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Il silenzio su Autostrade ci è costato 83 morti

Tutti sapevano, nessuno osava dirlo, dentro l’azienda e fuori ma adesso è scritto nelle carte giudiziarie e lo ammettono i manager intercettati: da anni l’azienda mette a rischio vite per garantire profitti ai soci

 

  • Gli indagati per il crollo del Ponte Morandi parlano e straparlano al telefono, i magistrati ascoltano e fanno trascrivere. Ogni cosa è illuminata.
  • La notizia che Aspi da molti anni risparmia sulle manutenzioni, mettendo a rischio la vita delle persone, allo scopo di arricchire i suoi manager e i suoi azionisti, è scritta nero su bianco nell'ordinanza di custodia cautelare.
  • E la notizia non è contenuta nelle ipotesi accusatorie ma nelle parole intercettate ai massimi vertici del gruppo attualmente in carica: in primo luogo il plenipotenziario della famiglia Benetton, Gianni Mion, l'uomo che sta trattando con il governo Conte sulla sorte della concessionaria autostradale.

Adesso le tessere del mosaico combaciano. Gli indagati per il crollo del Ponte Morandi parlano e straparlano al telefono, i magistrati ascoltano e fanno trascrivere. Ogni cosa è illuminata. Fino al crollo del viadotto genovese (14 agosto 2018) la società Autostrade per l'Italia (Aspi) perseguiva sistematicamente la massimizzazione degli utili e dei dividendi per gli azionisti di controllo, la famiglia Benetton, comprimendo le spese di manutenzione anche in presenza del rischio, cinicamente calc

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