Trentasei pagine di motivazioni che contengono parole di straordinaria severità. A partire dalla frase lapidaria leggibile a pagina 31 del documento: «I bilanci della FC Juventus S,p.A. (cui Consob si riferisce) semplicemente non sono attendibili».

Dal primo pomeriggio di oggi sono disponibili le motivazioni della sentenza espressa lo scorso 20 gennaio dalla Corte federale d’appello della Federazione italiana gioco calcio (Figc), con la quale sono stati inflitti 15 punti di penalizzazione alla società bianconera per la vicenda delle plusvalenze incrociate.

Una sentenza che alla sola lettura del dispositivo aveva suscitato perplessità e polemiche perché punisce una sola società senza fare altrettanto nei confronti delle altre otto (Empoli, Genoa, Parma, Pescara, Pisa, Pro Vercelli, Sampdoria e il fallito Novara) per le quali il procuratore federale, Giuseppe Chinè, aveva chiesto la riapertura del procedimento.

Il testo, messo online dalla Corte federale d’appello, spiega il motivo di questo differente trattamento e va oltre. Demolisce l’argomentazione di chi pretendeva si applicasse il principio giuridico del “ne bis in idem”. Usa espressioni e aggettivi alquanto duri. E riporta pure aneddoti grotteschi, fin qui rimasti sconosciuti ma emersi grazie alla visione delle 14mila pagine di documenti passati alla procura Figc dalla procura della Repubblica di Torino, che sta conducendo l’indagine denominata Prisma.

Rigiudicare si può

Un conto è il registro penalistico, altra cosa quello disciplinare. Quest’ultimo appartiene a un ordinamento giurisdizionale dotato di autonomia e legittimazione, l’ordinamento sportivo. Che dunque in materia di riapertura di un procedimento, specie se in presenza di materiale probatorio che se conosciuto durante il precedente procedimento avrebbe potuto condurre a un esito diverso del giudizio, ha propri parametri.

Su questo punto il testo pubblicato dalla Corte, a pagina 20, dà una sottolineatura laddove riferisce che «la stessa difesa della FC Juventus S.p.A. è poi costretta ad ammettere che l’ordinamento sportivo prevede una tale revocazione, in ragione dei caratteri di diversità e autonomia che lo connotano».

A legittimare la revocazione della precedente sentenza che a maggio 2022 aveva prosciolto la Juventus e gli altri club è, appunto, «il fatto nuovo»: il materiale prodotto dai magistrati torinesi. Che secondo i componenti del collegio giudicante ha «natura essenzialmente confessoria».

Il testo specifica inoltre che l’oggetto del giudizio non sono le norme penalistiche ma quelle che riguardano la lealtà sportiva. Dunque è in ballo l’eventuale esistenza di un piano sistematico e orientato ad alterare la competizione, anche attraverso l’aggiustamento artificiale dei conti.

Cosa dicono a questo proposito i componenti del collegio giudicante? Si legge a pagina 22, a proposito del famoso «Libro nero di FP» (iniziali dell’ex direttore sportivo Fabio Paratici, documento prodotto dal suo, all’epoca, braccio destro Federico Cherubini), che «ha una portata devastante sul piano della lealtà sportiva».

Poco sopra lo stesso Libro nero viene definito «inquietante». E ancora: «Colpisce la pervasività a ogni livello della consapevolezza della artificiosità del modus operandi della società stessa», con «consapevolezza a tutto tondo dell’artificiosità delle operazioni condotte».

La fattura corretta

Dunque, una demolizione priva di appello per la società bianconera. Rispetto alla quale è difficile immaginare che il giudizio del Collegio di garanzia del Coni, a cui la Juventus farà ricorso visto che considera le motivazioni viziate «da evidente illogicità, carenze motivazionali e infondatezza in punto di diritto», possa spostare più di tanto le cose.

Nel documento viene anche spiegato come mai le altre società siano state assolte da questa tranche del procedimento sportivo (va ricordato che un secondo filone si aprirà il prossimo 22 febbraio).

Nelle motivazioni della Corte la risposta è chiara: la documentazione inviata dalla procura di Torino fa emergere un uso sistematico delle plusvalenze incrociate soltanto da parte della Juventus, mentre le altre società coinvolte interagiscono in maniera occasionale.

E poi c’è l’aneddoto grottesco: quello della fattura corretta a penna. Il passaggio è riportato alle pagine 23-24 e riguarda lo scambio dei calciatori Franco Tongya e Marley Aké, imbastito con l’Olympique Marsiglia. La fattura inviata dal club francese contiene la parola «compensazione» come causale.

E i dirigenti bianconeri la barrano con un tratto di penna, chiedendo ai francesi di correggere la dicitura affinché le due operazioni risultino indipendenti e non collegate. «Ed è anche interessante notare come i dirigenti della FC Juventus S.p.A. debbano persino superare una iniziale resistenza dell’Olympique De Marseille nel recepire le correzioni inserite a penna» si legge a pagina 24. Più che interessante, grottesco.

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