Nuove ombre su San Siro. Indagine sul nuovo stadio

«In caso di indagini si può valutare il recesso dal contratto». Per il momento la clausola sottoscritta dalle parti coinvolte nella compravendita dello stadio San Siro a Milano è stata accantonata. Del resto un’indagine per turbativa d’asta sul Meazza esiste e ieri ha compiuto ulteriori passi. I pubblici ministeri Paolo Filippini, Giovanni Polizzi e Giovanna Cavalleri hanno ascoltato, come testimone, il promoter e fondatore del comitato “Sì Meazza”, Claudio Trotta. Bye bye stadio Meazza. La giunta Sala approva la vendita a Inter e Milan Trotta aveva già denunciato, con una lettera indirizzata all’amministrazione guidata da Beppe Sala, presunte irregolarità riscontrate nell'avviso pubblico riguardante la raccolta di manifestazioni di interesse relative sullo stadio. «Quell'avviso – ha ribadito il promoter davanti ai pm – dava 37 giorni per presentare eventualmente un interesse a fronte di un lasso temporale di cinque anni e mezzo in cui le società di calcio avevano continuato a interagire con il Comune». Così per Trotta quella del Comune corrisponderebbe a una vera e propria «speculazione immobiliare». «Non vi pare un po' strano che a fronte di cinque anni e mezzo di trattative ci siano 37 giorni per fare una proposta alternativa per un progetto di questo genere? Ognuno può interpretare questa cosa alla luce del sole. A chi giova vendere un bene pubblico perfettamente funzionante, non fatiscente, che va ristrutturato e ammodernato? Dov’è l'interesse pubblico? Dove è la visione politica in tutto questo? Lasciamo perdere il valore iconico, il disastro ambientale, l'aumento della cementificazione. Si tratta di un'operazione che non ha nessun senso e giovamento per la città», ha concluso l’imprenditore all’uscita del tribunale. Il fascicolo sullo stadio, nato proprio da un esposto del comitato di attivisti, era stato aperto per accertare l’esistenza del "vincolo" su San Siro e dunque per verificare se fosse lecita la possibilità di abbatterlo o meno. Ora gli approfondimenti, realizzati col supporto del nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza meneghina, si allarga. Sotto la lente degli inquirenti è finito, infatti, il bando sulla vendita della struttura. Struttura che ieri ufficialmente è passata nelle mani dei nuovi proprietari: i club di Inter e Milan che, attraverso la società Stadio San Siro spa e il supporto di finanziamenti disposti da istituti bancari internazionali, hanno sottoscritto il rogito cinque giorni prima del termine utile per poterlo fare. «Un nuovo capitolo per la città: lo stadio risponderà ai più alti standard ed è destinato a diventare una nuova icona architettonica per Milano», hanno commentato con entusiasmo le squadre, che non sembrano affatto turbate dall’inchiesta in corso che, al momento, risulterebbe senza indagati. Ma che certamente è destinata ad ampliarsi. Stadio, «squali» e pm. Così i fedelissimi proteggevano Sala «Mi sembra astronomicamente lontano da una tempesta giudiziaria, è un venticello. Di fronte ad un cittadino che si lamenta perché la procedura di gara non è stata di sua soddisfazione, la procura fa indagini per capire. Tutto qua», ha detto il presidente del Milan Paolo Scaroni. L’indagine, intanto, prosegue. E per Trotta e il resto del comitato “Sì Meazza”, che aveva pure presentato un esposto alla Corte dei Conti, è importante. «Un bene pubblico – dicono gli attivisti – è stato svenduto attraverso una concessione che ha messo Inter e Milan in una condizione di grande privilegio». Equalize, il giallo sui dati rubati e la fuga di notizie. Pazzali ai pm: «Allo stadio un finanziere mi disse di stare tranquillo»