La rete di potere di Gaetano Caputi, il braccio destro di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, conduce a uno dei capitoli più delicati per le casse dello stato: il gioco d’azzardo legale. E non solo per via del suo ex, recente, socio Roberto Alesse, già storico collaboratore di Gianfranco Fini e nominato un anno fa dal governo a capo dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli.

Come svelato da Domani, infatti, Alesse e Caputi fino a gennaio 2023 sono stati azionisti di un’azienda che si occupava di vendita di software e consulenza finanziaria. Tra le questioni più spinose passate al vaglio del capo dei Monopoli c’è anche il prolungamento della concessione alla società Global Starnet, ora in amministrazione giudiziaria ma di proprietà di Francesco Corallo, l’imprenditore, cioè, che ha messo nei guai Fini, di cui, come detto, Alesse è stato un fedelissimo.

La concessione è stata prorogata fino al 31 dicembre 2024 nonostante Corte dei conti e tribunali amministrativi avessero dato torto al concessionario Global Starnet. Aspetto sul quale, dopo l’inchiesta del nostro giornale, è stata presentata un’interrogazione parlamentare da parte del Movimento 5 Stelle. Alesse, così come Caputi, hanno preferito non rispondere alle domande inviate da Domani.

Il nuovo direttore dell’Agenzia dei Monopoli dovrà gestire in prima persona, assieme al ministero del Tesoro, la riforma del comparto giochi, incluse le prossime concessioni da assegnare. Il settore dell'azzardo di stato, nel 2023, ha superato i 136 miliardi di raccolta, intesa come il totale delle puntate dei giocatori. Peccato che all’Erario restino le briciole: 11,5 miliardi. Il gioco online nell’ultimo anno ha contribuito per oltre la metà della raccolta totale. Ed è su questo specifico settore dell’azzardo che il governo interverrà con la delega alla riforma fiscale.

La commissione giochi

La partita oltreché economica è politica. A gestirla è il vice ministro dell’Economia Maurizio Leo, il quale ha scelto come capo di gabinetto Italo Volpe, consigliere di stato e già dirigente apicale dell’Agenzia dei Monopoli. Volpe è però soprattutto un grand commis della scuola di Vincenzo Fortunato: potente burocrate del Tesoro, con Giulio Tremonti e pure con Mario Monti, è stato fino all’ultimo commissario liquidatore, a 200mila euro l’anno, della Società Stretto di Messina, quella che avrebbe dovuto gestire la realizzazione del Ponte, opera tornata in auge con Matteo Salvini ministro delle Infrastrutture.

Seppure i rapporti tra Volpe e Fortunato, raccontano alcune fonti, non siano più idilliaci come un tempo, di certo entrambi conoscono i segreti del sistema giochi. Volpe per via dell’incarico al Mef, Fortunato perché ha gestito la causa di Sisal contro Igt (all’epoca Lottomatica) per la concessione dei Gratta e Vinci. La prima presentò ricorso contro la seconda dopo che il governo Gentiloni aveva rinnovato la concessione senza gara sulla base di una norma del 2009. In questa causa Lottomatica è uscita vittoriosa grazie anche alla sapiente difesa di Fortunato, che all’epoca delle legge “scorciatoia” del 2009 era il capo di gabinetto del ministero del Tesoro Giulio Tremonti.

Per definire i decreti attuativi della normativa sul riordino dei giochi, il viceministro Leo (espressione di Fratelli d’Italia) ha costituito una commissione ad hoc: il coordinatore è Mario Lollobrigida (non è parente del ministro), esperto dirigente dell’Agenzia dei Monopoli. Lollobrigida è stato promosso da Alesse a capo della direzione centrale dei giochi, in pratica un ruolo che pesa come un vice di Alesse, il quale partecipa, insieme a Leo, al comitato di coordinamento che ha ricevuto le osservazioni della commissione sui decreti attuativi.

L’allievo

Tra i pupilli di Fortunato che più hanno fatto strada c’è, appunto, Caputi, che Meloni ha voluto capo di gabinetto a Palazzo Chigi. È il caso di rispolverare il vecchio adagio dell’allievo che supera il maestro. Perché in quanto a potere, influenza e relazioni con il mondo finanziario, il braccio destro di Meloni non è certo secondo al suo mentore.

Nella rete di Caputi, ogni nome estratto fa rima con Giochi. Come quello di Pierangelo Pettinari, commercialista di Civitavecchia, legatissimo al capo di gabinetto di Giorgia Meloni: è l’uomo che tiene i conti delle sue società, come emerge dai documenti ottenuti da Domani. Il curriculum di Pettinari è ricco e variegato. Tra gli incarichi più recenti spicca quella nel collegio sindacale di Lotterie Nazionali. Società del gruppo Igt, è concessionaria in Italia di Gioco del Lotto, Gratta e Vinci, e Lotteria Italia. Il padrone di tutto è il colosso De Agostini.

Pettinari è sindaco di Lotterie Nazionali dal 2022, mentre a giugno 2023 è diventato consulente per l’assistenza amministrativa (5mila euro l’anno) della società pubblica 3-i, che si occupa dei sistemi informatici di Inps, Istat e Inail. Azienda di Stato sulla quale l’esecutivo Meloni ha puntato molto in termini di poltrone.

Per lo studio di Pettinari lavora anche un altro professionista molto noto a casa Caputi: Riccardo Gaballo, amministratore unico della società Spe che fu di Caputi e della moglie, e che i due hanno voluto amministratore del trust di famiglia MLG, di cui beneficiari sono i figli.

Ma è la 3-i a tornare di nuovo centrale in questa storia di potere e relazioni. Il presidente nominato da Meloni è Gennaro Terracciano, avvocato amministrativista e socio di Spin Consulting assieme all’azienda Spe della famiglia Caputi. Spin si occupa di consulenza per imprese e pubbliche amministrazioni.

La coppia Terracciano-Caputi la ritroviamo anche in Unirelab, società del ministero dell’Agricoltura che si occupa di medicina veterinaria. Il primo come assistente amministrativo, il braccio destro della premier siede invece nell’organismo di vigilanza con un contratto da 15mila euro l’anno. Allievi che superano i maestri.

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