La procura di Firenze ha chiuso le indagini sulla fondazione Open. Tra gli indagati ci sono l’ex primo ministro Matteo Renzi, l’ex ministra Maria Elena Boschi, l’ex sottosegretario Luca Lotti, imprenditori e finanziatori della cassaforte renziana. La fondazione, secondo la pubblica accusa, raccoglieva contributi per sostenere l’attività politica di Renzi, violando le norme dei finanziamenti ai partiti.

Tra gli indagati c’è anche mister AstraZeneca, l’imprenditore Piero Di Lorenzo e il suo progetto di tv scientifica. Attraverso i documenti giudiziari, le delibere del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e le parole del ricercatore che ha denunciato le anomalie di questa iniziativa, si può ricostruire cosa è successo e come è nato il sogno di questa “impresa” televisiva.

Lo scorso aprile i finanzieri hanno ascoltato come persona informata sui fatti Vito Mocella, ricercatore e consigliere scientifico del Cnr. «Quel progetto, finanziato con i soldi del Cipe, presentava diverse anomalie», dice Mocella. Domani si era occupato del caso a giugno, quando aveva rivelato la richiesta del Cnr al consorzio Cnccs (Collezione nazionale di composti chimici e centro screening) di restituire quasi 5 milioni di euro.

Cnccs è una società consortile fondata nel 2010 da Piero Di Lorenzo. La sua Irbm detiene il 70 per cento delle quote, le altre sono divise tra l’Istituto superiore di sanità (10 per cento) e il Cnr (20 per cento). Il Cnr ha praticamente chiesto indietro dei soldi a una società di cui è socio.

Del suo sogno televisivo Di Lorenzo aveva parlato anche a Giuseppe Conte, allora primo ministro, nel febbraio 2020. Ma l’idea della televisione scientifica, naufragata e finita al centro dell’inchiesta giudiziaria, era già nata con il governo Renzi.

L’inchiesta di Firenze

A Firenze Di Lorenzo è indagato insieme ad Alberto Bianchi, ex legale di Renzi ed ex presidente di Open, per traffico di influenze illecite.

Bianchi avrebbe sfruttato i rapporti con Luca Lotti, che era sottosegretario alla presidente del Consiglio e a capo del Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe). I magistrati ricostruiscono tutta la genesi dell’iniziativa.

È stato proprio il Cipe ad erogare un finanziamento pubblico per la realizzazione della tv a favore del consorzio Cnccs.

Secondo l’accusa il patto prevedeva, come prezzo della mediazione di Bianchi, che Di Lorenzo finanziasse la fondazione Open con 130mila euro.

La procura contesta un illecito amministrativo alla stessa Irmb spa, la creatura di Di Lorenzo che ha contribuito, insieme all’università di Oxford, alla produzione del vaccino AstraZeneca.

Di Lorenzo avrebbe commesso il reato di traffico di influenze illecite «nell’interesse della medesima società (avendo agito per ottenere l’erogazione di finanziamenti pubblici per la realizzazione di una tv)».

La denuncia

Mocella aveva già segnalato agli inquirenti che la vicenda del finanziamento della televisione scientifica, avvenuta con una delibera del Cipe che stanziava 9,6 milioni di euro al Cnr, presentava diverse anomalie. E le aveva denunciate sia all’interno del consiglio di amministrazione sia pubblicamente.

«Il progetto era stato approvato dal Cnr senza l’ok (come prevede lo statuto) del consiglio di amministrazione. L’anomalia principale è che l’allora presidente del Cnr, nominato da Renzi, ci aveva comunicato immediatamente la necessità di fare una convenzione con il consorzio Cnccs per l’attuazione del progetto, io avevo palesato le mie perplessità visto che l’oggetto sociale del consorzio era molto distante da quello richiesto per una tv scientifica».

I dubbi di Mocella vengono affrontati in alcune riunioni. «Ho conosciuto Di Lorenzo nelle fasi realizzative del progetto anche per discutere di queste perplessità. Lui ha più volte vantato i rapporti con la politica, mi ha invitato a partecipare ad alcuni eventi organizzati dalla fondazione Versiliana che presiedeva, ma ho sempre rifiutato».

Il progetto è stato poi discusso dal cda del Cnr nel settembre 2018, quando al governo c’era Giuseppe Conte. Ma come è finita quell’iniziativa?

Sempre spenta

Il Cnr, lo scorso giugno, citando anche l’Autorità nazionale anticorruzione, ha chiarito che non erano stati forniti dal consorzio elementi che dimostrino «la regolare esecuzione del progetto». Si arriva così alla risoluzione della convenzione e alla richiesta di restituzione dei quasi cinque milioni di euro versati. Piero Di Lorenzo ha detto di aver denunciato il consigliere del Cnr che gli ha fatto la guerra. «Non ci guadagna un euro nessuno, restituiremo i soldi, ma se ci sono interventi immotivati per bloccarla, qualcuno ne risponderà. Le strutture di presidenza del parlamento e della Commissione europea hanno espresso in più occasioni l’entusiasmo per tale progetto. I soldi sono in un conto corrente dedicato, niente abbiamo speso perché avevamo capito che erano in corso verifiche», ha detto il patron di Irmb lo scorso giugno a Domani.

Pochi giorni dopo il nostro articolo Di Lorenzo (il Cnccs) ha restituito i quasi 5 milioni ricevuti per il progetto tv. Naufragato e ora sotto inchiesta.

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