Negli ultimi giorni, con l’operatività della certificazione Covi 19 – a partire dal 6 agosto - per l’accesso a una serie di attività e locali, in particolare quelli che svolgono servizi di ristorazione al chiuso, ci si è chiesti se essa sia obbligatoria anche per le mense aziendali.

Per protestare contro la decisione della Hanon systems di Campiglione Fienile, nel pinerolese, di consentire l’entrata in mensa solo ai dipendenti con “green pass”, i sindacati hanno indetto uno sciopero di due ore nella giornata del 13 agosto.

Intanto, nella serata del 12 agosto, la Regione Piemonte ha reso noto che dall’obbligo di certificazione Covi 19 sono escluse le mense aziendali e i servizi di catering su base contrattuale. Infatti, sussistono «sostanziali differenze» tra i servizi offerti dalle mense rispetto alla ristorazione commerciale. Mentre quest’ultima è rivolta a clienti che scelgono liberamente il luogo ove recarsi, la ristorazione aziendale è destinata a una comunità chiusa e individuata, si svolge esclusivamente durante l’orario lavorativo ed è disciplinata da regole contrattuali che obbligano l’appaltatore a fornire la prestazione solo ai dipendenti dell’azienda appaltante.

La mensa viene così equiparata a una «attività di servizio», che non può essere preclusa ai dipendenti stessi.

Il puzzle normativo per le mense

Foto Cecilia Fabiano/ LaPresse 12 Agosto 2021 Roma (Italia) Cronaca Green Pass controlli al Colosseo Nella Foto : turisti esibiscono il Green Pass all’entrata Photo Cecilia Fabiano/ LaPresse August 12 , 2021 Roma (Italy) News : Green Pass certification control auto Coliseum In the Pic : tourists showing the Green Pass certification at the entrance

L’esclusione delle mense aziendali dall’obbligo di esibizione della certificazione Covid-19 trova fondamento in norme emanate in questi mesi. Il decreto-legge di fine luglio (n. 105, art. 9-bis) prescrive tale obbligo per l’accesso «ai servizi di ristorazione svolti da qualsiasi esercizio (…) per il consumo al tavolo, al chiuso».

La disposizione, che fa riferimento espresso a una norma di un decreto-legge di aprile (n. 52, art. 4), non prevede alcuna differenza circa i luoghi ove la ristorazione avviene. Ciò ha indotto molti – inclusi il ministro del Lavoro e quello della Salute - a reputare che il Green Pass valesse anche per le mense aziendali. Ma la ricostruzione del puzzle normativo è più complessa.

Infatti, entrambi i decreti-legge richiamati fanno salvo, per quanto non diversamente disposto, il decreto del presidente del consiglio (Dpcm) del 2 marzo scorso, ove si dispone che «le attività delle mense e del catering continuativo su base contrattuale, che garantiscono la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro», proseguono nel rispetto di protocolli e linee guida (art. 27). Dunque, la disciplina per i due tipi di ristorazione – commerciale e aziendale - è diversa.

Ciò trova riscontro nella circolare del ministero dell’Interno del 5 agosto scorso ove, nel fornire indicazioni riguardanti – tra l’altro - «l’accesso del personale dipendente alle mense di servizio», si dispone che «le attività connesse con la fruizione del vitto sono consentite a tutto il personale, fermo restando il rispetto dei protocolli o delle linee guida dirette a prevenire o contenere il contagio». Dunque, il “green pass” non serve. Invece - prosegue la circolare del Viminale - per l’entrata alla mensa «di persone esterne/ospiti si avrà cura di far rispettare le disposizioni (…) in merito al possesso delle certificazioni verdi Covid-19», confermando così che queste ultime non sono richieste per l’accesso dei dipendenti.

La mensa rientra tra i servizi e le attività che si svolgono in azienda, riguardo a cui il datore di lavoro assolve ai propri obblighi con l’osservanza - oltre che del Testo Unico Salute e Sicurezza sul lavoro (d.lgs. 81/2008) e di specifiche normative - del protocollo condiviso di regolamentazione delle misure di contrasto e contenimento del Covid 19, sottoscritto il 24 aprile 2020 tra governo e parti sociali e aggiornato il 6 aprile 2021 (si veda anche la l. n. 40/2020, art. 29-bis).

Il Garante della Privacy

Anche la normativa in tema di protezione dei dati personali, attraverso un’altra strada, permette di arrivare alle stesse conclusioni. Come affermato dal Garante Privacy - in conformità a norme dell’ordinamento, tra cui quelle del Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali (GDPR) - non è consentito al datore di lavoro raccogliere «informazioni in merito a tutti gli aspetti relativi alla vaccinazione, ivi compresa (...) la avvenuta somministrazione (o meno) del vaccino, e ad altri dati relativi alle condizioni di salute del lavoratore».

Se la mensa si trova nei locali aziendali, sarebbe molto difficile evitare che il datore di lavoro venga a conoscenza di quali lavoratori sono ammessi e quali sono esclusi, a seguito dei controlli da parte del gestore del servizio di ristorazione.

Peraltro, si suppone che, con l’obbligo di “green pass” per entrare quotidianamente alla mensa, quest’ultima sarebbe frequentata solo da chi è vaccinato o guarito da Covid 19. Il costo di un tampone ogni 48 ore, in alternativa alla vaccinazione, renderebbe economicamente oneroso l’accesso per gli altri. E questa sarebbe una chiara indicazione per il datore di lavoro su chi è vaccinato o guarito e chi no.

Dopo la nota della Regione Piemonte, la Hanon systems ha revocato la disposizione sull’obbligo di “green pass” per l’entrata in mensa. Conseguentemente è stato revocato pure lo sciopero già indetto. La questione più generale può così considerarsi chiusa per tutti?

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