A lungo termine, il regime alternato tra presenza e lavoro da remoto potrebbe rappresentare una struttura stabile nella gestione delle risorse delle grandi aziende. I vantaggi ci sarebbero per tutte le parti in causa, ma serve un accordo sulla normazione
- Quello che abbiamo visto negli ultimi mesi non è il vero smart working: attualmente il dipendente rischia di perderci (e di non beneficiare dei vantaggi che vanno all’azienda), ma a lungo termine, dopo una rinegoziazione dei contratti potrebbe esser positivo per tutti.
- Nella contrattazione collettiva si potrebbero fissare i diritti minimi come quello alla disconnessione, che oggi è difficilmente rispettato, o quello al rimborso di attrezzature e dotazioni, su cui altri paesi stanno già lavorando.
- Le grandi aziende spesso avevano accordi sullo smart working già prima della pandemia. Ora, spesso, non hanno ancora previsto una data di rientro.
Qual è la vostra esperienza con lo smart working? Le vostre aziende lavorano per renderlo uno strumento strutturale? Vi sembra una situazione equa e giusta o vorreste che alcuni dettagli venissero ridiscussi e adeguati alle vostre esigenze? Aspettiamo le vostre storie. Scriveteci a lettori@editorialedomani.it Il futuro è nel segno dello smart working, ma non di quello a cui ci stiamo abituando in questi mesi. Perché l’adeguamento forzato a un telelavoro reinventato dalla sera alla mattina a cau



