Il loro modello è Luciano Gaucci. La Saudi Football League (Sfl) aspira a essere una delle principali leghe calcistiche globali ma intanto si mette in linea con uno dei peggiori vizi del calcio europeo (anzi, italiano): la facilità con cui si esonera l’allenatore ai primi segni di cattivo andamento della squadra.

Dopo sole 13 giornate di campionato il numero di cambi in panchina ha già toccato quota 7. Praticamente un esonero ogni due turni di campionato. Del resto, i sauditi strapagano e pretendono: perché mai dovrebbero comportarsi diversamente?

Piuttosto, c’è da immaginare il trauma di quanti hanno accettato le ricchissime offerte per andare a giocare in Sfl, magari convinti che i sauditi avessero un atteggiamento meno improntato al “tutto e subito”, che si contentassero di veder palleggiare gli assi del calcio nel giardino di casa e perciò non mettessero soverchia pressione sugli allenatori. In questo senso il messaggio arriva forte e chiaro: ricchissimi sì, ma non scemissimi. E ciò vale per le squadre di club come per la nazionale. Chi ha da intendere, intenda.

Una lista lunga (e provvisoria)

L’ultimo della serie è il portoghese Jorge Mendonça, cacciato dall’Al-Okdhood. La squadra ha collezionato nove sconfitte in tredici gare ma aveva vinto l’ultima contro un’avversaria messa anche peggio, l’Al-Hazem. A Mendonça non è bastato per consentirgli di conservare il posto.

Da lunedì la guida tecnica della squadra che occupa il 16esimo posto in classifica è stata affidata allo slovacco Martin Sevela. Prima di Mendonça altri sei tecnici sono stati messi alla porta da società che non avevano molta voglia di stare ad aspettare momenti migliori.

A inaugurare la lista è stato l’olandese Marcel Keizer, licenziato dall’Al-Shabab dopo sole cinque giornate; a sostituirlo è stato nominato il croato Igor Biscan, dopo che per un mese era stato promosso sul campo il tecnico delle giovanili, l’argentino Juan Brown. Nella giornata successiva è toccato al belga Yannick Ferreira dell’Al-Ryiad, cui è stata fatale la rovinosa sconfitta (6-1) sul campo dell’Al-Hilal.

Al suo posto è stato chiamato il brasiliano Odair Hellman dopo il breve interim del saudita Bandar Al-Kubaishan. Il croato Kresimir Rezic è durato soltanto sette gare di campionato sulla panchina dell’Al-Tahi. Il suo posto è stato preso dal rumeno Laurentiu Reghecampf.

Il polacco Czeslaw Michniewicz non ce l’ha fatta ad arrivare al mese di ottobre sulla panchina dell’Abha; adesso al suo posto siede il tunisino Youssef Manai. Il portoghese Filipe Gouveia ha resistito per nove turni di campionato sulla panchina dell’Al-Hazem. La sconfitta 4-1 sul campo del Damac ha portato al suo licenziamento. Adesso su quella panchina siede l’uruguaiano Daniel Carreño.

Infine, il penultimo avvicendamento prima dell’esonero di Jorge Mendonça è anche il più clamoroso. Riguarda un altro portoghese, ma mica uno qualsiasi: si tratta infatti di Nuno Espírito Santo, che da calciatore è stato il primo, storico cliente del super-agente Jorge Mendes che infatti gli trova sempre una panchina.

Nella scorsa stagione Espírito Santo ha vinto il campionato saudita alla guida dell’Al-Ettihad. Ciò non gli è bastato per evitare di essere licenziato dopo la sconfitta dello scorso 8 novembre contro gli iracheni dell’Al-Kuwa Al-Jawiya, nella Champions League asiatica. Per il momento il suo posto è stato preso dal saudita Hassan Khalifa. Giusto per far capire che nella Sfl nessuno può dirsi sicuro del posto, e che quanto a gratitudine e sentimentalismi è meglio non farsi soverchie illusioni.

In Serie B

Dunque la tendenza al salto della panchina è particolarmente spiccata in Sfl. Quanto spiccata? Per comprendere è necessario fare una comparazione coi principali campionati europei. Su questo piano la Premier League, oltre a essere il torneo più ricco, è anche il più virtuoso: fin qui nessun tecnico è stato licenziato dall’inizio della stagione 2023-24.

Nella Ligue1 francese sono saltate soltanto due panchine in dodici giornate e a beneficiarne sono stati tecnici italiani: Gennaro Gattuso a Marsiglia (ha preso il posto dello spagnolo Marcelino) e Fabio Grosso a Lione (dove a perdere la panchina è stato Laurent Blanc). Nella Liga spagnola sono tre i cambi dopo tredici giornate di campionato.

Sono avvenuti all’Almeria (dove Paco Lasarte è rimasto in sella soltanto otto partite, sostituito da Gaizka Garitano), al Siviglia (José Luis Mendilibar è stato sotituito dopo nove giornate da Diego Alonso) al Villarreal (dove Marcelino, fresco di dimissioni a Marsiglia, ha preso il posto di Pacheta dopo dodici giornate di campionato).

Due soli cambi anche in Bundesliga: ad Augusta, dove Enrico Maassen è stato avvicendato dopo sette giornate da Jess Torup, e a Magonza dove Bo Svensson è stato avvicendato dopo nove giornate e una pesante sconfitta in Coppa di Germania dal suo vice Jan Siewert. E poi c’è l’Italia.

In Serie A sono già quattro gli allenatori avvicendati dopo dodici turni: Paolo Zanetti a Empoli (il suo posto è stato preso da Aurelio Andreazzoli, che in estate si era dimesso dalla Ternana), Paulo Sousa a Salerno (sostituito da Pippo Inzaghi), Andrea Sottil a Udine (sostituito da Gabriele Cioffi) e in queste ore Rudi Garcia a Napoli (con Walter Mazzarri protagonista di un inatteso ritorno).

In Serie B hanno cambiato panchina Lecco, Cremonese, Bari, Feralpisalò, Brescia, Como, Ascoli e ben due volte la Ternana. Sono nove, ma anche allo Spezia la situazione è in bilico. Sarebbe il decimo cambio in tredici giornate. Altro che sauditi.

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