Il Covid-19 è una malattia insidiosa che spesso lascia dietro di sé pesanti conseguenze anche dopo che il tampone ha finalmente restituito un risultato negativo. Sono stati gli stessi pazienti che soffrono di questa sorta di Covid cronico ad aver inventato quello che oggi ne è diventato praticamente il nome ufficiale: Long Covid, o “Covid lungo”.

Il nome, creato lo scorso maggio tramite un hashtag su Twitter usato da migliaia di persone per raccontare la propria storia, è stato adottato da medici e scienziati ed ora compare sulle riviste scientifiche per descrivere l’insieme dei sintomi denunciati da coloro che in tutto il mondo faticano a liberarsi della malattia: stanchezza, dolori muscolari, anosmia, ma anche altri problemi ancora più gravi.

I pazienti

«Abbiamo visto atleti, maratoneti, giocatori di tennis. A volte sono arrivate persone relativamente giovani che a causa dei dolori muscolari post Covid non riuscivano più nemmeno a sedersi». Mauro Maniscalco, primario di pneumologia nell’ospedale Irccs Telese, in provincia di Benevento, è uno che il “Covid lungo” lo conosce bene. Sono mesi oramai che il personale del Telese, un istituto di cura e di ricerca specializzato nella riabilitazione, ha rivoluzionato la sua normale attività e ha iniziato a concentrarsi sulla riabilitazione post Covid-19 e sullo studio di quei sintomi che continuano a manifestarsi anche mesi dopo la fine della fase acuta.

«L’aspetto principale del lavoro di riabilitazione è la valutazione funzionale del paziente: quantificare numericamente quanto gli effetti della malattia lo hanno colpito, così da poter valutare quanto ha recuperato al termine della riabilitazione», spiega Maniscalco.

Per ottenere queste misurazioni, i pazienti che arrivano alla clinica vengono subito sottoposti a una serie di visite ed esami impossibile da realizzare durante la fase acuta della malattia. Ad esempio, il “six minutes walking test”: una camminata di sei minuti effettuata dal paziente sotto supervisione e mentre tutti i suoi principali parametri vengono monitorati.

La riabilitazione post Covid è uno sforzo che richiede la collaborazione di numerosi specialisti diversi. Il Covid-19 è una malattia proteiforme, che può colpire organi molto diversi. All’Irccs Telese i pazienti vengono visitati da pneumologi, cardiologi, neurologi, psicologi e fisioterapisti, alcuni specializzati in neuromotoria, altri in cardiomotoria. A seconda della situazione, il periodo di riabilitazione dura dai 30 fino ai 60 giorni nei casi più gravi.

La clinica

Attualmente ci sono circa 70 pazienti post Covid ricoverati all’Irccs Telese su 162 letti. Si tratta persone che vengono inviate alla clinica direttamente da ospedali come il Cardarelli o il Monaldi di Napoli, da Salerno o dalla vicina Pollena Trocchia. Molti arrivano appena pochi giorni dopo essere stati dimessi dalla rianimazione.

Le loro condizioni e i loro sintomi variano, ma più o meno tutti mostrano quelli che in tutto il mondo vengono indicati come i principali effetti del “Covid lungo”: dispnea e affaticamento sono i più comuni, ma sono frequenti anche dolori muscolari, i problemi ai vasi sanguigni, agli arti e le neuromiopatie. Non mancano i problemi psicologici: stress, difficoltà a prendere sonno, traumi dovuti al ricovero e al periodo trascorso in rianimazione. «In molti casi parliamo di persone di 40 o 50 anni che non hanno una storia di ospedalizzazione e per cui il Covid è stata la prima esperienza così pesante», ricorda Maniscalco.

L’Irccs Telese è una clinica convenzionata con il servizio sanitario nazionale che fa parte del gruppo privato Maugeri. Come tutti gli Irccs, è una specializzata in ricerca, ma dallo scorso ottobre l’attività clinica è diventata così intensa che la ricerca è stata messa temporaneamente in secondo piano. «La prima ondata del Covid da noi in Campania non è stata particolarmente intensa, ma dalla metà dello scorso ottobre le cose sono cambiate anche da noi», racconta Maniscalco. È stato allora che gli ospedali hanno iniziato a inviargli pazienti. «Di fatto, da ottobre ad oggi abbia raddoppiato le nostre attività, pur restando con lo stesso personale».

I risultati

Non è ancora chiaro come mai alcune persone sviluppano il “Covid lungo” e ci sono varie supposizioni su quali siano i fattori che predispongono a subire queste conseguenze di lungo periodo. Ma una cosa sembra essere chiara già oggi: nella maggior parte dei casi è possibile tornare in forma.

«In 30 giorni assistiamo in genere a un recupero quasi totale», dice Maniscalco. I pazienti arrivano che riescono a malapena a camminare, ma dopo la riabilitazione recuperano quasi sempre almeno l’80-90 per cento della capacità residua. «Da un punto di vista professionale è una grande soddisfazione».

Come hanno già fatto alcune strutture riabilitative italiane, ad esempio il day hospital post Covid del policlinico Gemelli di Roma, anche l’Irccs di Telese punta a pubblicare in uno studio scientifico le conclusione di mesi di lavoro clinico. Sarà un nuovo contributo per comprendere meglio uno degli aspetti più insidiosi, ma ancora poco conosciuti, di questa malattia.

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