Borse chiuse, libri contabili aperti. Il Black Friday della Juventus si è aperto nel segno di un atto di cortesia economico-finanziaria compiuto dagli inquirenti nei confronti del club: una perquisizione effettuata dopo la chiusura delle contrattazioni a Piazza Affari in vista del weekend, per non provocare clamorose oscillazioni del titolo di Juventus FC. Ma questo è stato davvero il solo atto di riverenza che la procura torinese ha usato nei confronti della società bianconera. Per il resto l’atteggiamento dei magistrati è stato estremamente severo e le parole usate nel decreto di perquisizione sono pesanti.

Nel testo si parla di «Valori fraudolentemente maggiorati» e di «operazioni finanziariamente neutre», cioè meramente contabili ma senza alcun corrispettivo nei termini di flusso di denaro in cassa. Decine di milioni di euro scambiati ma zero euro reali percepiti dai club protagonisti dello scambio.

I magistrati torinesi che hanno disposto la perquisizione nei confronti della Juventus e dei suoi massimi dirigenti o ex dirigenti usano termini estremamente duri per motivare il provvedimento e l’intervento dei militari della Guardia di Finanza. La vicenda intorno alla quale tutto si muove è quella delle plusvalenze incrociate, che da almeno tre anni sono diventate un ordinario strumento di gestione dei conti bianconeri. E l’ipotesi investigativa è che sia stato commesso falso in bilancio, aggravato dal fatto che stiamo parlando di una società di calcio quotata in Borsa.

Si tratta di una storia di cui Domani ha raccontato in tempi non sospetti e che nelle settimane più recenti ha avuto un’accelerazione a causa di un’istruttoria di Consob. E adesso è arrivato il clamoroso blitz di venerdì pomeriggio, disposto con decreto firmato dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dai sostituti Ciro Santoriello e Mario Bendoni.

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Il decreto di perquisizione, che Domani ha potuto visionare, ha come destinatari il presidente juventino Andrea Agnelli, il suo vice Pavel Nedved, l’ex responsabile dell’area tecnica Fabio Paratici (migrato la scorsa estate al Tottenham Hotspur), il cief financial officer pro tempore Stefano Bertola, il chief financial officer e investor relator Stefano Cerrato e infine Juventus Football Club come persona giuridica. Per quanto riguarda le ipotesi di reato (concorso di persone in reato, articolo 110 codice penale, e false comunicazioni sociali di società quotate, articolo 2622 codice civile), viene menzionato nel documento anche l’ex chief financial officer Marco Giovanni Re.

Tre anni sotto indagine

L’attenzione degli inquirenti si appunta sugli esercizi di bilancio di tre anni, quelli chiusi alle date del 30 giugno 2019, 2020 e 2021. Tre esercizi che secondo l’analisi degli investigatori avrebbero visto i conti abbondantemente manipolati col ricorso a “operazioni a specchio”, cioè scambi di calciatori il cui valore finanziario tra acquisizione e cessione dava somma zero, e di compravendite di atleti passati dalle squadre bianconere minori (in prima linea la Juventus Under 23, che milita in Serie C), fatte su valori “rilevanti e fuori range” rispetto alla qualità dei singoli calciatori e alla categoria in cui sono stati impiegati.

Vengono fatti anche alcuni nomi che i lettori di Domani hanno potuto leggere nei precedenti articoli: Marley Aké e Franco Tongya (scambiati con l’Olympique Marsiglia per una cifra gemella di 8 milioni di euro), Alejandro Marques e Matheus Pereira (altri 8 milioni di euro a testa, col Barcellona), e il giro che ha portato il genoano Rovella a diventare proprietà della Juventus (ma senza muoversi da Genova) e i bianconeri Portanova e Petrelli a finire in rossoblu. In quest’ultimo caso i valori scambiati sono stati da 18 milioni di euro.

In casi del genere la linea di difesa che i club adottano sostiene che la valutazione di un calciatore è soggettiva, e che se un club acquirente paga quella cifra ogni sospetto dovrebbe fermarsi. Ma in realtà di denaro pagato, nei casi passati in rassegna, non se ne vede. Sussisterebbe anzi, secondo il documento firmato dalla Procura torinese, l’ipotesi che il gioco delle plusvalenze abbia tenuto in piedi i conti della società bianconera, che altrimenti sarebbero in condizioni drammatiche. Da qui l’ipotesi di falso in bilancio, ma anche quelle di false comunicazioni sociali e di false fatturazioni.

