Dopo la frana che ha colpito l'isola di Ischia c’è un sindaco che difende il suo territorio e, sui giornali e in televisione, si batte contro l’idea diffusa di addebitare ogni colpa dell’ennesima tragedia all’atavica e irrisolta questione dell’abusivismo edilizio.

«Quando ci sono tragedie al nord si parla di abusivismo? Stiamo parlando di un pezzo di montagna che si è staccato ed è arrivato a valle, una cosa mai vista», dice. Si chiama Giacomo Pascale e in famiglia ha avuto un problema: la casa della madre era abusiva e ha ottenuto, nel 2021, il permesso di costruire in sanatoria.

Da chi? Dal comune di Lacco Ameno, settore urbanistica ed edilizia, comune dove il figlio è sindaco. Il tutto rispettando le norme e le leggi vigenti.

«Se il ministro Gilberto Pichetto Fratin si riferisce a quanto accaduto a Casamicciola credo che non sappia di cosa stiamo parlando. Se il discorso è in generale faccia una legge che prevede l’arresto dei sindaci. Se pensa che così risolve il problema proceda subito», ha detto Pascale, nelle scorse ore, replicando al ministro dell’Ambiente che ha evocato le manette per i sindaci.

La casa di mamma

La storia di famiglia tiene dentro vent’anni di condoni e articoli inseriti in decreti, come quello Genova che risale al primo governo Conte, quello con Di Maio e Salvini a fare i burattinai dell’esecutivo.

La pratica della signora risale addirittura all’anno 2003, quando al governo c’era Silvio Berlusconi che regalava all’Italia il terzo condono, il primo lo aveva firmato l’amico Bettino Craxi e il secondo sempre lui, l’allora cavaliere di Arcore.

La madre dell’attuale sindaco richiedeva così la concessione edilizia in sanatoria proprio ai sensi della legge 326 del 2003, appena approvata, per gli interventi abusivi consistenti «nella realizzazione di un’unità immobiliare ad un livello destinata a uso residenziale», si legge nella pratica.

Una casa a un piano, a Lacco Ameno, e Di Costanzo faceva legittimamente richiesta secondo la legge che premiava gli abusivi del mattone.

La storia era ancora aperta, nel 2019, quando la proprietaria presentava a integrazione della domanda di condono edilizio un’autocertificazione ai sensi delle norme, regionali e nazionali, che si erano susseguite negli anni.

«Nel 2017 c’era stato un terremoto e la cosa era stata colpita dal sisma, mia madre è una terremotata», racconta il sindaco Pascale che non si sottrae alle domande.

Quell'area ricade nella zona dei vecchi centri urbani adiacenti ad aree di interesse ambientale, la pratica è stata accolta perché ha ottenuto nel 2019 dalla commissione locale per il paesaggio un parere favorevole perché non ostruisce punti panoramici.

L’autorizzazione, firmata dall’architetto Alessandro Dellegrottaglie, ripercorre le leggi in materia fino al decreto Genova, con l’articolo 25 nel quale vengono definite le istanze di condono «relativi agli immobili distrutti o danneggiati dal sisma del 21 agosto 2017», come la casa dei genitori del sindaco.

Nell’articolo c’era scritto che le procedure sono definite previo rilascio del parere favorevole da pare dell’autorità preposta alla tutela del vincolo paesaggistico. Un parere che è arrivato nel novembre 2019.

Così la storia si è chiusa, nel 2021, a distanza di 19 anni dalla richiesta di condono con tanto di pubblicazione del permesso nell’albo pretorio dell’ente.

Il comune è guidato da Giacomo Pascale dal 2015, riconfermato nel 2020 quando ha battuto un potente ras di Forza Italia, Domenico De Siano, ex coordinatore del partito azzurro in Campania e già deputato, oggi nel terzo polo renziano. Una volta vicini poi avversari.

Le risposte del sindaco

«Il condono per mamma'», titolava il quotidiano dell’isola Il Dispari lo scorso anno raccontando la storia. Ma perché per gestire la pratica ci sono voluti 19 anni?

«Questa pratica di condono era assoggettata alla 326 (il condono del 2003) e non era stata esaminata nei tempi dovuti. È stata esaminata perché la casa è stata colpita dal sisma, dovrebbe entrare nel piano di ricostruzione, la pratica sarà valutata dalla struttura commissariale».

È servito l’articolo 25? «Sotto questo aspetto, sì, ma non si può dire che non sarebbe rientrata comunque», dice prima di difendere quella norma, fortemente attaccata dalle associazioni ambientaliste.

«È stata fatta perché quando abbiamo avuto il terremoto il 99 per cento del patrimonio edilizio poteva rientrare nelle tre leggi di condono, le cui pratiche erano ancora inevase. Il legislatore è intervenuto per fare rientrare i proprietari nello status di terremotato».

Proprio come la casa della madre del sindaco, ma quello era un abuso di necessità? «Dentro ci sono i sacrifici dei miei genitori, quella zona non ha vincoli. Una storia comune, comunque alla fine mia mamma ha pagato 50mila euro di oneri», conclude. E l’abuso non c’è più.  

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