Nei giorni scorsi il partito democratico sul suo profilo Twitter ha scritto: «Contro l’omofobia una legge attesa da 24 anni». La risposta di Giammarco Senna non si è fatta attendere: «Ristoratori e commercianti non aspettavano altro». Se lo dice Senna c’è da credergli. Imprenditore, ristoratore, a tempo perso anche politico. Milita nella Lega, ma più che militare governa con il partito di Salvini in Lombardia: è stato eletto in consiglio regionale e piazzato alla presidenza delle Attività produttive.

Ruolo strategico in una regione considerata la locomotiva economica e finanziaria d’Italia. Non si arriva lì per caso insomma. Ma per appartenenze e fedeltà al segretario più che al governatore.

 

Soci di Lega

Senna infatti è un fante dell’esercito dei cosiddetti salviniani d’origine controllata e garantita. Il 25 ottobre scorso Senna su Twitter ha proseguito con la sua crociata: «Porti aperti per le ong, ristoranti chiusi». Il tema, ovviamente, gli sta molto a cuore.

Le sue società gestiscono locali alla moda, come il ristorante Ghe Sem, cucina che fonde piatti italiani e cinesi in ambiente raffinato. Due sedi in centro, una nel quartiere Isola, zona della movida, l’altra tra Cadorna e Sempione. Senza considerare le hamburgherie con l’insegna “Fatto Bene”. E poi l’azienda Brando Srl,  qui troviamo ancora tra i soci tre leghisti molto vicini a Salvini: l’ex compagna del leader con cui ha avuto una bambina; Eugenio Zoffili, deputato da marzo 2018, voluto da Salvini nel ruolo di commissario della Lega in Sardegna; Fabrizio Cecchetti, parlamentare, nel 2013 il più giovane presidente del consiglio regionale lombardo. Zoffili di recente su Facebook ha commentato: «Mentre in Italia chiudono i ristoranti, con il regime cinese che ci ha tenuto nascosto il suo virus se magna che è un piacere». Post disinteressato anche il suo.

E Cecchetti? «Il governo mentre chiude mezza Italia pensa a processare Matteo Salvini a Palermo il prossimo 12 dicembre». Ancora prima, il 7 agosto, si esprimeva così sul lockdown della prima ondata: «I tecnici erano contrari...Caro “Giuseppi”, ora ogni commento è superfluo». E infine l’accusa, la settimana scorsa, di voler rovinare intere categorie produttive, tra queste anche quella a cui appartiene Cecchetti: i ristoratori.

Giulia Martinelli è defilata dal dibattito pubblico, è capo segreteria del governatore Attilio Fontana e ha subito le conseguenze della gestione opaca dell’emergenza condotta dal presidente: la guardia di finanza ha guardato anche nella memoria del  suo telefono per individuare elementi utili all’inchiesta sull’accordo con Diasorin per i test sierologici.

In prima linea c’è sempre lui, Senna: «Bar, ristoranti e locali hanno lavorato in questi mesi per garantire la sicurezza dei clienti e non possono essere penalizzati. Come presidente di commissione lavorerò per sostenere le categorie economiche che rappresentano uno dei fondamenti del sistema economico lombardo». Cioè soprattutto lui, rappresentante di se stesso.

E ancora, Senna, sostiene di essersi esposto personalmente per far approvare al consiglio regionale una mozione che propone al governo di applicare alla zona gialla le stesse agevolazioni di quella rossa come la sospensione delle tasse, la moratoria sui mutui, «per tutto il lavoro di taglia e cuci e di mediazione tra le diverse forze politiche mi appunto volentieri una medaglia sul petto». Senna parla di azzerare le tasse, lo fa presidente di commissione su un misura che lo agevolerebbe in veste privata di ristoratore. Insomma, la categoria a differenza di altre regioni può stare tranquilla, perché non hanno bisogno di rappresentanti di categoria da inviare nelle commissioni, perché in queste c’è già uno dei più noti esponenti del loro mondo che sarà il primo a beneficiare di eventuali misure chieste al governo. 

Discotecari

Se queste sono storie meno note, la battaglia di altri due esponenti della destra italiana contro la chiusura dei locali hanno suscitato ben altri clamori. È il caso di Daniela Santanché, Fratelli d’Italia, proprietaria del rinomato Twiga, la discoteca dei vip in Versilia: alla fine di agosto, quando i contagi ricominciavano a crescere, il governo ha chiesto la chiusura delle sale da ballo. 

«Reprime la libertà», ha detto Santanché e insieme al suo amico Flavio Briatore, qualche settimana dopo risultato positivo al Covid, hanno iniziato una crociata. Lei in veste di senatrice, ma per tutelare i propri interessi.

Al loro fianco Massimo Casanova, eurodeputato della Lega, ma soprattutto fondatore del Papeete, la disco più in voga della riviera romagnola, a Milano Marittima. Il locale trasformato da Salvini nel suo quartier generale estivo, dove tra remix dell’inno di Mameli e freschi cocktail estivi ha aperto la crisi di governo spianando la strada alla nascita del secondo governo Conte. Casanova sulla chiusura delle discoteche aveva una sua idea: «Credo che ci siano dietro doppi fini: vogliono partire dalle discoteche per poi vietare gli eventi nelle piazze». Opionione critica e disinteressata. 

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