Una società con commesse anche in Albania, un responsabile che non risulta socio e neanche amministratore unico e una vecchia storia di una presunta estorsione che lo ha coinvolto anni fa. Emerge anche questo, due giorni dopo la tragedia di Brandizzo, sull’impresa per la quale lavoravano i cinque operai morti, travolti e fatti a pezzi da un treno in corsa nella stazione in provincia di Torino. Al momento c’è una sola certezza: la strage si poteva evitare.

Sotto accusa è finito il meccanismo di comunicazione, la pratica dei subappalti, l’assenza di controlli e anche di deterrenza dell'azione penale, i processi per omicidio colposo si concludono tutti con la prescrizione o con condanne lievi. Rete ferroviaria italiana si è affidata a un comunicato per chiarire che le manutenzioni «sarebbero dovute iniziare soltanto dopo il passaggio di quel treno». In pratica il cantiere doveva partire quando il responsabile della squadra operativa, in questo caso dell’impresa esterna, riceveva il nulla osta dal personale della rete ferroviaria italiana.

La procura di Imperia ha aperto ovviamente un fascicolo e a breve saranno iscritti nel registro i primi indagati, si apprende che ci sarebbero state importanti violazioni dei protocolli per il rilascio del nulla osta e delle autorizzazioni a svolgere le manutenzioni sui binari che dovrebbero essere messe per iscritto.

Questo sarebbe avvenuto con l'aggravante che i lavori sul binario 1 della linea Milano-Torino per la sostituzione di un tratto di rotaia si sarebbero svolti sotto lo sguardo diretto di uno dei responsabili formali del rilascio autorizzativo. E allora di chi è la colpa? La Procura guidata da Gabriella Viglione ha strutturato un pool di magistrati per seguire il caso e il convoglio è sotto sequestro.

L’indagine per estorsione

Sui giornali a parlare a nome della Sigifer è Franco Sirianni che, però, non è socio e neanche amministratore unico della società, è il capostipite e ricopre il ruolo di direttore generale. «Non so cosa dire ora, è una tragedia: penso solo che ci sono cinque famiglie distrutte. Anche noi in azienda siamo senza parole, non abbiamo mai visto nulla del genere», ha detto poche ore dopo la strage.

La Sigifer è un’azienda storica nel settore, con sede a Borgo Vercelli, attiva nel ramo dell’armamento ferroviario dagli anni novanta, dal 2000 diventa società in nome collettivo con proprietari i fratelli, Franco e Giuseppe. Si trasforma in una srl nel 2016 quando soci diventano Tiziana Gazzignato, Simona e Daniele Sirianni con direttore generale il capostipite.

Consultando l’archivio della prefettura emerge che l’azienda è presente nella white list, l’elenco delle ditte sottoposte a vaglio dell’antimafia e risultate senza alcuna pendenza. Nel passato di Franco Sirianni, però, c’è una bufera giudiziaria. Abbiamo chiamato in azienda e chiesto una replica ufficiale a Sirianni, ma ha deciso di non rispondere alle nostre domande e di non chiarire l’esito del procedimento. L’anno era il 2011 e i carabinieri del nucleo investigativo di Milano eseguivano diversi arresti in un’indagine per estorsione.

Tra i soggetti coinvolti anche Sirianni. Cosa era successo? Tre imprenditori, tra questi l’attuale direttore generale della Sigifer, avevano affidato denaro a un broker per aprire società di diritto estero. Le società inglesi e panamensi avevano ostacoli fiscali e non decollavano, la loro idea era quella  di investire in autobus in Africa che sarebbero stati prodotti grazie all’esperienza industriale proprio di Sirianni, riportano le cronache dell’epoca, siamo nel 2011.

A un certo punto, però, i tre si erano convinti che il consulente li avesse truffati e così decidevano di contattare, tramite un autotrasportatore, due siciliani, uno nipote di un boss della mafia catanese. L’obiettivo era quello di riavere i soldi. I due ribaldi prima sequestravano il figlio del broker costringendolo a chiamare il padre che arrivato sul posto riceveva una richiesta estorsiva, la cifra iniziale maggiorata dal disturbo, richiesta che aumentava e diventava di dieci milioni quando sul posto giungevano due imprenditori, amici di Sirianni che non presenziava alla richiesta.

Il consulente denunciava gli estorsori che venivano arrestati pochi giorni dopo. Una storiaccia sulla quale nessuna informazione ha voluto fornire il direttore generale di Sigifer, contattato in azienda e tramite una pec. L’azienda ha 96 dipendenti, il 70 per cento sono assunti a tempo indeterminato ed è impegnata in un appalto in Albania per «lavori di costruzione ferroviaria, lavori di manutenzione sistematica delle sovrastrutture ferroviarie», si legge sul bilancio dell’azienda, già attiva in passato in alcuni appalti in Venezuela.

Attraverso la società di diritto controllata ha lavorato per il «consorcio gruppo Contuy formato da Astaldi Spa, Ghella e Impregilo», si legge. Gli altri appalti sono in Italia con rete ferroviaria, in passato la realizzazione della nuova linea ferroviaria della stazione di Torino Porta Susa e oggi la manutenzione della linea Milano-Torino dove cinque operai sono stati travolti e uccisi da un treno.

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