Con l’insediamento sulla cattedra di San Giovanni in Laterano si completa l’inizio del pontificato di Leone XIV, che rientrando in Vaticano venera a Santa Maria Maggiore l’antica icona della «madre di Dio» detta «salvezza del popolo di Roma», salus populi Romani. Il pontefice – che è tale in quanto successore dell’apostolo Pietro e vescovo di Roma – prende possesso della sua cattedrale, «madre e capo di tutte le chiese della città e del mondo», due settimane dopo l’elezione.

Pochi giorni, dunque, ma che sono bastati per cogliere i tratti distintivi di Prevost. Si è infatti subito capito, da parole meditate e da uno stile che scansa il protagonismo, soprattutto una cosa: il quarto vescovo di Roma non italiano, a differenza dei tre ultimi predecessori, sarà un papa di governo, quel governo che per motivi diversi è stato insufficiente e lacunoso nei pontificati di Wojtyła, Ratzinger e Bergoglio.

Anche se Leone XIV mantiene il profilo religioso che nel 1958, proprio durante l’ingresso in Laterano, delineava Giovanni XXIII, indicando i tratti da allora ricercati nel papa di Roma. «Non è più al principe, che si adorna dei segni della possanza esteriore, che ormai si riguarda: ma al sacerdote, al padre, al pastore». Profilo che appartiene anche all’agostiniano di Chicago, missionario per decenni in Perù, che si è presentato al mondo come un cristiano e un vescovo.

La fase della distensione

Sintomatico è quanto Leone XIV ha detto nell’udienza a curiali e dipendenti vaticani: «I papi passano, la curia rimane». Frase distensiva dopo i dissapori e il malessere accumulatisi durante gli anni bergogliani e che intende responsabilizzare quanti lavorano in Vaticano – per loro il pontefice ha disposto una gratifica di cinquecento euro, tradizionale dopo la sede vacante ma non concessa da Francesco – e che soprattutto vuole coinvolgere collegialmente la curia romana.

L’americano Prevost è di casa a Roma. Qui ha completato la sua formazione accademica, qui è stato per dodici anni priore generale del suo ordine – peraltro viaggiando in molti paesi – e qui, chiamato da Bergoglio, è tornato all’inizio del 2023 in un posto chiave della curia papale come prefetto dell’organismo che si occupa dei vescovi.

Eletto vescovo di Roma, il papa ha iniziato a San Pietro il pontificato e completa l’insediamento con il «possesso» di San Giovanni. Il luogo dove sorge la basilica, chiamato nel medioevo campus Lateranensis e che da anni ospita il concertone del primo maggio, è carico di storia. Grazie soprattutto a un fatto quasi dimenticato: essere stato residenza papale quasi ininterrottamente per oltre un millennio, un periodo lunghissimo che può essere paragonato solo alla durata del palazzo costantinopolitano abitato dagli imperatori bizantini.

Il ruolo di Costantino

All’origine vi è la decisione di Costantino, vincitore nel 312 sul rivale Massenzio, di sciogliere le truppe scelte dell’avversario e di concedere alla comunità cristiana di Roma i terreni delle loro caserme, che sorgevano in una zona orientale della città a ridosso delle mura Aureliane. In questa zona – periferica come quelle dove l’imperatore fa erigere le basiliche vaticana e ostiense sulle tombe degli apostoli Pietro e Paolo – viene edificata la cattedrale del Salvatore, l’attuale San Giovanni.

Nella stessa area s’insediano il papa e la curia in un complesso che progressivamente s’ingrandisce – a imitazione appunto del palazzo imperiale di Costantinopoli – e prende il nome di patriarchium. Se nulla si sa delle residenze dei vescovi di Roma fino all’età costantiniana, importanti resti del grandioso complesso medievale sono venuti alla luce la scorsa estate (ma subito interrati) durante la sistemazione in vista del giubileo dell’enorme piazza antistante la basilica, com’era del resto prevedibile, e solo in futuro sarà chiarito il loro destino.

I due poli

Sede papale, il Laterano soffre per secoli la concorrenza del Vaticano, l’altro grande polo cristiano della città. Di fronte all’attrazione esercitata dalla gigantesca basilica sorta sulla tomba del primo degli apostoli, il Laterano – che pure tra il 1123 e il 1215 ospita ben quattro concili considerati ecumenici dalla chiesa cattolica (seguiti da un quinto proprio negli anni precedenti la riforma protestante) – è destinato inesorabilmente a perdere importanza. Come mostra anche la decisione di Innocenzo III, morto nel 1216, di costruire un primo palazzo adiacente a San Pietro.

Il ridimensionamento dell’area lateranense, con la costruzione dell’attuale palazzo del Vicariato, avviene tra il 1586 e il 1589 per volere di Sisto V. Anche se il pontefice ordina di collocare sul fianco settentrionale di San Giovanni l’obelisco egizio più antico e più alto del mondo.

Risalente al XV secolo avanti Cristo, ricoperto di geroglifici e proveniente da Tebe, il monolite nel 335 era stato fatto trasportare dall’imperatore Costantino sul Nilo fino ad Alessandria, e da qui nel 357 suo figlio Costanzo II l’aveva destinato al Circo Massimo di Roma. Crollato nel medioevo e spezzato in tre pezzi, l’obelisco viene restaurato e innalzato in Laterano.

Sin dall’età tardoantica, ma soprattutto durante il medioevo, anche l’elezione e le cerimonie d’insediamento del pontefice – che prevedono la «presa di possesso» della cattedrale e della residenza papale – sono coinvolte nella dialettica tra Laterano e Vaticano. Con il tempo si stabilizza una processione da San Pietro a San Giovanni, secondo una via papalis peraltro variabile e con cerimoniali fitti di simboli complessi.

Tra questi l’incontro rituale del pontefice con l’antichissima comunità ebraica di Roma diviene occasione – negli ultimi secoli medievali, ma anche oltre – di gesti ed episodi caratteristici del disprezzo antigiudaico, nell’ambiguità dell’atteggiamento papale, oscillante tra protezione e ostilità. Sempre più fastosa, la processione del pontefice comprende il Campidoglio, sin dal medioevo simbolo del potere municipale, e in età moderna anche il Gesù o Santa Maria Maggiore. Finché la presa di Roma nel 1870 sospende per sessant’anni la cerimonia del possesso a San Giovanni in Laterano.

La macchina di Pio XII

Papa moderno che si farà fotografare mentre batte a macchina i suoi discorsi, Pio XII è nel 1939 il primo a percorrere in macchina l’itinerario dal Vaticano al Laterano. Un ventennio più tardi – il 23 novembre 1958, quasi un mese dopo l’elezione – per Giovanni XXIII il giorno della «presa di possesso» della basilica è uno dei «più belli» della sua vita. Poi, durante il rientro in Vaticano, che nel suo diario definisce «semplicemente trionfale», si ferma nella basilica di San Clemente per manifestare il suo «amore per l’Oriente cristiano».

A rinnovare decisamente i riti d’inizio del pontificato è Benedetto XVI che, nel 2005, qualche giorno prima di recarsi in Laterano visita nella basilica ostiense il sepolcro dell’apostolo Paolo. Altrettanto ha fatto Leone XIV, per mostrare come il papa – che «non è un sovrano assoluto», come nell’insediamento a San Giovanni dice Ratzinger – derivi la sua autorità sia da Pietro che da Paolo.

© Riproduzione riservata