Il conto

C’è da segnalare intanto l’ammontare complessivo delle plusvalenze sospette (nel quadro di un triennio in cui la Juventus ha fatto registrare plusvalenze complessive per 322.707.000 euro), che secondo i militari della Guardia di finanza corrisponderebbe a quanto segue: 131.564.000 euro nel bilancio al 30 giugno 2019, 119.721.000 euro nel bilancio al 30 giugno 2020 e 30.832.000 euro nel bilancio al 30 giugno 2021.

Ma ancor più impressionanti sono gli scarti fra i risultati contabili ottenuti grazie alle plusvalenze sospette e quelli che avrebbero dovuto essere raggiunti senza il ricorso a esse. Nel decreto di perquisizione vengono fatte le seguenti stime per il periodo sotto esame.

Per l’anno 2019 si è realizzata una perdita d’esercizio di 39.895.794 euro quando invece avrebbe dovuto essere di 171.459.794 euro, con un patrimonio netto positivo per 31.242.712 euro quando invece avrebbe dovuto essere negativo per 100.321.288 euro.

Per l’anno 2020 si è avuta una perdita d’esercizio da 89.682.106 euro quando avrebbe dovuto essere di 209.403.106 euro, con patrimonio netto di 239.204.587 euro quando invece avrebbe dovuto essere di 119.483.587 euro. 

Infine, per l’anno 2021, ecco una perdita d’esercizio da 209.885.432 euro quando invece avrebbe dovuto essere da 240.345.750 euro, con patrimonio netto positivo per 28.827.395 euro quando invece avrebbe dovuto essere negativo per 2.004.605 euro. Scostamenti estremamente significativi che la società bianconera dovrà provare a spiegare e confutare.

Intercettazioni

«Miglioramento fraudolento degli indici di bilancio», viene scritto nel decreto di sequestro. Che porta traccia anche di alcune intercettazioni. Come viene specificato nel testo, un’attività di ascolto è stata condotta durante il circoscritto periodo del calciomercato estivo 2021 (1 luglio-31 agosto). E alcuni estratti sono particoalrmente interessanti. Per esempio, quello in cui si parla di “ammortamenti e tutta la merda che sta sotto che non si può dire”. Proprio la questione degli ammortamenti è uno fra i nodi più spinosi generati da queste operazioni di plusvalenza incorciata, poiché i calciatori che entrano per valori sovrastimati poi costeranno negli esercizi successivi in termini di spalmatura contabile. E senza che la società riesca a giovarsene, sia sul campo né piazzandoli sul mercato in uscita a meno di realizzare una spettacolare minusvalenza, ciò che fra l’altro farebbe crollare il castello di carta faticosamente edificato.

Ma soprattutto, dalle intercettazioni, emergerebbe il carattere pianificato e sistematico del ricorso alla plusvalenza incrociata, come si evince da frammenti che chiamano in causa l’ex dirigente Fabio Paratici («hanno chiesto di fa’ le plusvalenze»; «che almeno Fabio, dovevi fa’ le plusvalenze e facevi le plusvalenze»).

In un altro passaggio del decreto si ha un giudizio molto severo dei magistrati sul mondo in cui è stato gestito il calciomercato di una società quotata. Si specifica infatti che «non risulta concretamente applicata una formale procedura atta a stabilire i valori opportuni  e desiderabili per l’acquisizione/cessione di calciatori: i contratti, infatti, sono stati sottoscritti con la sola firma di Paratici Fabio e con l’eventuale controfirma del vicepresidente Nedved Pavel, con la conseguenza che il bilancio, in parte, ‘è basato su un atto di fede della correttezza di valutazione di una persona che ha firmato un contratto di vendita’».

Si coglie anche, da parte degli intercettati, la consapevolezza che la crisi dei conti bianconeri non dipenda dal Covid («Sì ma non era solo il Covid e questo lo sappiamo bene!»).
 

Scritture private

Magari ulteriori retroscena potrebbero essere noti a breve. Ma intanto emergono altri dettagli su ciò che ha richiamato l’attenzione degli inquirenti. Fra essi, una scrittura che attesta “un obbligo non federale” (formula nebulosa) da parte dell’Atalanta nel quadro dello scambio che ha riguardato i calciatori Romero e Demiral, e un’altra fra la società bianconera e Cristiano Ronaldo, riguardante il rapporto contrattuale e le retribuzioni arretrate.

L’acquisizione del portoghese è stata la mossa più scellerata fatta dalla Juventus negli anni recenti, il punto di non ritorno che ha portato la società bianconera fuori dai binari d’equilibrio economico-finanziario. Che essa continui a produrre frutti avvelenati pare un’espiazione infinita. 

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