Marko Rupnik, il gesuita e artista accusato di abusi, a inizio giugno è stato a Mostar, in Bosnia ed Erzegovina, ospite dell’ordine dei francescani, in occasione della chiusura dei lavori di ristrutturazione della chiesa dei Frati minori di San Pietro e Paolo. Negli stessi giorni è stato visto anche sull’isola di Hvar, in Croazia, a quattro ore di viaggio da Mostar. Una fonte che preferisce rimanere anonima ha raccontato a Domani che il gesuita, d’accordo con il vescovo di Hvar-Brač-Vis, monsignor Ranko Vidović, sta progettando il restauro della cappella del Palazzo vescovile della città di Hvar.

L’artista sloveno continua quindi a viaggiare, a monitorare i lavori in corso e persino a progettare nuove opere, noncurante delle restrizioni che gli sono state imposte dal suo superiore, padre Johan Verschueren, delegato per le Case e le Opere interprovinciali romane della Compagnia di Gesù, e che gli vietano di lasciare il Lazio e di accettare nuovi incarichi, «in modo particolare nei confronti di strutture religiose, chiese, istituzioni, oratori e cappelle, case di esercizi o spiritualità».

Proibizioni attualmente in vigore, come ha confermato padre Verschueren a Domani, ma che evidentemente non hanno turbato il noto artista e teologo, sotto inchiesta da mesi da parte della Compagnia per le accuse di abusi nei confronti di numerose suore. Padre Verschueren non era a conoscenza degli spostamenti di Rupnik, così come non sapeva che la srl Rossoroblu, che gestisce le commissioni e i proventi dei mosaici del Centro Aletti, appartiene al 90 per cento al gesuita, come raccontato su Domani il 14 aprile.

Il vescovo e il vicario

Nella chiesa dei francescani di Mostar, Rupnik e il suo atelier artistico hanno realizzato un’imponente opera di decorazione dal 2018 al 2021, ricoprendo la volta e le pareti con affreschi e l’abside con un mosaico di 700 metri quadri.

Lavori ultimati nei giorni scorsi ma non ancora pagati: i francescani hanno infatti sollecitato i fedeli a contribuire con donazioni, mentre un nuovo imponente restauro è iniziato nella vicina chiesa di Rodoč.

Rupnik vanta delle amicizie anche sull’isola dalmata di Hvar. L’attuale vescovo di Hvar-Brač-Vis Ranko Vidović era infatti parroco dell’Isola della Madonna a Salona (Spalato) quando, nel settembre 2020, è stata inaugurata la chiesa della Sacra Famiglia, decorata con i mosaici e gli affreschi dell’artista sloveno.

In occasione dell’ordinazione di Vidović a vescovo di Hvar, nel maggio 2021, la città di Salona gli aveva donato un bastone da pastore, anche questo realizzato da Rupnik, segno di un legame consolidato che oggi potrebbe portare a nuovi progetti artistici nel palazzo vescovile che si affaccia sulla piazza principale della città.

Secondo quanto riferisce una fonte, però, l’idea di Vidović di affidare a Rupnik la decorazione della cappella del Palazzo vescovile di Hvar non è andata a genio al vicario generale, monsignor Stanko Jerčić.

Il vicario, trovando inopportuna la scelta di affidare i lavori a un sacerdote sotto inchiesta per abusi, avrebbe anche scritto una lettera di protesta indirizzata al vescovo e al nunzio apostolico a Zagabria, l’arcivescovo Giorgio Lingua. Jerčić, interpellato da Domani, ha dichiarato «di non essere disponibile a parlare di questi fatti con i giornalisti», mentre il nunzio ha affermato di non essere a conoscenza del progetto della cappella e di non aver ricevuto nessuna lettera.

Don Robert Bartoszek, parroco di Vrboska, un piccolo centro dell’isola, ha risposto bruscamente a Domani che «i preti devono avere l’autorizzazione del vescovo per parlare con la stampa». Silenzio, per ora, dal palazzo vescovile.

Che Rupnik non tenga in nessun conto le indicazioni dei suoi superiori è però ormai evidente, così come è chiaro che continua a portare avanti le trattative per le sue opere, personalmente o tramite membri del Centro Aletti.

La sua disinvoltura nel viaggiare e nell’ignorare le restrizioni sono il segno che continua a godere di molte protezioni, nonostante le denunce di abuso e lo scandalo accertato della scomunica per aver assolto in confessione una novizia con cui aveva appena avuto un rapporto sessuale.

Inoltre, stride non poco il fatto che a Rupnik venga permesso di proseguire le sue attività come se nulla fosse, in totale spregio delle vittime, proprio mentre altrove si discute dell’opportunità di rimuovere i suoi mosaici, a cominciare dal Santuario di Lourdes dove nel 2007 ha realizzato la facciata della Basilica del Rosario.

Il segnale del papa

Inquietante in questo senso il segnale lanciato lo scorso 3 giugno da papa Francesco che, pur non parlando apertamente del caso Rupnik, ha lasciato ben intendere la sua posizione sul futuro delle opere del confratello sotto inchiesta.

Come rimarcato dal blog Il Sismografo, infatti, durante un videomessaggio di saluto al congresso mariologico dell’Aparecida in Brasile, il papa ha descritto minuziosamente un quadro di Rupnik presente nella sua residenza a Santa Marta. Un errore, una disattenzione, o piuttosto l’indicazione di una precisa volontà di sostenere Rupnik?

Sostegno che probabilmente non è comunque mai venuto a mancare, se è vero che la scomunica impartita dall’allora Congregazione per la dottrina della fede è stata tolta dalla Santa Sede, e quindi con ogni probabilità dallo stesso Bergoglio.

Difficile pensare, in ogni caso, che il papa ne fosse all’oscuro anche se, ufficialmente, Francesco ha negato ogni coinvolgimento nella spinosa faccenda.

In questo clima sempre più torbido si attende l’esito dell’inchiesta della Compagnia di Gesù, che dovrebbe essere reso noto entro l’estate e potrebbe comportare l’espulsione di Rupnik dall’ordine dei gesuiti.

 

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