione.

In ogni intervista Iervolino ricorda la bellezza delle sedi dove gli studenti possono svolgere le sessioni d’esame. La società capofila Multiversity ha speso 10,1 milioni nel 2020 per acquistare un palazzo storico nel cuore di Roma, a piazza Ara Coeli, a un metro dall’Altare della patria in piazza Venezia.

Il civico dell’immobile prestigioso indicato nel bilancio della società corrisponde al palazzo “Fani Pecci Blunt” del sedicesimo secolo, costato a Iervolino tanto quanto l’acquisto della Salernitana. Una delle ipotesi circolate è che potrebbe diventare la nuova sede dell’Espresso.

Alle nostre domande l’imprenditore non solo ha deciso di non rispondere, ma ci ha avvisati (con una lunga nota che pubblichiamo integrale qui sotto) di aver inviato una denuncia preventiva sui contenuti che pubblicherà Domani. Il motivo?

Le nostre notizie «turbano nel complesso proprio il settore della libertà e del pluralismo dell’informazione, con condizionamenti potenzialmente violativi dei precetti costituzionali». Un ottimo inizio come futuro editore dell’Espresso.


Una strana idea di giornalismo per un editore

La denuncia preventiva per evitare le domande

LaPresse

Giovedì 24 marzo alle 10.36 di mattina abbiamo contattato Danilo Iervolino. Gli abbiamo chiesto se preferiva rispondere via telefono alle nostre domande, «se può scrivermi è meglio, contatti la dott.ssa Mara Andria».

Così abbiamo fatto, Andria ci ha chiesto i quesiti scritti in una mail. Alle 11.35 era già stata inviata, con dieci domande puntuali e con la richiesta di rispondere entro sabato alle 14 (due giorni abbondanti dopo) così da poter chiudere l’articolo con le loro risposte. Sabato arriva una nota inviata da Andria per conto di Iervolino e il tono è decisamente diverso.

Non ci sono le risposte ai dubbi né le repliche alle notizie che stavamo per pubblicare. Ma solo l’annuncio di una denuncia preventiva all’autorità giudiziaria. E le accuse di aver violato numerosi principi etici e giornalistici. Noi, come sempre facciamo, chiediamo conto ai protagonisti delle nostre inchieste, per dare la possibilità di rispondere e ribattere punto su punto.

«In relazione ai quesiti che ci avete sottoposto faccio presente preliminarmente che appaiono connotati da una strumentale capziosità che disvela un chiaro intento diffamatorio tracimante in nuce i canoni di verità, critica e continenza», inizia così la lettera inviata a Domani.

E prosegue: «Ciò renderebbe ogni risposta del tutto inutile e funzionale solo ai vostri malcelati intenti di colorare le stesse con un simulacro di dovere di controllo delle fonti e diritto di replica. Ma ciò che è più grave, e che impedisce persino ogni risposta, è che le stesse domande contengono non solo profili violativi della privacy ma soprattutto possibili violazioni del segreto istruttorio».

«Pertanto non abbiamo potuto far altro che denunciare alle autorità inquirenti i detti contenuti che in parte qua non sono neppure noti al sottoscritto e ai propri legali costituiti nei relativi procedimenti. Ciò che inquieta è che tutto ciò avviene con un tempismo logico-sequenziale ad altre recentissime vicende che appaiono collegate e tali da turbare nel complesso proprio il settore della libertà e del pluralismo dell'informazione, con condizionamenti potenzialmente violativi dei precetti costituzionali».


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