A maggio la materna Girasole di Faenza non si vedeva più, l’acqua aveva superato il tetto. Un incubo. A guardarla oggi, senza i bambini e i loro colori, è un edificio senz’anima. Lugubre. La scuola la inizieranno in un altro istituto: la primaria Tolosano ha liberato i laboratori, sono state create le aule, i bagni, e quello che serve. «Rientreranno tutti. Non volevamo fare differenze», dice l’assessore Martina Laghi. L’alluvione e le frane non hanno fermato nessuno degli oltre 500mila studenti che oggi torneranno sui banchi in Emilia-Romagna. Più che un day after è un’alba. Più che di miracolo si parla di determinazione. «Non ci sono istituti che non ripartiranno», spiega il dg dell’ufficio scolastico regionale Stefano Versari. Due sono stati gli aspetti da fronteggiare in questi mesi. Il primo è legato alle frane, da Montefeltro a Bologna, in un territorio lungo circa 150 chilometri. L’altro riguarda il fango, soprattutto nella zona del forlivese. A giugno, per l’alluvione il ministero ha assegnato 8,5 milioni di euro.

Soldi utili alle 120 scuole statali colpite (più tutte le paritarie) che ne hanno fatto richiesta. I contratti degli appalti dovevano essere firmati entro il 31 agosto, e nessuno è rimasto fuori. «A singola richiesta, abbiamo dato», dice Versari.

Niente stime, insomma: la provincia di Ravenna ha ottenuto 3,8 milioni di euro, quella di Forlì 3,5. Nella provincia di Rimini i soldi elargiti sfiorano il milione, 500mila a Bologna, 700mila alle paritarie. «Queste risorse sono state utilizzate in gran parte per i mobili, le attrezzature, i tablet. O per l’edilizia leggera. C’è stata grande flessibilità nel valutare le richieste».

In un istituto di Lugo erano stati sommersi i torni. «Era impossibile recuperarli. Sono stati ricomprati». Quello che ancora non è stato completamente realizzato è di competenza degli enti locali. «Per esempio una caldaia che è da sostituire perché finita sott’acqua. Però ci risulta che gran parte dei lavori sono stati già svolti». Anche grazie a donazioni private.

Arriva Mattarella

Lunedì il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sarà a Forlì per inaugurare l’anno scolastico. Accade da ventitré anni. Cominciò Ciampi, proseguì Napolitano, ma sempre al Quirinale. Mattarella ha voluto un evento itinerante. Quest’anno tocca all’Emilia-Romagna, dove la forza dell’acqua ha devastato le case, i negozi, le scuole. E le vite. Come avviene dopo ogni grande cataclisma resta una simbologia evidente in questo genere di occasioni formali.

È l’uomo che trova la forza di andare avanti. Anche contro la devastazione della natura. Dare il via al nuovo anno scolastico, con tanti studenti da ogni parte d’Italia, ne rafforza il senso. Tutto sarà trasmesso in diretta Rai, dalla pista di atletica del plesso scolastico “Allende”, centro studi che comprende il liceo scientifico, l’istituto tecnico economico Matteucci e il tecnico Saffi-Alberti.

Giovanni Maria Ghidetti, preside del Saffi-Alberti, scuola dai laboratori di eccellenza e indirizzi tra i pochi in Italia - tecnico della moda o tecnico biologico-sanitario - pensa che la scelta sia dovuta alla forte rappresentanza di studenti, «arrivano da Faenza, Forlì, Rimini, Castel Bolognese, simboleggiamo un po’ tutta la Romagna».

Romagna nostra, Romagna di tutti. La Regione ha stimato danni per circa 12 milioni di euro. Le scuole più danneggiate sono tutte nel ravennate: Solarolo, Castel Bolognese, Lugo, Faenza, Conselice e Sant'Agata sul Santerno.

A Romiti, il quartiere di Forlì che è uno dei luoghi più colpiti dall’alluvione, l’Istituto Comprensivo numero 5 ha passato l’estate a ripulire i locali. Con i fondi sono stati riacquistati i mobili. Qualche laboratorio è ancora inagibile, ma pazienza. «Abbiamo lavorato per far sì che i ragazzi abbiano una ripresa normale - spiega Giorgia Picchi, vicario dell’istituto -, e abbiamo ricevuto donazioni da tutta l’Italia, anche materiale e libri per la prima media».

I pianoforti salvati

Al via anche la scuola di musica Federico Mariotti (e le elementari che la ospitano). «Avevamo oltre 40 centimetri d’acqua. Abbiamo rifatto i pavimenti e una parte dei muri in cartongesso, ricomprato i mobili della segreteria. Ci siamo», dice il direttore Flavio Pioppelli. Il 4 ottobre riprenderà anche la Sarti di Faenza. Nei giorni dell’alluvione galleggiavano i dieci pianoforti a coda, i violoncelli, i contrabbassi. Musica triste. «La nostra è una storia di ripartenza», dice fiero il direttore Donato D’Antonio.

Nei casi più colpiti le classi sono state dislocate. A Castel Bolognese - che a dispetto del nome è in provincia di Ravenna - i bambini della scuola dell’infanzia hanno trovato ospitalità nella vicina primaria. Una parte dei bimbi di Sant’Agata sul Santerno andrà a Fusignano. E lo stesso metodo si utilizza a Solarolo (l’asilo nido era la struttura più danneggiata). In altri casi sono state allestite strutture temporanee all’interno di centri sociali o di altri edifici, realizzate in estate per adeguarle alle esigenze scolastiche.

A Lugo, per esempio. O ancora a Sant’Agata. Paola Salomoni, assessore regionale alla Scuola, in prima linea dopo l’alluvione dice che sì, «c’è ancora molto da fare e per questo serve sostenere rapidamente i Comuni per dare il via ai lavori che ancora devono essere eseguiti». E assicura: «Continueremo a monitorare la situazione per garantire che tutte le scuole alluvionate tornino alla normalità il prima possibile».

Quella della scuola è una macchina complessa. Uffici che rimandano a uffici che rimandano a uffici. E d’altra parte sono 533 le istituzioni scolastiche statali sul territorio regionale. Un maxi puzzle, che da oggi vedrà rimettere insieme 536.269 studenti. Una massa che studia, vive, sogna. E si muove.

Uno dei grandi problemi nelle zone più colpite è il trasporto. A Molinella, nel bolognese, il crollo del ponte della Motta continua a essere un problema per la viabilità. «Stiamo lavorando con fatica per garantire il trasporto dei ragazzi della frazione di San Martino in Argine che frequentano le superiori a Molinella», spiega Gianni Righetti, assessore comunale. Ma sono quasi 25.000 le classi in funzione da oggi in Emilia-Romagna, 8.500 nella sola primaria. Sembra quasi un primo giorno di scuola normale.

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