I militanti del M5s voteranno sulla piattaforma Rousseau l’eventuale appoggio al governo Mario Draghi rispondendo a un quesito che introduce, quella che i vertici grillini, rivendicano come una grande novità: il ministero della transizione ecologica. Domani, però, ha consultato i lavori parlamentari per scoprire che, in realtà, questa proposta era già stata presentata e ritirata proprio dalla maggioranza a guida M5s. Non solo, la transizione ecologica esiste già, dopo quella bocciatura, al ministero dell’Ambiente è nato un dipartimento che è già operativo da almeno un anno.

La promessa dei vertici

Per convincere gli iscritti, in maggioranza scettici, i vertici, a partire da Beppe Grillo, hanno annunciato la grande novità del ministero della transizione ecologica. Appena il fondatore ha introdotto la formula magica, a ruota Luigi Di Maio, ministro degli Esteri uscente e Vito Crimi, attuale reggente del movimento, hanno aderito con giubilo alla proposta. «Quando parlo di incidere parlo dell’ultimo risultato che abbiamo ottenuto: il ministero della transizione ecologica. È stato Beppe ad avanzare questa proposta a Mario Draghi, Grillo ne ha discusso parlando dei modelli francese, spagnolo. Ha cominciato a far discutere tutta Italia di che cosa rappresenta questo ministero. E ora Mario Draghi ha assicurato che nel nuovo governo questo ministero ci sarà», dice Luigi Di Maio sui social.  Di Maio dimentica di dire che la maggioranza uscente, senza Lega e Forza italia, non è riuscita ad approvare la legge terra mia e neanche, a proposito di transizione, la fine della stagione degli incentivi miliardari alle fonti fossili. Non c’è solo la questione che un ministero senza contenuti condivisi è solo una scatola vuota, ma anche altro. Consultando i lavori parlamentari si scopre che, nel novembre 2019, il governo Conte II aveva promosso un emendamento al decreto 104 che si occupava di trasferimento di funzioni e riorganizzazione dei ministeri.

L’emendamento ritirato

«Ferme restando le competenze degli altri Ministeri, (…) dopo le parole: «dell'ambiente», sono aggiunte le seguenti: «e della transizione ecologica» e al decreto legislativo 30 luglio 1999. n. 300, ovunque ricorrano le parole: «Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare", sono sostituite con le seguenti: «Ministero dell'ambiente e della transizione ecologica», ed il capo VIII è conseguentemente ridenominato "Ministero dell'ambiente e della transizione ecologica"», così recita l’emendamento 5.1000 presentato e sostenuto dal governo.

La Lega, che ora dovrebbe sostenere il ministero della transizione e che all’epoca era all’opposizione, critica in aula la proposta.

Diversi senatori del carroccio presentano emendamenti di disturbo proponendo di sostituire le parole: «e della transizione ecologica» con le seguenti: «e dell'ecosostenibilità», «e dell'innovazione ambientale», «per un uso consapevole delle risorse naturali», «per il raggiungimento dei benefici ambientali» e altri dello stesso tenore. Vengono tutti respinti. «L'articolo 5, che ridefinisce il Ministero dell'ambiente, cambia la dicitura: da Ministero dell'ambiente a Ministero dell'ambiente e della transizione ecologica: titolo meraviglioso. Stiamo lavorando al decreto legge clima che è ancora vuoto e senza risorse finanziarie. C'è la tassa sulla plastica, neanche di scopo: il Governo fa l'ambientalista per fare cassa con i soldi degli italiani, mentre invece servirebbe un lavoro scientifico», dice Alessandra Gallone, senatrice forzista, che ora sarà in maggioranza con il M5s.

Alla fine gli emendamenti decadono e quello che avrebbe introdotto il ministero della transizione ecologica viene, approvato in commissione ma ritirato, per divergenze nella maggioranza, durante il dibattito in aula. La senatrice Maria Laura Mantovani del M5s, relatrice del testo, annuncia il ritiro di quella proposta. 

Eppure, nel governo Conte II, quello uscente, il M5s esprimeva sia il ministro dello Sviluppo economico che quello dell’Ambiente. Dopo il ritiro di quell’emendamento, nasce al ministero dell’Ambiente proprio il dipartimento per la transizione ecologica e gli investimenti verdi.

A guidarlo, scherzo del destino, c’è un capo dipartimento che si chiama Grillo, Mariano Grillo. Mentre l’altro, Beppe, propone il ministero della transizione per vincere lo scetticismo dei militanti.

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