Ripartire dalle vittime del clero, per fare luce su quello che in Italia non funziona sul fronte della giustizia e della prevenzione e arrivare a formulare delle proposte di intervento.

A due settimane dall’annunciata presentazione del primo report della Conferenza episcopale sul lavoro degli Sportelli diocesani per la tutela dei minori, il coordinamento Italy Church Too organizza a Milano il 3 novembre un convegno su “Abusi del clero su minori, donne e persone in condizione di vulnerabilità”.

Nato lo scorso febbraio dall’iniziativa di diverse associazioni di donne e movimenti cattolici proprio per sostenere i sopravvissuti alle violenze sessuali, psicologiche, spirituali ed economiche all’interno della chiesa, il coordinamento continua a denunciare la mancanza di un’adeguata risposta di chiesa e stato alla piaga degli abusi.

L’iniziativa

A Milano saranno presenti tra gli altri Antonio Messina, abusato da don Giuseppe Rugolo, che al momento è sotto processo a Enna per violenza sessuale (abbiamo raccontato questo caso su Domani del 3/7/22); ci saranno anche i genitori di Eva Sacconago, la ragazza di Busto Arsizio che si è suicidata in seguito alle ripetute molestie di una ex suora, Mariangela Farè, condannata a tre anni e sei mesi per violenza sessuale, uno dei pochissimi casi noti di religiose abusanti.


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In Italia parlare di questi fatti è ancora un tabù: «Il nostro obiettivo è proprio quello di far sapere quello che succede nella Chiesa attraverso i racconti delle vittime – dichiara Francesco Zanardi, presidente della Rete L'Abuso – e anche mostrare perché in Italia il sistema non funziona: in Spagna la stampa fa un'inchiesta giornalistica e la magistratura apre un fascicolo, mentre da noi le vittime denunciano e non cambia nulla».

Il ruolo dello stato

Lo stato italiano, infatti, è inadempiente sotto il profilo della protezione dei minori: l’Unione europea ha già segnalato più volte la mancata attuazione di convenzioni e trattati internazionali sulla tutela dei diritti dell'infanzia.

È il caso della Convenzione di Lanzarote del 2010, il primo strumento internazionale che considera reato gli abusi sessuali contro i bambini e prevede anche misure preventive nel reclutamento del personale che lavora a contatto con i minori, come il “certificato antipedofilia”, un documento che garantisce al l'assenza di denunce o condanne per abuso. Il legislatore in Italia, contrariamente alla norme europea, esonera però da questo certificato l'intera categoria del volontariato, quella notoriamente più a contatto con i minori, compresi preti e catechisti.

Si parlerà quindi degli ostacoli che le vittime incontrano nel denunciare e dei possibili adeguamenti normativi sulla scorta delle pratiche già portate avanti in altri paesi; gli aspetti giuridici e psicologici saranno affrontati in particolare da Pietro Forno, già procuratore aggiunto di Milano, da Dante Ghezzi, psicoterapeuta che si è focalizzato sulla rielaborazione del trauma, e dall'avvocato Mario Caligiuri, responsabile dell’osservatorio permanente della Rete L’Abuso.

«Lo stato ha abdicato al suo dovere, affidando alla chiesa e al diritto canonico il monopolio della gestione dell'abuso clericale sui minori – spiega Caligiuri – Se la chiesa fosse davvero intenzionata a proteggere efficacemente i minori, le donne e gli adulti vulnerabili, il diritto canonico dovrebbe rendere obbligatoria quanto meno una segnalazione alle procure civili dei preti sospettati di violenze».

Invece, come ribadisce il motu proprio papale“Vos estis lux mundi”, i membri del clero sono soltanto obbligati a riferire eventuali casi di abuso ai propri superiori e tutto rimane all'interno della chiesa.

«Le istituzioni ecclesiastiche non pensano alle vittime ma a proteggere i sacerdoti abusanti, spesso con conseguenze drammatiche – aggiunge Caligiuri – lo vediamo con l'insabbiamento intenzionale delle violenze da parte di alcuni vescovi, che organizzano l'allontanamento dei responsabili verso un’altra parrocchia, senza curarsi del fatto che questi possano di nuovo essere a contatto con bambini e adolescenti».

Il coordinamento chiede invece un'inchiesta indipendente, sul modello di quelle già avviate in altri paesi, sostegno e accompagnamento per le vittime e un adeguato risarcimento per gli abusi subiti, indipendentemente dalla prescrizione.


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L'appuntamento è per il 3 novembre dalle 14 alle 19 presso la sala del Centro di aggregazione multifunzionale in via S. Marco 45 a Milano. I lavori saranno anche trasmessi in diretta Facebook sui canali di Domani.

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