Si è conclusa con un rinvio a giudizio la prima udienza del processo riguardante le consulenze milionarie contestate a 14 ex dirigenti di Banca Etruria. I fatti si riferiscono alle consulenze d’oro dal valore di quattro milioni e mezzo affidate, tra il giugno e l’ottobre del 2014, a società come Mediobanca e a studi legali di Roma, Milano e Torino per valutare una fusione, che poi non ebbe luogo, tra Banca Etruria e la Banca Popolare di Vicenza. Secondo l’accusa gli studi commissionati erano inutili e «ripetitivi», delineando una condotta imprudente da parte dei vertici dell’istituto di credito che avrebbero aggravato la già disastrosa situazione finanziaria. Tra gli imputati c'è anche Pierluigi Boschi, padre dell’ex ministra Maria Elena Boschi, che proprio in questo filone della maxi inchiesta è stato rinviato a giudizio.

Processo per il crack di Banca Etruria

Il rinvio è dovuto ad una questione tecnica visto che il processo dovrà essere assegnato al giudice Ada Grignani, attualmente impegnata anche nel maxi processo per bancarotta dello stesso istituto di credito che inizia anch’esso nella giornata di oggi. Per questo processo sono imputate 25 persone tra ex componenti del cda, dirigenti, consiglieri, manager e revisori di Banca Etruria ai quali vengono contestati, a vario titolo, i reati di bancarotta fraudolenta e bancarotta semplice.

Nel processo si sono costituite oltre duemila parti civili, tra loro anche la moglie del risparmiatore di Civitavecchia che si tolse la vita.

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