La confusione sui “punti fagiana” sta agitando il mondo social. È emersa lo scorso 5 febbraio la polemica che ha travolto l’Estetista cinica, nome d’arte di Cristina Fogazzi, classe ‘74, imprenditrice e influencer di successo. Lo ha spiegato lei stessa con una newsletter di scuse inviata sabato alle “fagiane”, così ha battezzato le sue fan.

«Come forse avrai visto nella tua area personale del sito la valorizzazione dei punti fagiana è cambiata», scrive nella mail. Su tutti i profili infatti è stato modificato il quantitativo dei punti accumulati, a meno che non fossero già stati convertiti in denaro.

Mariacristina Lilia Fogazzi, questo il nome completo, in sette anni ha costruito Vera Lab, un marchio dal fatturato di 49,6 milioni di euro che vende prodotti di bellezza. Alla base una filosofia che rifiuta l’idea di perfezione promossa da tanti marchi del settore. 

L’azienda avrebbe quindi commesso "un errore” sulla valorizzazione dei punti fedeltà che si guadagnano a ogni acquisto sull’e-commerce, utili per ottenere sconti o vincere premi. 

Un problema di zeri, definito dalla stessa Fogazzi «un merdone», che avrebbe portato la società «finanziariamente in ginocchio» se non fosse intervenuta immediatamente, racconta. Il valore dei punti avrebbe dovuto essere di 0,05 euro e non di 0,50 euro, cifra che avrebbe trasformato «gli sconti in 5 milioni di euro», si legge nella newsletter. 

L’imprenditrice tiene a specificare che ha preferito comunicare l’errore direttamente alla community con una mail, per evitare di dare in pasto ai social network l’azienda e i suoi dipendenti. Ma la polemica ha varcato il confine protetto della newsletter ed è sbarcata sui social, motivo per cui l’Estetista cinica ha deciso di affrontare l’argomento nelle storie di Instagram.

A sostegno dell’alto rischio che l’azienda avrebbe corso, con la valorizzazione di 50 centesimi a punto, il fatto che Fogazzi avrebbe accettato il danno all’immagine: «Tra l’immagine e mettere in sicurezza l’azienda io ho dovuto mettere in sicurezza l’azienda», dice in una storia su Instagram ai suoi 927mila follower. «Se li avessi avuti io quei soldi da mettere sul conto della mia azienda, giuro l’avrei fatto. Non ne ho così tanti, mi dispiace», continua. 

Fogazzi nella newsletter spiega dunque quali misure sono state prese per limitare il danno: «Lasciare ovviamente il valore dei punti già convertiti in denaro inalterato. Portare il valore a 10 centesimi (di più non è possibile). Scrivere una newsletter e spiegarvi tutto», scrive. Un’informazione che sarebbe stata comunicata dopo la conclusione del festival di Sanremo ma che è fuoriuscita prima.

La risposta della community, sostiene l’imprenditrice, è stata positiva: «Su 3.700 persone che hanno risposto alla mail che ho mandato», dice, «abbiamo avuto 15 contestazioni e tutte le altre persone ci hanno offerto supporto una a una».

L’azienda

La notorietà di Cristina Fogazzi, di Sarezzo nel bresciano, nasce con la diffusione su Facebook di vignette ironiche e critiche verso il settore beauty, sostenitore dell’immagine di una bellezza stereotipata. Ma è grazie a Instagram che l’imprenditrice riesce a portare il proprio marchio all’attenzione della Rinascente di Milano, inizialmente con una maglietta autoironica.

«Siamo un’azienda giovane, sbagliamo, ma non siamo né imbroglioni né abituati a fare pippa davanti alle nostre responsabilità», si legge nella newsletter. Un’azienda giovane che è diventata un colosso. Fogazzi ha due società principali: Cinica srl e Re-Forme srl.

La prima con un capitale sociale di 10mila euro, di cui è unica proprietaria con 923mila euro di fatturato nel 2020 e un utile appena sopra il pareggio, poco più di 1.000 euro.

Re-Forme srl è invece la società dietro al marchio di successo dei prodotti di bellezza, Vera Lab. Con un capitale sociale di un milione di euro, 41 dipendenti, e un fatturato nel 2020 di 49,6 milioni di euro – più che raddoppiato rispetto all’anno precedente quando era di 22 milioni – ha generato utili per 11 milioni di euro. 

Se il costo extra per mantenere gli accordi fatti con le clienti fosse stato davvero di cinque milioni di euro, insomma, Estetista Cinica avrebbe dovuto rinunciare a metà del solo utile del 2020 per rispettare i patti (l’anno prima aveva comunque ottenuto un utile di 3,2 milioni). Invece ha preferito fare, come lei stessa ammette, «la cosa meno customer oriented» che potesse fare una azienda «customer oriented». 

Se Vera Lab avesse davvero sostenuto i costi che il suo programma fedeltà implicava, avrebbe dovuto presentare in futuro bilanci meno brillanti che in passato. Invece prima ha sfoggiato conti da record e incassato gli utili conseguenti poi, quando si è trovata di fronte a costi imprevisti, ha riscritto quei costi con una semplice mail a tutte le “fagiane” spennate. 

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