«Ero stufa di quello che avevamo, volevo chiudere la relazione, ma soprattutto volevo scendere dalla macchina e farmela a piedi. Poi il vuoto totale». Elisa, sorriso brillante, occhi verdi, oggi 21enne racconta così della volta in cui il suo ex ha tentato di ucciderla. «I ricordi ricominciano quando sono ormai sotto la macchina, incastrata con la gamba destra sotto la ruota anteriore e il bacino completamente bloccato, mentre imploro aiuto». Alla guida della macchina c’era il suo ex. La versione di lui è che la macchina abbia fatto diversi giri ed Elisa sarebbe stata sbalzata fuori. Un’altra voce che è stata messa in giro è che sia stata Elisa ad essersi lanciata dall’auto mentre i due litigavano. Elisa non ricorda molto, sa che a chiamare i soccorsi è un passante mentre l’ex è lì davanti a lei, inerme a disperarsi. Viene trasportata in ospedale, resta in rianimazione completamente sedata fino al 10 aprile, quando viene sottoposta all’operazione per la ricostruzione del bacino.

L’inizio delle indagini

«I carabinieri sono venuti la sera stessa in ospedale, hanno provato a farmi qualche domanda, ma io ho reagito male, quando mi hanno chiesto se potesse essere stato lui ad investirmi, sono scoppiata in un pianto atroce». Elisa non ha denunciato mai direttamente, non è disposta ad affermare un falso, dal momento che i suoi ricordi sono confusi. Si apre così un’indagine d’ufficio, appesantita da una consulenza tecnica d’ufficio molto lunga. Ma le lesioni della ragazza risultano da subito gravissime e soprattutto gli sportelli dell’auto vengono ritrovati tutti chiusi, i vetri intatti, nessun dubbio ma un’unica versione: quella che allora era il suo fidanzato l’ha investita mentre Elisa stava camminando in corrispondenza del ciglio erboso.

Elisa resta sedata per svariati giorni fin quando viene trasferita in reparto, qui il suo ex si reca due volte, sfuggendo alle domande che la ragazza gli fa. «Si è comportato normalmente, io lo volevo accanto quindi ero contenta, ma non c’è mai stato realmente. Una volta è arrivato a dire che è stato il Karma».Trascorsi diversi giorni, la ragazza riesce piano piano a realizzare il tutto e a capire che non può trattarsi di un incidente. «Ci è voluto tanto per prenderne atto e realizzare il tutto, ma oggi posso dire che è stato come se fossi rinata in quel frangente, ho capito di non esserne mai stata innamorata, ero succube di una relazione malata. È stata una liberazione».

I precedenti

Elisa inizia così a mettere insieme i pezzettini di un puzzle che costruiscono il quadro di un amore tossico. Una settimana prima dell’incidente c’era stata un’altra litigata, il motivo sempre banale, Elisa aveva scambiato due parole con un ragazzo su una serie tv, l’ex, ossessionato dalla sua gelosia, l’aveva trascinata fuori dalla macchina procurandole diverse escoriazioni sulla schiena. Elisa non si arrabbia con lui, anzi. «Mi sono incolpata io, perché nonostante fosse una cosa super banale, mi sono detta che lui era geloso e che avessi sbagliato io a parlare con un altro ragazzo. Ho giustificato l’ingiustificabile. L’ho perdonato».

Ai carabinieri dopo l’incidente del 4 aprile 2018 vengono consegnate da parte delle amiche della ragazza anche delle chat in cui l’ex tranquillamente confermava di averla trascinata fuori dalla macchina, la settimana prima. I dubbi svaniscono, il ragazzo viene indagato, ma solo per lesioni gravissime, mai per tentato omicidio, nonostante una perizia da parte del Ctu che attesta l’investimento volontario, resa agli atti più di un anno fa e consegnata a fine agosto 2019.

Ad oggi non c’è ancora mai stata neanche un’udienza. «È libero, continua la sua vita in maniera del tutto normale, mentre io la vita di sempre non potrò mai riaverla e non credo sia giusto», dice Elisa. Il legale del ragazzo, interpellato da Domani, non ha voluto rilasciare dichiarazioni su nessun aspetto della vicenda. 

Il corpo della ragazza, ferito e sottoposto a diverse operazioni, oggi è invalido del 60 per cento. «In ospedale avevo la fobia di perdere un arto a causa del nervo sciatico interrotto. Oggi ho insensibilità solo in alcune parti del corpo. Ma è rimasta la paura più forte, quella di morire, che mi ha causato diversi attacchi di panico. Ci sono giorni in cui non riesco a camminare».

Elisa ricorda che durante la sua permanenza riabilitativa in ospedale è stata provata da giorni traumatici, noia mortale e tristezza infinita. Ma non si è persa mai d’animo, voleva tornare a camminare. «Ricordo che fu un aprile molto caldo, l’unica cosa che essenzialmente potevo fare era stare a telefono. Vedevo la gente sui social che andava al mare, lo desideravo tanto anche io, ma non potevo, non potevo alzarmi, l’ho vissuta veramente male, ma non ho mai mollato».

Il post

Elisa ha deciso di raccontare la sua storia pubblicamente sui social, poi è andata anche in tv, a Tg2 Storie. «L’ho fatto per lanciare un messaggio, più volte mi è stato detto che da me nessuno lo avrebbe mai immaginato. So di dare l’impressione di essere forte, anche fredda perché non esterno molto i miei sentimenti, per questo per gli altri non puoi essere una persona incline a subire violenza», dice.

«Voglio chiarire che non c’è una persona più predisposta di un’altra a subire violenza. Bisogna dare voce alla propria storia, non c’è da vergognarsi, non deve vergognarsi chi subisce violenza ma chi la fa». Il post ha avuto effetti immediati: «la cosa che mi ha reso tanto felice è che tante ragazze mi hanno scritto che, tramite il mio post, hanno trovato la forza di denunciare o di lasciare».

Oggi desidera Elisa solo una cosa, avere giustizia, anche contro  chi giustifica le violenze e ne scarica le responsabilità sulle vittime.

© Riproduzione riservata