Un calciomercato all’insegna del decreto Crescita, che ha garantito risparmi sulle tasse per un centinaio di milioni di euro. Un leitmotiv che prosegue ormai da due anni. Del resto l’operazione-ritorno di Romelu Lukaku all’Inter è stata emblematica: ha avuto tempistiche serrate, perché entro giugno il bomber belga avrebbe conservato i benefici del provvedimento, una manna dal cielo per le società di calcio. C’è stato il lieto fine, con il calciatore che potrà conservare il vantaggio fiscale.

Un altro nome si aggira nelle trattative ed è strettamente legato al decreto Crescita, quello di Mauro Icardi, corteggiato dal Monza di Silvio Berlusconi che sogna il grande colpo.

Lo sgravio previsto dalla norma è il versamento dell’Irpef (con l’aliquota del 43 per cento) sul 50 per cento dello stipendio. L’accordo del bomber con il Paris Saint Germain, secondo quanto riferito da testate francesi, si aggira per una cifra non inferiore ai 12 milioni di euro annui a stagione.

Se mantenesse lo stesso livello di retribuzione in Italia, con il club brianzolo, potrebbe risparmiare circa 2 milioni e mezzo di euro di tasse. Certo, dovrà garantire una permanenza biennale in Italia, trasferendo il domicilio fiscale. Di sicuro Icardi risponde al requisito di non aver avuto la residenza in Italia nei precedenti due anni rispetto alla sottoscrizione dell’eventuale accordo con il Monza: è in Francia dal 2019. Per il resto dovranno mettersi all’opera i fiscalisti con lo scopo di valutare tutti i dettagli di un’operazione complicata, che Adriano Galliani sta inseguendo con pervicacia.

Tasse risparmiate

Il dato rilevante, cristallizzato negli anni scorsi, riguarda i risparmi che hanno ottenuto le squadre nell’ultimo biennio, nel lasso di tempo in cui hanno potuto usufruire del provvedimento, varato dal governo Conte bis in piena pandemia. L’obiettivo era di attrarre talenti dall’estero, nel campo scientifico e della ricerca: una calamita per i cervelli, che ha attirato però in particolare le star del pallone, calciatori e allenatori provenienti dall’estero.

Secondo una stima, nel 2020, tra il calciomercato invernale di riparazione e quello estivo, sono stati risparmiati circa 50 milioni di euro, che ovviamente gravano sulle casse pubbliche sotto forma di mancato introito.

Nel dettaglio. la cifra si aggira sui 15 milioni di euro per la sessione di riparazione e la parte restante, durante i mesi più importanti per le trattative, quelle che vanno in porto in estate, prima degli inizi dei campionati. Il dato mette insieme i vari tornei, dalla massima serie alla Lego pro. Nel 2021 la cifra è ulteriormente lievitata, fino a raggiungere la stima compresa tra i 70 e gli 80 milioni di euro. Superando ampiamente la soglia dei 100 milioni di euro in due anni.

Campioni del risparmio

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Tra i nomi che in passato sono stati accostati ai benefit del decreto Crescita ci sono campioni di primo piano. Tra questi il difensore olandese Matthijs de Ligt, acquistato dalla Juventus per avere un pilastro della difesa. 

Il suo contratto si aggira sugli 8 milioni di euro all’anno: il risparmio sui versamenti di Irpef sono intorno al milione e 700mila euro. In questi anni, dunque, ha ottenuto un beneficio complessivo di oltre 3 milioni di euro.

Anche lo svedese Zlatan Ibrahimovic, fresco vincitore dello scudetto al Milan, ha ottenuto i vantaggi del decreto con un risparmio di tasse, stimato sul milione e mezzo di euro all’anno. Un modo per consentire al club rossonero di non sforare troppo con il tetto degli ingaggi.

Altri calciatori, tuttora in Italia, sono il fantasista armeno della Roma, Henrikh Mkhytarian, e l’esperto esterno offensivo spagnolo, Pedro, che dopo una stagione in giallorosso è passato con l’altra squadra della capitale, la Lazio, conservando i requisiti della legge perché non conta il trasferimento da un team all’altro: è importante la permanenza sul territorio nazionale.

Per lo stesso motivo Franck Ribery è finito alla Salernitana. Il club campano ha potuto godere dello sconto, indiretto, previsto dal provvedimento del 2019. Perché se è vero che il calciatore ha lo sgravio sull’Irpef, la società può garantire uno stipendio più attrattivo, spendendo di meno.

Nuovi limiti

I numeri, tuttavia, andranno verso un drastico ridimensionamento nei prossimi mesi, già dalla sessione di calciomercato in corso. Il motivo è un emendamento approvato, su proposta del senatore del Pd, Tommaso Nannicini, al nuovo decreto Crescita, che fissa dei paletti precisi.

Prima di tutto è stato introdotto il requisito anagrafico: bisogna avere almeno 20 anni per maturare il diritto di ricorrere alla norma. Ma soprattutto è stato previsto un minimo, individuato in un milione di euro, all’ingaggio per beneficiare della misura.

L’intervento spazza via così quasi tutte le operazioni condotte dalle società di serie B e ancora di più di Lega pro, che hanno potuto far ricorso a questo strumento per garantirsi atleti, presi con contratti meno onerosi. Hanno pescato molto all’estero, forti di un risparmio certificato.

È evidente, infatti, che le conseguenze del decreto Crescita sul calciomercato sono quelle di favorire l’acquisto di calciatori provenienti da altri campionati. Qualsiasi calciatore italiano, da Nicolò Zaniolo a Federico Gatti messosi in mostra con la maglia della Nazionale, non potrà avere lo sgravio per il semplice fatto che ha la residenza in Italia. Per questo l’Associazione italiana calciatori si è battuta per limitare la portata del provvedimento, con l’intento di favorire gli investimenti sui settori giovanili.

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